Essenziale, come un caffè al bar

L'avvento della pandemia ha avuto, tra gli effetti, la separazione delle attività strettamente necessarie da quelle "non indispensabili". L'equilibrio di ognuno, però, poggia su tante altre abitudini, essenziali (quasi) quanto un bicchiere d'acqua

Sgabello

Al tingersi del cielo di giallo, ieri mattina, in molti tiravano un sospiro di sollievo. Il telegiornale mostrava, seduto al tavolo di un bar milanese finalmente riaperto, un signore dallo sguardo contento, pieno, davanti alla sua tazzina di caffè. Un’attività che evidentemente, personalmente, non avrebbe definito “non indispensabile”.

Indispensabilità, o meglio, essenzialità. Un concetto dagli ampi confini, ben oltre le attività universalmente necessarie in senso stretto – a meno di voler morire, s’intende – ovvero cibo, acqua e sonno. Che se per l’homo sapiens dovevano realmente rappresentare le uniche da svolgere nel corso della vita, migliaia di anni dopo non possono bastare. Insieme al corpo, il cervello dell’uomo si è ben evoluto e ha bisogno, conseguentemente, di essere nutrito di altri elementi, essenziali, in senso lato, (quasi) al pari di un bicchiere d’acqua. Ad ognuno i suoi, tutti ugualmente degni di rispetto. Numerosi, variegati, come le persone che li concepiscono.

Essenzialmente relativo

“A forza di sacrificare l’essenziale per l’urgenza, si dimentica l’urgenza dell’essenziale”, scriveva anni fa Edgar Morin, filosofo e sociologo francese. Sacrificare l’essenziale per l’urgenza, proprio quello che ci è stato imposto dall’alto – in tutti i sensi – negli ultimi mesi. A fin di bene, sulla carta, ma nel frattempo privando così ognuno di noi di abitudini e attitudini magari non strettamente vitali, ma che riscaldano l’animo e colorano il quotidiano.

Forse per molti può sembrare irrilevante, ma per altri, senza lo stop al bar per un caffè al bancone e sfogliata rapida del quotidiano prima di andare al lavoro, la giornata inizia storta. Manca qualcosa. Essenziale è vestirsi bene e andare in ufficio, piuttosto che lavorare in tuta dal divano, per alcuni. Guardare l’ultimo film del proprio regista preferito al cinema o una partita di calcio allo stadio, per altri. In un semplice atto, un piccolo tassello indispensabile per il proprio equilibrio.

A ciascuno le sue priorità

Imprescindibile, per alcuni, è andare a correre ogni giorno, anche se fuori piove e si rischia una polmonite. Per altri, mangiare un tazzone di gelato di fronte alla propria serie TV preferita. C’è chi, in quarantena, ritiene assolutamente indispensabile che le librerie restino aperte. Chi invece privilegia i parrucchieri. Con la stessa importanza. Sì perché su ogni, personalissima concezione dell’essenzialità delle cose non dovrebbe esserci alcun giudizio. Fa parte della sacrosanta libertà del vivere.

Ultimamente, per esempio, si fa tanto discutere di quanto sia sensato, per i fuorisede, voler forzare le cose, sfidare contagio e giudizio, per passare il Natale “a casa”. O, per tutti, poter chiudere questo strambo anno in compagnia di pochi amici, senza che un coprifuoco lo impedisca. Una lotta tra ragione ed istinto, dove l’insufficienza di calore umano degli ultimi mesi ha però un peso non indifferente. Per avanzare un’ipotesi strampalata alla Trump, non sarà che ritrovare – con cautela – la propria famiglia e qualche sacro amico di una vita possa agire come un milione di anticorpi insieme? Una specie di Pfitzer anticipato, messo nel camino, invece che nel freezer, da Babbo Natale.

Scienza e senso comune

Essenziali, dicono gli scienziati, per la rigenerazione dei neuroni per tutto il corso della vita, sono una corretta alimentazione, un’attività sportiva ed intellettuale costante e una vita sociale attiva. Sì, la frequentazione di alcuni amici, non solo dei congiunti, è considerata imprescindibile anche dalla scienza. Essenziale è avere della gente accanto, chiacchierare intorno a un tavolo, scambiare le proprie opinioni guardandosi in faccia.

Ci sono poi alcune attitudini che il buon senso rende essenziali, anche se in troppi, poi, non sembrano ritenerle tali. Il rispetto degli altri e di se stessi, l’onestà, la gentilezza, la generosità. Ecco, insomma, l’essenziale non è facilmente descrivibile, perché non rientra in nessuna vera categoria e differisce da persona a persona. Fa parte della vita di ognuno, dei propri gusti e principi. Del proprio passato e del presente. Spesso si manifesta in qualcosa di immateriale, non si vede ma si percepisce. E se ne sente il bisogno, l’impellenza scottante. Come un caffè appena servito.

 

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