Cina: rallenta l’economia. Verso la “nipponificazione”?

Dopo tre anni di Covid e relative misure draconiane la Cina non riesce a riprendersi. La Reuters ha intervistato diversi cittadini cinesi che invece di perseguire i loro sogni o obiettivi, come molti economisti si aspettavano che facessero i consumatori una volta che la Cina avesse tolto i freni del lockdown, stanno risparmiando più soldi del loro stipendio rispetto a quanto hanno fatto durante la pandemia, quando si sono stati obbligati a fare scorta di beni di prima necessità. “Mi chiedo se ho abbastanza risparmi per curare una malattia inaspettata. Se perdo il lavoro, ho abbastanza soldi per sostenermi finché non ne trovo uno nuovo?”, questa una testimonianza raccolta dall’agenzia di stampa britannica che spiega come la riluttanza a spendere di molti cinesi sia il risultato di un modello di crescita economica degli Anni 80 che si è basato troppo sugli investimenti in proprietà, infrastrutture e industria e non abbastanza sulla capacità dei consumatori di guadagnare e acquistare di più. E mentre la crescita vacillante della seconda economia mondiale ha dato al riequilibrio un nuovo senso di urgenza, il trasferimento di risorse economiche alle famiglie richiederebbe decisioni difficili che causerebbero ancora più sofferenze a breve termine.

Fonte Reuters

La futura nipponificazione della Cina

Secondo Juan Orts, economista cinese presso Fathom Consulting intervistato da Reuters aumentare la quota del reddito nazionale spettante alle famiglie significherebbe un calo della quota di altri settori, siano essi le imprese – in particolare le industrie cinesi in espansione – o il settore governativo. “La loro caduta renderà inevitabile una recessione. Pensiamo che questo sia un prezzo che Pechino non è disposta a pagare”, ha detto Orts che vede la Cina avviarsi verso la “nipponificazione”, riferendosi ai “decenni perduti” di stagnazione economica di Tokyo a partire dagli Anni 90. Per l’economista cinese negli ultimi  mesi vari dipartimenti governativi hanno annunciato dozzine di misure per rilanciare i consumi, rispondendo agli appelli di un importante incontro della leadership del Partito Comunista, come i sussidi per l’auto e gli elettrodomestici, l’estensione degli orari di apertura dei ristoranti e la promozione delle attività turistiche e di intrattenimento. Inoltre, secondo Orts, la spesa delle famiglie cinesi in percentuale del PIL è in ritardo rispetto a quella della maggior parte degli altri paesi, mentre l’incertezza finanziaria ha scoraggiato molti giovani anche dall’avere figli. Così la popolazione cinese sta invecchiando e diminuendo , soprattutto nella fascia di età 20-40 anni, quando le persone solitamente raggiungono il picco di consumo nel corso della vita.
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