Reddito di Cittadinanza, percettori stanchi di essere considerati dei farabutti

Reddito di cittadinanza

Covid, Afghanistan e reddito di cittadinanza. Questi i tre argomenti più gettonati dell’estate 2021 ma, tra tutti, il reddito di cittadinanza sembra essere il tema che più preoccupa quelli che, senza di lui, non saprebbero come tirare avanti. E mentre il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha dichiarato di aver messo a punto il quesito referendario per chiederne l’abolizione, nelle famiglie cresce la paura di perderlo.

Renzi (e non solo lui) è convinto che il reddito di cittadinanza non sia una misura risolutrice per chi non sa come tirare a campare. “I poveri restano poveri” ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio per poi aggiungere “i soldi devono essere usati per creare lavoro”.

Senza reddito di cittadinanza e senza lavoro

La situazione in Italia è drammatica: la pandemia ha ulteriormente rallentato la creazione di posti di lavoro. I navigator che hanno iniziato a lavorare a settembre 2019 hanno iniziato a essere realmente operativi solo qualche mese fa. Contattato telefonicamente dalla nostra redazione uno di questi professionisti ha ammesso che i posti di lavoro non sono molti e che gli stipendi sono da fame. Idem dicasi per gli assistenti sociali che, ad esempio, nel Comune di Milano, intervistano i percettori di reddito di cittadinanza per trovar loro un posto di lavoro. L’offerta? Imbarazzante… Solo qualche contratto occasionale e molti lavori spacciati per tirocini formativi.

300/400 euro al mese per lavori part-time per far uscire di casa i disoccupati e prevenire eventuali crisi depressive. Di contro alle crisi depressive, ai poveri disoccupati vengono delle crisi di nervi  quando si vedono togliere il reddito di cittadinanza per lavorare qualche ora per 400 euro.

La polemica dei percettori del reddito di cittadinanza ha una sua ragione di esistere

Facciamo un esempio pratico: prendiamo una famiglia, madre, padre e figlio/a. I genitori sono disoccupati e il figlio ha appena finito il liceo. Il reddito di cittadinanza caricato sulla carta ricaricabile si aggira sui 600/700 euro mensili. Sia la madre che il padre cercano disperatamente lavoro ma non trovano niente a causa dell’esperienza lavorativa maturata nel corso della loro vita e anche per colpa dell’età (superiore a 45 anni). Finalmente a uno dei due genitori viene offerto di andare a lavorare per 700 euro al mese part-time. Bene, piuttosto che stare a casa e ricevere i soldi dallo Stato ed essere additato come un farabutto approfittatore, viva il lavoro!

Ma non è proprio così. Il signore in questione dovrà acquistare un abbonamento per spostarsi sui mezzi pubblici e magari dovrà prenderne anche un treno per raggiungere il luogo di lavoro. Siccome non vi è un limite al peggio, dovrà anche mangiare qualche cosa fuori casa perché rientrerà a pomeriggio inoltrato. Ed ecco che i 700 euro di “stipendio” che dovevano rimpiazzare i 700 del reddito di cittadinanza si sono già assottigliati.

Gli approfittatori

Per non ledere la privacy di una nostra lettrice, scegliamo un nome di fantasia e raccontiamo la sua esperienza. Angela, studentessa universitaria, 22 anni, si è presentata per un posto di lavoro part-time (3o ore) in un negozio nel quale veniva richiesta la presenza tassativa su turni il sabato e la domenica (9.00/23.00) durante tutto l’anno (feste comandate comprese). Mansioni: apertura o chiusura del negozio, contato con la clientela e responsabilità di gestione degli incassi.

Stipendio: 15 ore in busta paga a € 4,50 lorde all’ora e per le ulteriori 15 ore, € 3 all’ora “in contanti”. Ovviamente il contratto si sarebbe estinto prima delle vacanze estive.

A conti fatti, la giovane e volenterosa ragazza dovrebbe lavorare per 400 euro al mese tutti i sabati e le domeniche (oltre qualche ora durante la settimana) assumendosi la responsabilità di apertura e/o chiusura del negozio e la gestione degli incassi. Si faccia avanti chi trova giusto un simile sfruttamento.

Morale

Tutti i politici e tutti i giornalisti che puntano il dito contro i percettori del reddito di cittadinanza dovrebbero fare un distinguo tra coloro che sono davvero in difficoltà e quelli che, come purtroppo succede, ne approfittano per incassare e nel frattempo fare altri lavori  oppure stare a casa e non far nulla. Sempre tutti i politici e tutti i giornalisti che si scagliano contro il reddito di cittadinanza dovrebbero provare a vivere anche solo per 3 mesi con 600 euro e tirare avanti “la baracca”.

Tutti i politici e tutti i giornalisti che si scagliano contro i percettori di reddito di cittadinanza dovrebbero provare l’umiliazione di entrare in un supermercato, pagare con l’inconfondibile tessera gialla delle Poste ed essere guardati dall’alto al basso dal cassiere.

Tutti i politici, nessun partito escluso,  al posto di fare campagna elettorale sulla pelle dei percettori di reddito di cittadinanza dovrebbero trovare un sistema per garantire un aiuto a coloro che non ce la fanno a tirare avanti  sguinzagliando, nel frattempo, i controlli e andando a prendere per le orecchie (multandoli) tutti i farabutti.

E tutti i giornalisti dovrebbero raccontare, un po’ più spesso, la vita di qualche onesto percettore di reddito che, ogni giorno invia decine di curriculum, si presenta ai centri per l’impiego e, con i soli soldi del reddito di cittadinanza, a volte fa anche la fila al Pane Quotidiano