Quarantena, la fase più dura. Come tenere botta e fare buon uso del tempo

L'esperienza di lunghe settimane di quarantena non basta a rendere più semplice la gestione di quelle a venire. Ma con struttura, passione e costanza possiamo fare del tempo un nostro alleato e uscirne migliori

Clessidra_Uomo

Sono passati 40 giorni dall’inizio del lockdown in tutta Italia. Cinquantadue, per gli eroici abitanti di certi comuni. L’esperienza acquisita ne rende ormai la gestione un gioco da ragazzi? Altro che. Anzi è proprio il tempo già trascorso, con gli sforzi e i pensieri che si porta dietro, a farci da minaccioso avversario. Insieme alle confuse dinamiche dell’apertura che in questi giorni ci vengono prospettate. Nella fase più tosta della nostra battaglia, resistenza, forza d’animo e determinazione sono più che mai chiamati all’appello.

Una tattica che può venire in aiuto è l’auto-imposizione di un programma quotidiano. Un piano per rimetterci in riga, combinando abilmente doveri e piaceri, ugualmente indispensabili. Cosa serve? Spinta pratico-creativa, rigore e metodo. Fondamentali poi, per non mandare tutto all’aria, costanza e rispetto degli orari, nei limiti del possibile. In poche parole: spegnere TV, social media, torpore e lamentele e accendere la mente. Sfruttare il tempo per ripulire le nostre teste, guardare le nostre case/vite sotto nuove prospettive e offrirci così importanti punti di fuga interiori. Convertendo il tempo nel nostro più grande alleato.

Il tempo, nemico-amico

Nel bene e nel male, il tempo regna sovrano sulle nostre vite. Inesorabile, ci marca il viso e le coscienze. Complice, sfoca il ricordo di un periodo di sofferenza, della fine di un amore, di difficoltà economiche, di massacranti settimane lavorative. Affievolendone dolori e fatica come per magia. Proiettarsi a una netta fine della quarantena sembra oggi un’assurdità, ma certo è che quel giorno dovrà arrivare. Il giorno in cui potremo togliere, buttare le mascherine. In cui bruceremo quel maledetto metro di distanza che ci separa dai nostri amori e da tutti i posti che ci sono oggi vietati. Quel giorno, in pochi secondi, i milioni che avremo passato in quarantena saranno già parte dei ricordi.

Perché allora non cercare di sfruttarlo, questo tempo? Magari lanciandosi in un nuovo progetto e facendolo evolvere. Non tralasciando nessun dettaglio né fermandoci alla prima difficoltà. Migliorandoci e superandoci, anche nelle attività in cui sappiamo di eccellere. Da bravi boss di noi stessi, dovremo solo stare attenti a farci rispettare con costanza questo e gli altri impegni del nostro programma quotidiano.

Tran tran quotidiano

Naturalmente c’è chi un programma ce l’ha già, più che carico. Genitori con figli piccoli, gente che vive in condizioni disagiate, che ha perso il lavoro e deve pensare alla sopravvivenza, o che lavora a tempo pieno, da casa o in prima linea. I freelance erano già degli esperti in regole ferree autonomamente stabilite. Chi invece con l’avvento del Coronavirus è stato licenziato, si è ritrovato improvvisamente in un limbo pauroso e oscuro, senza più orari a cui attenersi.

Ecco che, per quanto difficile possa sembrare all’inizio, si può provare a darsene dei nuovi. Alternando sport, lavoro, tempo al sole, cultura, telefonate o video chat con gli amici. Senza trascurare riposo e sonno, da inserire nel programma in modo equilibrato. Lo sport ci da poi pieno diritto di concederci tutte le ricette prelibate che desideriamo. Certo, inventarsi un nuovo menu ogni giorno è un’impresa, ma anche un toccasana per palato e creatività.

Di necessità, virtù

Dare vita a un nuovo progetto e alimentarlo regolarmente ha il potere di far volare mente e tempo. Per fortuna, ci sono le passioni, e non solo per le menti creative o inclini a qualsiasi forma di arte. Bricolage, ricerca scientifica, storica, filosofica, geografica. Tutorial per tenersi aggiornati e progredire in nuove o pregresse conoscenze. Di esempi ce n’è a non finire. Ci sono poi tutte quelle attività che ci si è ritrovati a dover fare da soli. Tagliarci i capelli, fare il colore o la ceretta. Riparare finalmente oggetti lasciati rotti in un angolo, o costruirne di nuovi. Riuscire in un’impresa che non avremmo mai creduto possibile ci gratifica e a dispetto delle attese ci diverte pure.

L’avvento della quarantena ha in apparenza congelato il grado di intimità, sicurezza e confort delle nostre case e soprattutto la loro assenza. Ma la casa non ha bisogno di negozi aperti per essere riordinata o stravolta. Affrontare cassetti tenuti chiusi da tempo fa lavorare pazienza e memoria. Svuotare di giga inutili computer, hard disk e telefonini è un lavoro, sulla carta, odioso, ma se fatto bene può rivelarsi liberatorio e fare spazio per un nuovo mondo. Come potevo lavorare per quello str..? Si pensa rileggendo una vecchia nota sul telefonino. Come faccio a ostinarmi a fare un lavoro che odio e mi divora energie e tempo? Cosa posso fare per rendere la mia vita e quella di chi mi sta intorno migliore?

I nostri affetti, il tempo che resta

La presenza di un malefico virus porta a concentrarsi sulle persone che rappresentano il bene. A riconnettersi con quelle che si erano perse ma mai dimenticate, discreditando qualsiasi screzio, chilometro di distanza o discordante stile di vita. Con l’aiuto degli affetti e dell’amico tempo, la forza di cui abbiamo bisogno per affrontare le prossime settimane è presto trovata.

Si legge sulla Treccani: la “quarantena” è un “periodo di segregazione e di osservazione al quale vengono sottoposti persone, animali e cose ritenuti in grado di portare con sé o trattenere i germi di malattie infettive […] della durata di 40 giorni”. E’ chiaro che in questo caso non sarà possibile attenersi scrupolosamente alla definizione. Non ci resta che darci da fare.

 

Foto di xaviandrew da Pixabay