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Il prof. Matteo Bassetti, esasperato, medita di lasciare l’Italia?

Patrizia Missagia 25/10/2020

il Direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova è stanco dei continui attacchi mediatici di colleghi e stampa

prof. Matteo Bassetti
Prof. Matteo Bassetti (@matteo.bassetti_official) • Foto e video di Instagram

E’ un attacco quotidiano quello che  il prof. Matteo Bassetti,  immunologo, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, riceve da alcuni colleghi e da una certa stampa. Perché? Probabilmente perchè cerca sempre di vedere la luce in fondo al tunnel. Bassetti, spesso invitato nelle trasmissioni delle reti nazionali per commentare gli sviluppi del Covid-19 non ha mai parole piene di terrore nei confronti della pandemia, cerca sempre di rispondere con esempi concreti e dati certi. Probabilmente questo suo modo di comportarsi e il numero di persone che seguono e, specialmente, credono a quanto da lui detto disturba alcuni colleghi che, unitamente a un discreto giornalisti, cercano di screditarlo.

Uno scandalo che mi ha fatto molto riflettere sul mio futuro in questo Paese

E’ sicuramente fastidioso per certe persone essere toccate nel vivo sentendo il prof. Matteo Bassetti dichiarare che quanto sta succedendo ora è frutto di grandi mancanze nei mesi scorsi. Ed è ancor peggio dover ammettere che aveva ragione e che tutti gli sproloqui e tutte le critiche che gli sono state mosse, oggi meriterebbero un mea culpa  e delle scuse formali. In uno sfogo riportato sia sulla pagina ufficiale di facebook che sul profilo Instagram il prof. basetti ha scritto nei giorni scorsi:  “Ho chiesto per mesi di attrezzarci ma certa stampa ha solo provato a linciarmi. Non è stato fatto. Certa stampa e certi colleghi hanno solo tentato di ammazzarmi mediaticamente e di linciarmi. Un vero scandalo che mi ha fatto molto riflettere sul mio futuro in questo Paese”.

Comunicazione schizofrenica

Sempre nello stesso post, l’immunologo ha anche commentato il modo scorretto di fare comunicazione dichiarando: “Il mio timore era che la gente, allarmata da una comunicazione schizofrenica fatta di terrorismo e di allarmismo, in autunno/inverno potesse riversarsi negli ospedali. Sapevo che questo avrebbe comportato un grave rischio ai fini della propagazione del virus e del sovraccarico per gli ospedali. Oltre ad attrezzarsi, infatti, nei mesi estivi andava spiegato alla gente che l’infezione da Covid, nella stragrande maggioranza dei casi, si poteva gestire a casa. Questo non è stato fatto e i risultati si vedono nei nostri ospedali. Si è detto alle persone che il Covid era sempre una malattia devastante, che dava sempre complicazioni perpetue e che buona parte dei contagiati sarebbe finito intubato o morto, così, non appena qualcuno ha un sintomo, corre in ospedale a farsi curare e ricoverare per paura di non avere cure adeguate a casa. Altro che dire a me che non dovevo dire che la malattia era più gestibile. Che siano loro a pensare che disastro hanno combinato. I danni rischiano di essere devastanti. La politica della paura non serve a nessuno”.

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