Il grande Barocco per la chiusura di Musica nei Chiostri 2021

Successo per il finale della manifestazione organizzata ad Amelia dall’Associazione Ameria Umbra con Telemann, Vivaldi e Bach diretti da Fabio Maestri

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Un momento del concerto del 20 agosto presso il Chiostro di San Francesco ad Amelia.

L’edizione 2021 di Musica nei Chiostri organizzata dall’Associazione Ameria Umbra si è conclusa il 20 agosto con uno stimolante concerto dedicato al grande Barocco, molto apprezzato dal pubblico. Nel programma tre brani di Telemann, Vivaldi e Bach diretti da Fabio Maestri alla guida del complesso Barocco InCanto. Solisti la flautista Laura Pontecorvo e il soprano Patrizia Polia.

 

Musica nei Chiostri. Un festival tra le bellezze architettoniche di Amelia

Anche per l’edizione 2021 la rassegna Musica nei Chiostri di Amelia ha confermato la sua tradizione e la ricchezza dei contenuti. Organizzata dall’Associazione Ameria Umbra è realizzata grazie alla Fondazione Carit con il contributo del Comune di Amelia e della Regione Umbria. Preziosa è anche la collaborazione con la Corale Amerina, l’Associazione InCanto, l’Ente Palio dei Colombi e la Pro Loco Città di Amelia.

I concerti sono stati organizzati nella suggestiva cornice dei chiostri di Sant’Agostino e San Francesco, bellezze architettoniche tra le più interessanti della cittadina umbra. Il programma prevedeva otto concerti, tutti dal contenuto stimolante, coprendo un repertorio piuttosto vasto che va dal ‘500 ai giorni nostri.

 

Musica nei Chiostri. La chiusura del 20 agosto.

Il 20 agosto, presso il Chiostro di San Francesco, la rassegna ha chiuso in bellezza con un programma interamente dedicato ai grandi del Barocco con tre brani di particolare interesse. Una bizzarra cantata di Georg Philipp Telemann ha aperto la serata: la Kanarienvogel-Kantate (Cantata del Canarino). È il sottotitolo che ci fa comprendere il suo contenuto: ‘Musica funebre per un Canarino esperto nell’arte del canto. Cantata tragicomica’. Una sorta di parodia di un lamento funebre affidato al soprano sulla scomparsa improvvisa del caro uccellino divorato da un gatto.

Nella parte centrale è stato eseguito un concerto per traversiere e archi di Antonio Vivaldi scaturito da una operazione musicologica rivolta a riproporre opere a noi giunte incomplete. Si tratta dei concerti per flauto RV 431 e RV 432. Entrambi hanno la medesima tonalità d’impianto ma mancano del tempo centrale. Di RV 432 conosciamo solo l’allegro iniziale ed è stato utilizzato come primo tempo, mentre di RV 431 è stato utilizzato l’Allegro finale come terzo tempo. Per la parte centrale è stato trascritto per flauto l’andante proveniente dal Concerto per fagotto RV 484 avente la medesima tonalità d’impianto degli altri due. È certo un’operazione di ‘assemblaggio’ ma all’ascolto il tutto è risultato omogeneo e particolarmente godibile.

A conclusione del concerto c’era la bachiana Non sa che sia dolore, cantata per soprano, flauto, archi e basso continuo BWV 209 . Questa è una delle due sole cantate del catalogo di Johann Sebastian Bach che utilizzi un testo italiano e non tedesco. Entrambe (l’altra è ‘Amore traditore’ BWV 203 per basso e continuo) sono di dubbia attribuzione. Un elemento, questo, per il quale la critica è piuttosto concorde. Conoscendo molte composizioni di Bach l’ascolto di questo brano ci conferma tutti i dubbi circa la sua autenticità in quanto è evidente l’assenza del fascino sonoro che, solitamente, conquista l’ascoltatore.

Successo per gli interpreti della serata.

Il direttore Fabio Maestri, specialista per questo genere di musica, ha regalato al pubblico, assieme al Complesso barocco InCanto, una esecuzione curata e elegante. Questo grazie anche al contributo dei solisti, il soprano Patrizia Polia risultata a proprio agio con questo tipo di vocalità e Laura Pontecorvo flautista virtuosa alla quale dobbiamo, assieme a Maestri, la ricostruzione del concerto vivaldiano. Il pubblico convenuto al limite della capienza (in tempo di Covid) presso il Chiostro di San Francesco  ha applaudito convintamente e a lungo tutti gli interpreti che hanno ringraziato con un bis. Un’altra perla del barocco, Lascia ch’io pianga, dal secondo atto del Rinaldo di Georg Friedrich Händel che ha suggellato nel migliore dei modi la piacevolissima serata.