Immigrazione: il grande ricatto della Tunisia. E non solo…

Immigrazione strumentale. Quando gli Stati usano le frontiere come miniere da dove estrarre benefici, soldi, rilevanza politica, attraverso l’uso delle vite dei migranti. Un grande ricatto. Quello dell’immigrazione strumentale è un concetto che andrebbe istituzionalizzato così da renderlo legislativo con i contrappesi che comporterebbe e le condizionalità che porterebbe. Se ci sono le prove del ricatto -la strumentalità- di uno Stato non membro dell’UE allora potrebbero cambiare i vari accordi e trattati. L’uso strumentale dei flussi migratori come coefficiente di condizionalità negli accordi e nelle ratifiche dei trattati con gli Stati coinvolti nel fenomeno dell’immigrazione verso l’Europa.

Il grande ricatto dell’immigrazione strumentale

Questo “grande ricatto” in passato è stato già attuato da Turchia, Bielorussia, Russia, dalla Libia di Gheddafi, nel 2021 dal Marocco… e anche dalla Tunisia? I sospetti ci sono. Domenica scorsa, mentre a Lampedusa Meloni e Von der Layen visitavano l’isola dell’invasione, circa 500 migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana sono stati espulsi dalle forze di sicurezza tunisine da una piazza nel centro di Sfax, la seconda città del Paese. Il ministero dell’Interno ha annunciato domenica 17 settembre di aver evacuato il centro storico della città, dove centinaia di migranti avevano trovato rifugio dopo essere stati sfrattati dai loro alloggi all’inizio di luglio. Sono stati poi oggetto di una caccia all’uomo, con il supporto della polizia. “Questa campagna di sicurezza è stata ben accolta dai residenti della regione, soprattutto dopo il ripristino dell’ordine pubblico e l’evacuazione delle pubbliche piazze”, recita un comunicato stampa del ministero dell’Interno tunisino diffuso domenica sera.

Le testimonianze a Le Monde

Come qui riporta Le Monde all’inizio della settimana, alcuni migranti avevano già allertato le organizzazioni che li aiutano e, secondo un volontario presente sul posto che ha chiesto di restare anonimo, hanno impedito ai volontari di fornire assistenza. Così, tra sabato e domenica sugli autobus della compagnia regionale di trasporti di Sfax, centinaia di persone sono state trasferite in zone rurali a poche decine di chilometri di distanza, in particolare nelle località di Jebeniana e El Amra: notoriamente punti di partenza preferiti verso le coste italiane, in particolare verso l’isola di Lampedusa, situata a meno di 150 km di distanza.  “Ci sono centinaia di migranti che erano già qui ad El Amra dopo quello che è successo a luglio, rimangono lì per giorni, anche settimane, prima di imbarcarsi, è una delle principali zone di partenza nella regione”, testimonia a Le Monde Wahid Dahech, un attivista presente sul posto. Mentre Romdhane Ben Amor, portavoce Forum tunisino per i diritti sociali ed economici (Fdtes) una Ong locale, al quotidiano francese ha dichiarato: “Non c’è stata alcuna resistenza perché è stato loro fatto credere che sarebbero stati accuditi nei campi, mentre invece sono stati gettati in mezzo ai campi di ulivi”. Da dove raggiungeranno, magari con  il favore del buio della notte, i barchini, roulette galleggianti, che poi vedremo approdare sulle coste italiane.

Quanto costa ai migranti arrivare in Italia dalla Tunisia?

Zeineb Mrouki, esperta di migrazioni dell’Ong Avocats sans frontières, ascoltata da La Repubblica dice che “nelle ultime settimane i battelli della Guardia nazionale tunisina hanno ridotto le intercettazioni in mare di queste imbarcazioni: ormai ne fermano solo una su dieci». Quanto costano questi viaggi ai migranti? Secondo diverse Ong tunisine, queste partenze di massa sono state favorite dal clima mite e da un calo del prezzo della traversata offerta in media a 1.500 dinari a persona (meno di 500 euro) rispetto ai quasi 2.000 euro di media del 2022. Un calo che si spiega con l’utilizzo di imbarcazioni in metallo, più economiche da produrre ma anche più fragili.

 

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