Se c’è una cosa che riesce davvero bene a Jannick Sinner è trasformare la storia in normalità. Fino a ieri mai un tennista italiano era mai arrivato ad una finale maschile degli Us Open, lui ieri l’ha vinta come fosse normale, scontato, come bere un bicchier d’acqua. I tre set senza storia con cui ha liquidato Taylor Fritz sono la plastica dimostrazione di come lui per primo ci abbia messo davanti ad una errata percezione della realtà (tennistica). Perché la facilità non può farci perdere lo sguardo da quella che è la verità: siamo davanti alla storia, siamo protagonisti a cose mai viste prima.
Forze abbiamo dimenticato quando festeggiavamo per un quarto di finale ad un torneo del Grande Slam lasciando poi semifinali, finali e trofei ai vari Sampras, Agassi (qualche decennio fa) ed in ultimo al trio Federer-Nadal-Djokovic. Anni (tantissimi) in cui mai avremmo pensato che un giorno uno dei Fab-Four avesse la bandiera tricolore al collo.
E la cosa ancora più bella è che siamo solo agli inizi; Jannick ha 23 anni, quindi almeno 10 davanti ad altissimo livello (finché fisico e testa tengono, sia chiaro). Perché soprattutto in questo torneo l’azzurro ha dimostrato di avere le doti del Fuoriclasse. Gli Us Open sono infatti cominciati con un alone enorme di polemiche che lo ha attorniato; la vicenda del doping gli ha non solo rovinato la primavera e l’estate ma è diventata un fardello da portare in campo. Ne è plastica dimostrazione il primo set giocato perso nella gara d’esordio con un Jannick del tutto bloccato dalla tensione. Da quel momento è come se fosse scattato un interruttore.
Via la tensione, via il doping, le polemiche e le accuse anche di qualche collega. Spazio solo al tennis, a racchetta e palline e, una volta eliminato Alcaraz, si è subito capito che questo Slam Singer lo poteva solo perdere. Per fortuna così non è stato e oggi festeggiamo. Anche se non possiamo dimenticare i nostri italici difetti: Sinner venne criticato per aver saltato un turno di Coppa Davis un anno fa (gli diedero del «poco patriottico ed egoista»); poi le polemiche per il no alle Olimpiadi (con tanto di opinionisti e commentatori pronti a far passare per falsa e strategica la tonsillite che aveva colpito l’azzurro). Oggi sono tutti sul suo carro ma, siamo certi, alla prossima vicenda strana i complottasti torneranno a farsi sentire. Dimenticando che uno come Sinner andrebbe protetto senza e se senza ma, sempre e comunque, come un Pantani, un Tomba, Rivera e Mazzola, Valentino Rossi e quelli dell’Olimpo dello sport tricolore. Ps. Un ultimo pensiero al presidente della Federazione (sempre presente in prima fila alle spalle dei giocatori), Binaghi. Lo sa, certo presidente, che i prezzi di un corso di tennis sono proibitivi? Meno di 500 euro l’anno per un’ora e mezza a settimana è difficile trovare. Per non parlare di eventuali lezioni private (tra campo e maestro mettete in conto 50 euro l’ora). Sarebbe il caso di fare qualcosa…
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