Bergamo, ex fabbrica abbandonata: trovata morta la ragazza scomparsa da 24 ore

La giovane, che avrebbe dovuto sostenere l'orale degli esami di terza media, è stata ritrovata senza vita in un’area dismessa spesso rifugio per senzatetto. Indagini in corso su dinamica e responsabilità.

ex fabbrica

Il cadavere di una ragazzina è stato scoperto all’interno dell’area abbandonata della ex fabbrica Reggiani, in via Legrenzi, a ridosso del cantiere della nuova tramvia. Così Bergamo diventa il luogo di un drammatico ritrovamento nella serata del 26 giugno. La giovane, originaria dell’Europa dell’Est, viveva a Ponteranica con la nonna e uno zio. Proprio lo zio, preoccupato per la sua scomparsa, ha trovato il corpo insieme a un amico, dando immediatamente l’allarme.

Le dinamiche della morte restano ancora oscure. La ragazza era scomparsa da circa 24 ore, il giorno in cui avrebbe dovuto sostenere l’orale dell’esame di terza media. Un’assenza che ha destato immediata preoccupazione. La denuncia di scomparsa era stata già presentata. Ma la vicenda ha avuto il più tragico degli epiloghi.

Un luogo di degrado e abbandono: la tragedia nell’ex fabbrica Reggiani

Il ritrovamento è avvenuto in una zona da tempo al centro delle preoccupazioni cittadine: l’ex fabbrica Reggiani, da anni in stato di abbandono. L’area è spesso rifugio improvvisato per senzatetto e giovani in cerca di spazi isolati. Le autorità sono intervenute sul posto con un imponente dispiegamento. Ambulanze, pattuglie della Polizia, Vigili del Fuoco, oltre alla presenza del sindaco di Bergamo Elena Carnevali e dell’assessore alla Sicurezza Giacomo Angeloni.

Secondo una prima ricostruzione, il medico legale ha riscontrato lesioni compatibili con una caduta dall’alto, probabilmente da un tetto. Tuttavia, le cause del decesso non sono ancora state ufficialmente accertate. Le indagini della Polizia sono nelle fasi iniziali, e nessuna pista è esclusa. Si indaga su un possibile incidente, un gesto volontario o, ancora, sul possibile coinvolgimento di terzi.

Ex fabbrica Reggiani: allarmi e pericoli noti, nessun intervento risolutivo

Non è la prima volta che l’ex fabbrica Reggiani fa notizia per episodi di pericolo. Nel settembre del 2023, un quindicenne era rimasto gravemente ferito dopo una caduta da un lucernario mentre cercava di salire sul tetto. Episodi che evidenziano la totale mancanza di sicurezza nell’area, accessibile senza controlli e priva di sorveglianza.

Nonostante l’area sia conosciuta come punto critico per la sicurezza urbana, gli interventi strutturali sono sempre mancati. Una situazione che, ora più che mai, solleva interrogativi sulla responsabilità delle istituzioni locali e sulla gestione del patrimonio urbano dismesso.

Le responsabilità dietro l’abbandono: ostacoli burocratici e inerzia amministrativa

La vicenda mette in luce le difficoltà sistemiche nella gestione delle aree industriali dismesse. Spesso, come nel caso dell’ex Reggiani, queste strutture appartengono a soggetti privati o società fallite. Questo rende complicato qualsiasi intervento diretto da parte dei Comuni. Le amministrazioni si trovano costrette ad avviare lunghi iter legali per l’esproprio o la messa in mora dei proprietari, processi che possono richiedere anni.

Anche i costi elevati rappresentano un ostacolo significativo. La bonifica di edifici industriali, in particolare se contenenti amianto o altre sostanze pericolose, può comportare spese milionarie. In mancanza di fondi regionali o statali, i Comuni spesso danno priorità ad altre urgenze. Tale metodologia finisce per relegare questi luoghi in un limbo pericoloso.

Non vanno dimenticati nemmeno i vincoli urbanistici. Molti piani di recupero si arenano a causa di lungaggini burocratiche, progetti di riconversione falliti o mancati accordi con investitori privati.

La sicurezza dimenticata: un appello all’azione concreta

La morte della giovane non può e non deve restare un episodio isolato senza conseguenze. Serve un intervento deciso e strutturato per restituire sicurezza a queste zone abbandonate. È fondamentale un maggiore controllo del territorio, con recinzioni efficaci, sorveglianza costante e interventi rapidi per impedire l’accesso a edifici pericolanti.

La stampa, i cittadini e i comitati locali hanno il dovere di mantenere alta l’attenzione pubblica su queste situazioni, affinché non vengano dimenticate. Le aree dismesse non sono solo spazi vuoti: sono potenziali scenari di tragedie annunciate. In gioco c’è la sicurezza, la dignità urbana e la responsabilità collettiva.