Torna dalle Bahamas con febbre e pustole: confermato caso di mpox a Merate

Un uomo brianzolo di 40 anni, rientrato da un viaggio nei Caraibi, è risultato positivo al vaiolo delle scimmie. Ricoverato per accertamenti, le sue condizioni non destano preoccupazione.

ospedale mpox

Un uomo di 40 anni, residente in Brianza, ha iniziato ad accusare sintomi insoliti – febbre alta, cefalea, linfonodi ingrossati e un’eruzione cutanea diffusa – pochi giorni dopo essere tornato da una vacanza alle Bahamas. Preoccupato, si è recato al pronto soccorso dell’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate, in provincia di Lecco.

Diagnosi confermata: è mpox

I medici hanno subito ipotizzato un caso di vaiolo delle scimmie, oggi noto con il nome ufficiale di mpox, e hanno disposto esami specifici. L’uomo è stato quindi trasferito all’ospedale Manzoni di Lecco nel reparto di Malattie infettive. Poco dopo è arrivata la conferma della diagnosi.

Secondo fonti riportate dalla stampa, il paziente non è stato ricoverato in maniera permanente e le sue condizioni sono considerate buone. A oggi, si tratta di uno dei 39 casi segnalati dall’Agenzia di tutela della salute Brianza nel 2025. Nel 2024 erano stati 43, ma solo uno richiese il ricovero.

Cos’è il vaiolo delle scimmie (mpox)?

Il mpox è una malattia infettiva zoonotica causata da un virus del genere Orthopoxvirus, simile al vaiolo umano, ma con un tasso di trasmissibilità e gravità inferiore. È stato identificato per la prima volta nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo e da allora è rimasto endemico in alcune zone dell’Africa centrale e occidentale.

Si trasmette principalmente dagli animali all’uomo, tramite il contatto diretto con fluidi corporei, saliva o lesioni cutanee di animali infetti – spesso primati e roditori. Anche il consumo di carne di animali selvatici infetti (bushmeat) può essere una via di trasmissione.

Sintomi e decorso della malattia

Il periodo di incubazione dura tra i 5 e i 21 giorni. I primi sintomi sono aspecifici: febbre, dolori muscolari, brividi, stanchezza e gonfiore dei linfonodi. Entro pochi giorni compare un’eruzione cutanea che evolve da macchie a vescicole e pustole, fino alla formazione di croste. Le lesioni si presentano inizialmente sul volto per poi diffondersi a mani, piedi e resto del corpo.

Nella maggior parte dei casi, il decorso è autolimitante e la guarigione avviene in due-quattro settimane. Tuttavia, possono verificarsi complicanze, in particolare nei soggetti immunocompromessi.

Perché ora si chiama “mpox”

Nel novembre 2022, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato l’abbandono dei termini “vaiolo delle scimmie” e “monkeypox”, sostituendoli con “mpox”. La decisione è nata per evitare connotazioni stigmatizzanti legate alla precedente terminologia, spesso utilizzata in maniera impropria nei media e online.

Situazione epidemiologica e trasmissione

Sebbene l’Europa non sia considerata un’area endemica, negli ultimi anni si sono registrati numerosi casi importati e sporadici contagi locali. I Paesi dove la trasmissione comunitaria è attualmente più probabile sono la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi.

Il contagio tra esseri umani avviene più raramente, e generalmente richiede un contatto stretto, prolungato e diretto. Questo rende più semplice contenere i focolai, se individuati tempestivamente.

Un caso sotto controllo, ma attenzione ai sintomi

Il caso del quarantenne brianzolo non rappresenta al momento un pericolo per la salute pubblica, ma evidenzia l’importanza di riconoscere tempestivamente i sintomi del mpox, soprattutto al ritorno da Paesi dove la malattia è ancora presente. La sorveglianza sanitaria resta fondamentale per contenere la diffusione del virus.