Le novità in sala

Il cinema riparte in sordina ma con delle pellicole assolutamente interessanti, titoli d’autore che solitamente non avrebbero modo di essere distribuiti serenamente. Lo spettatore, complice l’estate, può riscoprire qualche vicenda inusuale attraverso la quale potersi intrattenere e riflettere. In attesa dei nomi altisonanti andiamo a vedere quali sono le scelte più percorribili.

 

Nel nome della terra Edouard Bergeon

Film d’impianto classico racconta la storia del ritorno di Pierre a casa per rilevare la fattoria di famiglia. Una volta arrivato in Francia, dagli Usa, il protagonista si sostituirà al padre nella conduzione dell’impresa agricola. Dopo venticinque anni, ormai adulto e con due figli, sarà costretto a scelte rilevanti per salvare il suo allevamento di bestiame provando a salvare anche la sua famiglia. Il film di Bergeon ha il pregio di riflettere sulle crisi che hanno investito il settore agricolo ormai totalmente asservito al profitto e carico di avvoltoi senza scrupoli. Una campagna raccontata in maniera eccellente attraverso la verosimiglianza e l’affetto per le tradizioni che si esplicita in una sceneggiatura sentimentale e nella recitazione superba di Guillaume Canet.

 

Gamberetti per tutti Maxim Govare e Cedric Le Gallo

Commedia divertente e leggera sugli aspetti dell’omofobia. Un giocatore di pallanuoto, dopo aver risposto a un giornalista con un insulto omofobo, è assegnato a una squadra di dilettanti come allenatore. I giocatori vorrebbero partecipare al campionato LGBT che si svolge ogni anno in Croazia. Vicenda classica ottimamente messa in scena dai registi che riescono a divertire e riflettere sul tema dell’omofobia senza alcuna presa di posizione definitiva. Dialoghi sapienti provano a ragionare su come in fondo non ci siano differenze e ogni persona debba affrontare i medesimi problemi senza per questo andare sopra le righe delle intenzioni.

 

Vulnerabili Gilles Bourdos

Tre storie differenti affrontano il medesimo problema: le difficoltà di comprensione tra genitori e figli. Una coppia felice, un uomo depresso e una ragazza incinta faranno mostra dei loro caratteri del tutto indifferenti alle rispettive famiglie. Un film d’impianto teatrale che il regista rende interessante attraverso la crudeltà delle situazioni. In scena ci sono personaggi asserviti ad altri, spesso capaci solo di provare indifferenza e sull’orlo di liberare una violenza difficile da controllare. L’incontro reciproco sarà la svolta a una comprensione dovuta ma priva di rappacificazione. Bourdos confeziona un lavoro molto duro che non lesina su nulla e carico di dialoghi privi di qualsiasi emozione. Le atmosfere rarefatte o volutamente esagerate accompagnano lo spettatore attraverso una pellicola cui è difficile rimanere indifferenti. Si respira una percentuale di quel capolavoro anni 90 che risponde al nome di Festen , ma quella era un’altra categoria.

 

Memorie di un assassino Bon Joon-ho

Film del 2003 arriva in sala in seguito al clamore suscitato da Parasite. Nella corea del 1986 un detective è inviato in provincia per trovare un assassino seriale. L’indagine viene condotta in maniera disordinata dalle autorità locali, più preoccupate di trovare un colpevole che il colpevole. Il talento di Joon-ho si vede tranquillamente anche in questo capitolo ritrovato della sua filmografia. Il risultato è un giallo dotato di tutti i crismi in grado di alternare perfettamente suspense e ironia. La regia si compone di campi lunghi e indugi sui protagonisti per far risaltare i caratteri degli stessi. Dialoghi ridotti all’osso trasformano le espressioni in parole.