Una donna promettente

Trentenne con grande avvenire dietro le spalle di notte si trasforma in giustiziere nel tentativo di dimostrare come gli uomini vogliano una cosa sola. Cassidy avrebbe potuto essere un medico  ma dopo un trauma, vissuto per interposta persona, ha scelto di dimostrare quanta violenza ci sia nel maschio medio. Dopo il suo turno al bar, la donna finge di essere ubriaca e si lascia abbordare da maschi con quozienti intellettivi non pervenuti. L’incontro con un suo vecchio compagno di università favorirà  il dubbio nella protagonista che dovrà rivedere alcune certezze.

Una donna promettente è un film interessante e ben costruito che prova a dare un punto di vista intimista sul rapporto di forza tra i sessi e lo fa costruendo una vicenda, criticabile ma ben argomentata. La protagonista ha acquisito una cinica disillusione nel viaggio della vita e la ricerca di una speranza è tutto quello che le rimane. Sorretto da un’ottima sceneggiatura e da una regia misurata, il film suggerisce una versione di “come potrebbe andare” anche e soprattutto a un essere umano sensibile. Nella ricerca delle sue esagerazioni sullo schermo va una donna stanca e assuefatta alla mediocrità che trova nel rischio la sua unica occasione di pace.

Dimostrare che ogni uomo desideri compiacere se stesso attraverso la violenza è un pretesto per riflettere su quanto siano ancora accettati alcuni luoghi comuni. Una donna promettente non è un manifesto della lotta allo stupro, non si pone in cattedra ma si limita a proporre una lettura personale

L’eroina supera la legge e diventa l’unica giudice di un comportamento che ritiene collettivo, troppo per pensare che nelle intenzioni della produzione ci fosse il manifesto totale sul maschilismo. Si potrebbe pensare a un lavoro figlio di questi tempi ma la sua voluta esagerazione trasforma la vicenda da punto di vista collettivo a personale