Un eroe

Galeotto per non aver onorato un debito diventa eroe mediatico. Condannato a tre anni di galera Rahim rinuncia a utilizzare l’aiuto economico della sua fidanzata. La donna dopo aver trovato una borsa piena di monete propone il contenuto al compagno. Con una somma simile il debito sarebbe cancellato e la libertà conseguente. Rahim rifiuta per correttezza e le monete sono restituite alla legittima proprietaria. Grazie a questo gesto il galeotto diventa eroe mediatico con privilegi inaspettati. Guadagnata una licenza, l’uomo si butta alla ricerca del suo creditore provando a fargli ritarare la denuncia, ma le cose non vanno come sperato.

Un Eroe, il film di Asghar Farhadi, è la storia di una redenzione parziale ma anche una profonda riflessione etica sul valore delle colpe e della tolleranza ai tempi dei social. Il protagonista viene presentato come un personaggio stretto in quella morsa che tenta disperatamente di allentare ottenendone il risultato opposto. Il regista mette in scena un mondo, dove la burocrazia è fatiscente, ma ricopre un ruolo fondamentale da cui è impossibile smarcarsi. Un impianto molto teatrale accompagna la vicenda di An Hero (titolo originale) come nel dramma classico non esistono persone del tutto meritevoli e le azioni di chiunque sono dettate da un egoismo necessario.

Se il protagonista vorrebbe passare un’esistenza serena con il figlio piccolo e la fidanzata, il creditore non perdona a Rhaim quel gesto che ha causato un danno irreversibile alla sua famiglia. Con i soldi del prestito la figlia dell’usuraio si sarebbe sposata portando una dote congrua. Una vicenda dove il buono non esiste perché non esiste la bontà, Farhadi da pennellate di onestà e ne ribalta gli effetti attraverso colpi di scena propri della vita vera. La virtù dovrebbe essere un cardine personale così come la redenzione, nel film si assiste alla svendita di virtù su pubblica piazza per dimenticare tutto nel tempo di un post.

Un cinema totale quello di Farahadi che torna a raccontare il suo paese elevandolo a un mondo dove non esiste verità assoluta. Giocando sulle sfumature il regista regala un pezzo di vita in cui potersi riconosce e per questo di cui avere paura. In Un eroe sono contenute le anime che affollano le strade di qualsiasi latitudine, persone assuefatte alla sopravvivenza , capaci di slanci ma pessimi sulla continuità quando si parla di valori non materiali. Dialoghi asciutti , come nello stile di Farhadi, si alternano ad atmosfere che ricordano il cinema di Haneke e quel neorealismo così essenziale da vivere ancora.