Tre Piani

In un palazzo di Roma si svolgono le esistenze di alcune famiglie borghesi. Al primo piano una coppia lascia troppo spesso la loro figlia dai dirimpettai. Un giorno la bambina scopare, assieme all’uomo cui era affidata, per tornare dopo molte ore. L’episodio convince il padre che a sua figlia potrebbe essere accaduto qualcosa di grave. Al secondo piano una neo mamma in crisi per l’eccessiva lontananza del marito. Il marito è costretto a viaggiare per il suo lavoro e la solitudine della donna si fa sempre più inquietante. Al terzo piano una coppia di giudici inflessibili si sfascia quando il figlio ventenne investe una persona e chiede di non essere denunciato alla polizia.

Arriva nelle sale “ Tre Piani “ l’ultimo lavoro di Nanni Moretti. Presentato all’ultimo festival di Cannes è un dramma psicologico che non risparmia nessuno. Tratto dal romanzo di Nevo il film continua il viaggio nell’aridità sentimentale che il regista aveva cominciato con Mia Madre. I personaggi in scena sono automi guidati da convinzioni discutibili e sensi di colpa, la vicenda non lascia spazio a nulla che non sia algido. Un film dove Moretti vuole dimostrare quanto le esistenze siano arrivate a un capolinea che si nasconde dietro l’apparente serenità.

Le case in Tre piani sono appartamenti intrisi di paura e sospetti, abitati da mariti bugiardi e padri anaffettivi. Personaggi disposti anche a rinnegare un amore, come il giudice Nanni che chiede alla moglie di scegliere o lui o il figlio assassino. Non esistono prove d’appello in Tre piani, non esiste una risata o una possibilità di riscossa. L’interno è la risposta alla confusione esterna e palesata del mondo, ma quella risposta puzza di disonestà . Dopo quasi cinquant’anni di carriera il cinema di Moretti è mutato passando dalle goliardiche riflessioni di un cinico egocentrico a una narrazione blindata dove la “minoranza” non ha più ragione d’esistere.

Dialoghi interessanti e privi di qualsiasi tratto gentile compongono la sceneggiatura ideale a trasmettere inquietudine e sconcerto che il regista vuole far passare. Una sovrapposizione di azioni che Moretti propone per ricordare quanto le persone siano prevedibili e quanto, oggi , non esista alcuno spessore umano ma solo un rigore morale che sconfina nell’amoralità . Una scelta di farsi da parte che potrebbe sconcertare il pubblico ma necessaria a un’artista pervaso dalla voglia di ampliare la natura del suo lavoro.