Piano vaccini anti Covid: no alle “Primule”, Draghi punta a caserme e ospedali

Il nuovo premier Mario Draghi intende andare oltre il progetto delle Primule pensato da Arcuri puntando ad una vaccinazione di massa più rapida in strutture già esistenti come caserme e parcheggi degli ospedali.

covid piano vaccinale

Le “Primule” proposte dal supercommissario all’emergenza Coronavirus Arcuri per la vaccinazione di massa degli italiani potrebbero diventare solo un ricordo. Il cambio di rotta è arrivato per bocca del nuovo premier Mario Draghi intenzionato a “non limitare i vaccini all’interno di luoghi specifici” ma altresì a predisporre “tutte le strutture disponibili”, che siano pubbliche o private.

Piano vaccini Covid, Draghi dice no alle Primule

Il governo sostenuto da Iv, M5S, Pd e Lega, insomma, punterebbe ad utilizzare un gran numero di edifici, dagli stadi alle caserme dell’esercito, fino ai parcheggi degli ospedali, abbandonando l’idea delle Primule da costruire (provvisoriamente) in decine di città italiane riservando solo questi luoghi alla somministrazione del vaccino. “Non dobbiamo – ha dichiarato nel suo discorso programmatico al Senato l’ex governatore della Bce – limitare i vaccini all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti. Abbiamo il dovere di renderli possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private”. Questo affinchè si possa dare una forte spinta alla campagna vaccinale arrivando ad immunizzare, entro l’estate, almeno metà degli italiani con una vaccinazione di massa stimata in almeno mezzo milione di somministrazioni al giorno.

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Medici di famiglia per somministrare vaccino J&J

Insomma l’obettivo è di far carburare la vaccinazione di massa allestendo numerosi centri vaccinali e ricorrendo anche a tutte le forze umane a disposizione, compresi i 300mila volontari della Protezione Civile. In collaborazione con la Croce rossa dovrebbero occuparsi sia dell’allestimento delle tensostrutture che dei centri vaccinali negli edifici che il governo sceglierà. La gestione degli acquisti della dosi di vaccino rimarranno in gestione alla struttura commissariale che invece non si occuperà di distribuzione e logistica.

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170 strutture delle forze armate: dai tamponi alle vaccinazioni?

L’esecutivo a guida Draghi punta inoltre ad affidare ai medici di famiglia i sieri di Johnson & Johnson che possono essere conservati in comuni frigoriferi e che richiedono una sola dose, senza dunque la necessità di un richiamo come avviene con AstraZeneca, Moderna e Pfizer. Elementi questi che consentirebbero ai medici di famiglia di somministrarli ai propri pazienti. Ad oggi vengono utilizzati per effettuare tamponi 170 centri delle forze armate: il lavoro del ministero della Difesa dovrebbe portare a convertirli in strutture per le vaccinazioni. Dal canto suo le Asl si occuperanno di inviare il personale santiario che si occuperà di vaccinare gli italiani.