La Gran Bretagna mette al bando Hizb ut-Tahrir

Nella giornata di martedì 16 gennaio, il ministro dell’Interno britannico James Cleverly ha reso noto che l’organizzazione pan-islamista Hizb ut-Tahrir (“Partito di Liberazione” “HT”) sarà inserita nella blacklist del terrorismo del governo britannico. La misura potrebbe entrare in vigore già entro la fine di questa settimana, in attesa del previo dibattito e voto parlamentare.Hizb ut-Tahrir è già al bando in diversi stati a maggioranza musulmana, tra cui Bangladesh, Egitto, Pakistan, Arabia Saudita e Turchia, oltre che in Germania, Russia e Cina. La proscrizione renderebbe un reato in Gran Bretagna appartenere al gruppo o promuoverne le attività, con rischio di condanna fino a 14 anni di carcere. Cleverly ha dichiarato: “Hizb ut-Tahrir è un’organizzazione antisemita che promuove e incoraggia attivamente il terrorismo, lodando e celebrando gli spaventosi attacchi del 7 ottobre”.Hizb ut-Tahrir veniva fondata nel 1953 a Gerusalemme dal predicatore palestinese Taqi al-Din al-Nabhani con l’obiettivo a lungo termine di istituire un Califfato globale governato dalla legge islamica. La filiale britannica, Hizb ut-Tahrir Britain, è attiva dall’inizio degli anni ’80, ed è stata oggetto di un maggiore controllo all’inizio degli anni 2000. Nonostante l’ideologia e la retorica estreme di HT, i precedenti tentativi di proscrizione sono falliti perché il gruppo è stato attento a evitare richiami diretti alla violenza.

 

La filiale britannica di Hizb ut-Tahrir è nota come importante centro nevralgico e logistico dell’organizzazione, dove vengono prodotti opuscoli, materiale audio-video e libri per la distribuzione globale. Secondo Abdul Qadeem Zallum, leader mondiale di HT dal 1977 al 2003, il Regno Unito è anche la terra degli “acerrimi nemici dell’Islam”, verso i quali i musulmani dovrebbero “nutrire odio” e “brama di vendetta”. Non a caso, diversi soggetti noti per aver abbracciato il jihadismo sono passati per le file del gruppo; tra questi, Omar Bakri Muhammad (poi fondatore di al-Muhajiroun, altro gruppo messo al bando in Gran Bretagna), Khalid Sheikh Muhammad (uno degli ideatori degli attentati dell’11 settembre 2001) e il tagliagole dell’Isis “Jihadi John”. Hizb ut-Tahrir ha anche un canale televisivo, al-Waqiyyah TV, con sede centrale a Beirut e la rivista al-Rayah.

Le motivazioni che hanno portato il governo britannico alla messa al bando del gruppo sono da ricollegare direttamente all’eccidio perpetrato da Hamas contro civili israeliani il 7 ottobre 2023. In seguito alla reazione israeliana contro Hamas a Gaza infatti, a Londra (e in forma minore in altre città britanniche) è iniziata un’ondata di manifestazioni durante i weekend con migliaia di dimostranti islamisti e filo-palestinesi, molti dei quali invocanti il “jihad” e la distruzione di Israele. In una di queste manifestazioni è anche stato bloccato il ponte di Westminster davanti al Parlamento. Nelle strade, Hizb ut-Tahrir si è distinto per aver ampiamente invocato odio di stampo antisemita e per il costante richiamo al jihad e agli “eserciti musulmani” contro Israele. Dopo il goffo tentativo di fine ottobre della Metropolitan Police di Londra di giustificare il mancato intervento nei confronti di dimostranti di Hizb ut-Tahrir argomentando che il termine “jihad” può avere diversi significati e l’aver cercato di evitare in generale interventi contro i manifestanti islamisti nonostante le direttive governative, i nodi sono venuti al pettine.

Ora bisogna attendere e vedere se la misura verrà votata dal Parlamento per poi capire in che modo le autorità britanniche procederanno nei confronti di Hizb ut-Tahrir; l’intervento non è semplice considerato che l’organizzazione è presente da moltissimi anni in Gran Bretagna, è fortemente radicata e diffusa su tutto il territorio del Regno. Non è infatti inappropriato affermare che Londra è la roccaforte di Hizb ut-Tahrir in Europa. In seguito alla messa al bando, certamente doverosa, è ingenuo pensare che l’organizzazione cesserà le proprie attività ma, al contrario, è probabilissimo che entrerà in clandestinità radicalizzandosi ulteriormente. Sarà dunque fondamentale un intervento ampiamente strutturato ed efficiente per contrastarne l’attività.In tutto ciò, è lecito domandarsi se non sarebbe forse stato meglio intervenire prima. L’ideologia dell’organizzazione era già ben nota e nonostante la teoria secondo cui Hizb ut-Tahrir non si era mai espressa apertamente a favore della violenza, molti dubbi restano visto che il materiale pubblicato dal gruppo parla del jihad contro gli infedeli come necessario e da portare avanti senza esitazione oltre che richiamare alla pena capitale per gli apostati. Hizb ut-Tahrir era poi stato accusato in molte occasioni di antisemitismo, al punto da essere messo al bando in Germania.Oggi la Gran Bretagna si sveglia e scopre che l’organizzazione è estremista, bene, meglio tardi che mai. C’è da sperare che anche altri Paesi europei, tra cui l’Italia, seguano nella medesima direzione.

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