
Per la maggior parte delle persone, la lebbra è solo un ricordo lontano, evocato nei film o nei libri di storia. Eppure, questa malattia cronica causata da un batterio non è scomparsa del tutto e continua a colpire in diverse parti del mondo, soprattutto in Sudest asiatico, Sudamerica e Africa subsahariana. Secondo l’OMS, nel 2023 sono stati registrati 182.815 casi a livello globale. La storia dei coniugi Izzett, però, dimostra che la lebbra può manifestarsi anche lontano dalle zone endemiche e restare a lungo non diagnosticata, con conseguenze devastanti.
Un topo e un segnale ignorato: la diagnosi della lebbra
Dan Izzett, originario dello Zimbabwe (all’epoca Rhodesia), iniziò a manifestare sintomi già a 12 anni. Un topo gli morse un braccio mentre dormiva, ma lui non avvertì alcun dolore. Negli anni successivi, si ustionava e trovava schegge nelle mani senza accorgersene. “Mi limitavo a guardare la pelle e notare le vesciche, pensando che fosse normale”, ha raccontato in un’intervista a The Telegraph.
Nel 1967, durante una visita medica per la leva, un dottore notò delle macchie marroni sulla sua schiena, segno tipico della lebbra. Tuttavia, la diagnosi errata di un dermatologo ritardò il riconoscimento della malattia. Dopo il matrimonio con Babs, Dan affrontò nuove diagnosi sbagliate, tra cui una presunta sifilide. Solo anni dopo, grazie a un medico più attento, venne effettuata una biopsia che confermò la verità: era affetto dal morbo di Hansen.
Lebbra: sintomi e conseguenze
Il morbo di Hansen attacca pelle, nervi periferici e mucose delle vie aeree. I suoi effetti possono essere devastanti: perdita di sensibilità al dolore e al calore, ulcere, deformità, cecità e infertilità. Una diagnosi tempestiva permette una cura efficace con antibiotici e farmaci combinati, ma quando la malattia progredisce, i danni ai nervi diventano irreversibili.
Nel caso di Dan, la perdita di sensibilità portò a conseguenze gravi. Nel 1980 perse una gamba dopo un pediluvio bollente: “Quando mi tolsi gli scarponi la sera, vidi che avevo letteralmente bollito i piedi, ma non sentivo nulla”, ha raccontato.
Il contagio della moglie e la forza dell’amore
Quando Dan scoprì la sua malattia, offrì a Babs la possibilità di lasciarlo, ma lei rimase al suo fianco. Nonostante il contagio sia difficile (avviene solo tramite contatto prolungato con le secrezioni di una persona infetta), la moglie contrasse la lebbra durante la seconda gravidanza. Dopo sette anni di matrimonio, anche lei iniziò a mostrare macchie marroni e una ridotta sensibilità al dolore. Fortunatamente, la malattia fu diagnosticata nelle prime fasi e trattata con farmaci e steroidi.
Dalla sofferenza alla testimonianza pubblica
Nel 1981, Dan fu costretto ad abbandonare il lavoro di ingegnere civile a causa delle cure debilitanti e divenne ministro della chiesa pentecostale. Nel 2000, lui e Babs furono contattati dalla Leprosy Mission, un’organizzazione cristiana che aiuta i malati di lebbra. La loro storia era unica: due caucasici, non poveri, affetti da una malattia che colpiva perlopiù persone emarginate. Dopo iniziali esitazioni, decisero di rendere pubblica la loro esperienza per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Da allora, hanno visitato oltre 20 nazioni raccontando la loro battaglia contro lo stigma della lebbra. A gennaio 2024, sono stati invitati alla Camera dei Lord di Londra per portare il loro messaggio: “Dobbiamo fare il possibile per garantire che chi è affetto da questa malattia possa vivere senza paura. La rabbia non aiuta nessuno, ma la consapevolezza sì”.