Intervista a Romina Falconi, la bellezza delle nostre fragilità

“Ringrazia che sono una signora” ultimo estratto dal suo album

“Sei un traditore e un farabutto. Qualche giorno fa, su un treno della tratta Mortara-Milano, è comparsa una cascata di volantini con questa scritta, oltre a un mega poster alla fermata metro Duomo, con tanto di nome e foto del presunto traditore.

“Hai ignorato le mie lacrime, ora ignora pure questo”, continua la ragazza tradita.

La notizia è rimbalzata immediatamente sui social, ma ci sono volute solo poche ore per capire quale genio si nascondesse dietro tutto questo: Romina Falconi.

 Ringrazia-che-sono-una-signora

IL SINGOLO

La cantante ha infatti svelato sul suo profilo Instagram che si è trattata di una campagna per il lancio del suo nuovo singolo dal titolo “Ringrazia che sono una signora” nuovo estratto dall’album “Biondologia”.

LA DICHIARAZIONE SUI SOCIAL

“Mea Culpa, Vostro Onore, sono io che ho creato tutto ‘sto casino.” – scrive Romina sui social – “La storia del traditore svergognato sul treno, il poster in metro e la macchina (rotta, da buttare) imbrattata con la scritta “Ringrazia che sono una Signora”. Vostro onore, il fatto è che tira più un pelo di vendetta che un carro d’amore. E oggi, a mostrarsi veri e vulnerabili c’è da farsi male. Il fatto, Vostro Onore, è che se dobbiamo sembrare tutti vincenti, buoni, intoccabili, ci perdiamo la parte più vera di noi, quella che mi piace di più. Capirà che una come me allora perde in partenza. E se sono strana nei modi e nei testi, allora sarò strana in tutto, perché in un mondo di finti supereroi io non ci voglio proprio stare. E anche senza super poteri e con pochi mezzi, si può e si deve arrivare ovunque.”

E ha proprio ragione: la vulnerabilità dovrebbe essere ricchezza e invece per non essere feriti, spesso siamo costretti a costruire muri.

CHI E’ ROMINA FALCONI

Cresciuta nel quartiere romano di Torpignattara, si interessa alla musica fin da bambina, studiando canto ed esibendosi nelle realtà locali. Tra le collaborazioni più proficue quella con Immanuel Casto con il quale scrive e canta singoli molto amati dal pubblico condividendo anche vari tour nei più importanti club d’Italia. Il disco di esordio “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio” è uscito a fine 2015 ed è entrato direttamente nella top20 della classifica Fimi degli album più venduti seguito nel 2019 dal secondo album “Biondologia – L’arte di passeggiare con disinvoltura sul ciglio di un abisso” e dal recente singolo estivo scritto per la Taffo Funeral Services “Magari Muori”. 

La Falconi, insieme ad Immanuel Casto, è socia e responsabile musicale della factory creativa Freak & Chic.

Le fragilità, il mondo della discografia, la psicoterapia, la solitudine, la voglia di farcela: Romina è proprio così come appare, in una parola vera, e si è raccontata a Vocenews.it

L’IDEA

Romina, come ti è venuta quest’idea geniale?

In tempi di guerra, ti devi armare, soprattutto sei una cantante considerata strana, mi hanno sempre detto che ho un piede di porco al posto della penna.

Ma ho capito che questa stranezza, che inizialmente mi faceva sentire in difetto, poteva essere il mio punto di forza, quindi se mi considerano strana, allora che sia strana anche la comunicazione di questa canzone.

L’idea è venuta prima del budget, quel che desideravo era riuscire a comunicare questo senza un conto in banca molto nutrito. Mi sono chiesta: cosa può far breccia nel cuore delle persone in quest’epoca in cui sono tutti supereroi e vogliono fare bella figura?

Perché il trash sta andando tanto di moda? Perché ci indica le reazioni naturali ed estreme, esattamente il contrario di quello che siamo abituati a esibire, siamo sempre completamente in maschera.

Io sono cresciuta in un’epoca in cui internet non aveva l’importanza che ha oggi, ma la nuova generazione, nativa digitale, non può mostrare che ha difetti, che è fragile e il giorno in cui questi ragazzi sono sottotono, sentono di avere qualcosa che non va. Infallibilità o superiorità, non c’è spazio per altro.

Ad esempio, viviamo tutti la rabbia e non va demonizzata, è una delle emozioni principali, il problema grave è non riconoscerla, ma bisogna riuscire a gestirla altrimenti arriva il tema di cui ho voluto raccontare in “Ringrazia che sono una signora”: la vendetta.

L’ALBUM “BIONDOLOGIA”

Hai parlato di “Biondologia” come una mappa psico-emozionale. Mi spieghi meglio?

Avendo una scrittura particolare, all’inizio non mi considerava nessuno nel mondo della discografia quindi ho creato la mia etichetta perché avevo il terrore di arrivare al centro anziani e dirmi “non ci hai neanche provato!”.

Purtroppo, ho una tendenza poco funzionale, ma ci sto lavorando con la mia psicologa, ovvero mi guardo sempre indietro. Invidio quelli che dicono: “Io guardo solo avanti!”.

Sarebbe già tanto guardare anche solo al presente…

Esatto, e io non riesco: sono ossessionata dall’intentato, dal non aver fatto abbastanza. Quindi ho fondato quest’etichetta con dei miei amici carissimi, e per anni ho fatto tanti sacrifici per mettere insieme le risorse economiche, anche perché non sono ricca e fare un disco costa quanto un rene al mercato nero.

Dopo tre anni e mezzo decido quindi di realizzare questo album che parla degli schiaffi della vita, praticamente Alice nel Paese degli Schiaffi della Vita: volevo raccontare il paziente tipo che va dall’analista.

Il sottotitolo iniziale dell’album era “L’arte di saper ridere nonostante una vita di…”

Ok, chiaro.

Ecco, mi hanno detto di cambiarlo giusto per non farmi riconoscere subito ed è diventato “L’arte di passeggiare con disinvoltura sul ciglio di un abisso”.

Sai cosa? Per una vita ho cercato di mostrare sempre la parte migliore di me, di non fare brutta figura, ho la sindrome dell’impostore, pensavo “mo’ me sgamano!”. Che avevano da sgama’, ancora non l’ho capito, comunque ce l’ho.

La mia psicologa sostiene che finché non è debilitante, questo potrebbe essere la mia benzina, ma mi sarebbe piaciuto fosse più facile, sarebbe stato bello essere più sicura.

Insomma, a un certo punto mi è stato chiaro che non sarei mai stata una cantante di quelle impomatate, perché io sono un disastro ambulante. E siccome mi sono sentita sola tutta la vita, pur avendo una marea di gente intorno, ho capito che il mio scopo era raccontare il momento di massima emozione di una situazione e di uno stato d’animo, per non far sentire solo nessuno.

Vengo da una famiglia che mi ha insegnato a sdrammatizzare quasi tutte le tragedie, ho cercato di farlo anche con temi trattati delle mie canzoni, che sono pesanti.

Hai creato il tuo sogno, sei stata coraggiosa.

Quando bussavo alle porte delle etichette indie, mi dicevano “Sei troppo pop per essere indie!”.

Quando bussavo alle porte delle etichette pop, mi dicevano “Sei troppo indie per essere pop!”.

Che dovevo fa’?

Nel mondo pop la donna rappresenta sempre quella dalla parte del giusto, c’è la dignità prima di tutto. Ma esiste anche l’umanità e io non potevo farne a meno.

La donna non può farsi vedere arrabbiata per non passare da isterica: ma qual è l’emancipazione, allora?

Anni fa cantavamo “Comprami” e “Violentami sul metrò” e adesso c’è un’involuzione: prima potevamo dire quel che volevamo, ora sembra quasi si debba rappresentare un canone inscalfibile.

Certe mattine mi sveglio sgretolata, altre combattiva, quindi perché non cantare l’imperfezione?

Per anni mi sono sentita dire “il pop non si fa in questo modo”, ma ci sono anche persone così e io voglio parlare di loro e a loro, i pochi ma buoni che mi seguono.

I miei fan sono tutte persone toste, non li cambierei con nessuno al mondo. Senza vole’ sembrà la Callas, eh.

RominaFalconiIntervist

GLI INIZI

Cosa è cambiato nel tuo modo di fare musica da quando hai iniziato a oggi?

Considera che ho iniziato a fare musica da giovanissima: ho cominciato dalle sagre del caciucco e dai matrimoni, ed ero felicissima di farlo. Stavo imparando un mestiere e mi divertivo, finché dalla sagra mi sono ritrovata a Sanremo e temevo di farmi riconoscere, quindi per anni mi sono omologata al prototipo femminile pop. Ma ero esasperata, perché cercavo di essere chi non ero e in più nessuno mi considerava. Poi è arrivato un giorno…Sai quei giorni in cui tocchi il fondo ma benedici per tutta la vita? Ecco, era un giorno di quelli: scrivo “Il mio prossimo amore”, canzone delicatissima dove dico che il prossimo ragazzo che arriva paga per tutti.

Stranamente, dopo averla messa su internet, alcune realtà e locali hanno iniziato a chiamarmi per cantare il pezzo.

“Stai a vedè che sono più portata a raccontare la magagna”, mi sono detta. Ma è stato un percorso interiore davvero sofferto per me, per la mia struttura emotiva e per la mia storia, quando però ho visto che funzionava, mi sono fatta coraggio e ho iniziato a bussare alle porte delle case discografiche che tuttavia mi dicevano che ero difficile da gestire. Quindi sono arrivata a creare la mia etichetta discografica.

Non rinnegherò mai quella ragazzina che è andata a Sanremo, è stata fondamentale per diventare quella che sono oggi, ma prima dobbiamo essere risolti, perché quando siamo ammaccati, può arrivare anche l’occasione della vita, ma non saremo mai “sul pezzo” per poterla cogliere.

Sei unica nel tuo genere, quindi sono curiosa di sapere a chi ti ispiri.

Io sono figlia degli ABBA e dei Queen. E poi mi ispiro a… te lo dico solo se non ridi.

Promesso.

Troisi e Wertmüller. La mia aspirazione massima è essere quella che ti fa ridere, ma anche piangere, un po’ grottesca. Riuscire a dire le verità peggiori, senza ergermi a guru né insegnare la vita agli altri.

Forse ti aspettavi che avrei detto Beyoncé, ma me vedi? ‘Ndo vado?

A chi faresti scrivere e cantare la colonna sonora della tua vita?

(ride, nrd) Ma tu mi vuoi morta! Domanda difficilissima.

Pagherei Guccini per farlo. Oppure anche Paolo Conte.

I PROSSIMI PROGETTI

Che progetti hai per questo 2020?

Sto scrivendo moltissimo, anche perché non ho mai scritto per fare dischi. C’è chi va in palestra, io invece mi sfogo scrivendo.

Cerco di darmi da fare, perché niente è mai scontato. A marzo inizierò il tour, partirò da Roma il 2 marzo all’Auditorium della Musica e poi Milano il 15 marzo all’Auditorium, adesso aspetto che escano le altre date. Ho già perso il sonno!

Perché?

Perché sono una fifona! Sul palco ci sono nata, quindi è l’unico luogo dove mi sento sicura, ma sotto il palco sono di cristallo, non mi vado mai bene, perciò fare un live tutto mio, non mi sembra vero. Sono davvero felice.