Il volto del male di Stefano Nazzi. Dieci storie di cronaca nera

Il volto del male è il nuovo libro di Stefano Nazzi, giornalista del Post e autore del podcast Indagini. Racconta dieci vicende di cronaca nera italiana, a delineare un percorso all’interno della mente di persone all’apparenza folli ma che, in realtà, erano sono cattive.

Che volto ha il male?

È il viso mite del “mostro” Luigi Chiatti, colpevole dell’omicidio di due bambini nei primi anni Novanta? Oppure è il volto ordinato di Nicola Sapone, sorriso rassicurante che, come leader delle Bestie di Satana, fu condannato per atroci e “umanissimi” delitti commessi in nome del Maligno?

E poi ci sono le tre ragazze di Chiavenna, di cui non conosciamo il volto perché minorenni, che uccisero Suor Maria Laura per uscire dal disagio di una vita senza prospettive future.

Questi sono solo alcuni dei casi raccontati nel libro Mondadori Il volto del male, scritto da Stefano Nazzi, giornalista “da tanti anni”, come lui stesso si definisce nel podcast INDAGINI, dedicato ai più efferati delitti italiani, alcuni famosi altri meno conosciuti.

Ne Il volto del male, Nazzi ci racconta dieci storie dove la follia, spesso giustificazione di tali fatti, c’entra poco. Su questo il giornalista è molto chiaro. Catalogare un assassino come “matto” ci aiuta a rispondere alla domanda “Perché lo ha fatto?” ma spesso non corrisponde a realtà.

Il male come espressione della follia?

Istintivamente si pensa che la malvagità sia frutto della follia e che un fatto delittuoso accada perché si «perde la testa» o si sia «vittima di un raptus». Ma il “perdere la testa”, dal punto di vista medico, non ha nessun senso. Nemmeno il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali della American Psychiatric Association) cita il raptus tra le 730 psicopatologie certificate.

Nazzi, ne Il volto del male, spiega che le azioni violente, anche se improvvise, sono sempre conseguenza degli accadimenti della vita di chi le compie. Pensare che le azioni malvagie si compiano perché qualcuno “ha perso la testa” serve solo a quitare gli animi di chi ne viene a conoscenza.

I cattivi esistono. Mica sono tutti matti” dice Nazzi in Indagini, citando la criminologa Isabella Merzagora. E a sostegno della sua tesi, racconta di Angelo Izzo che ritorna, trent’anni dopo il massacro del Circeo e trenta chili in più, a uccidere una donna e sua figlia. Oppure si parla di Marco Furlan e Wolfang Abel, ventiquattro anni al momento dell’arresto e molti delitti firmati con l’appellativo di “Ludwig”.

Il male come un sasso nello stagno

Nella prefazione del libro, Nazzi paragona il male a un sasso lanciato in uno stagno: si allarga in cerchi concentrici, causando dolore alla vittima e a tutti quelli attorno a lei. Ma a differenza di quelli nell’acqua, spiega, «i cerchi del male non spariscono dopo pochi secondi. Durano a lungo, a volte per sempre».

L’Autore

Stefano Nazzi, giornalista, ha lavorato per alcune importanti testate nazionali. Si è sempre occupato di cronaca, seguendo i casi più conosciuti e di maggiore risonanza, ma anche vicende meno note. Oggi racconta la cronaca e l’attualità per «il Post». È ideatore e autore di Indagini, ai primi posti delle classifiche dei podcast.

Nazzi, Stefano, IL VOLTO DEL MALE: STORIE DI EFFERATI ASSASSINI, Mondadori, euro 18,00 (ed. cartacea), euro 9,99 (ebook)