I colloqui tra Hamas e Fatah in Cina

“La Cina supporta con forza la riconciliazione attraverso il dialogo tra le differenti fazioni palestinesi”, così ha recentemente dichiarato in un’intervista ad  Al-Jazeera  il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. Infatti una delegazione di Fatah ed una di Hamas sono attualmente ospitate in Cina per tentare l’ennesimo riavvicinamento. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha dichiarato che: “I rappresentanti di Fatah e di Hamas sono arrivati a Pechino pochi giorni fa per un dialogo sincero e approfondito” e: “Hanno concordato di continuare il corso dei colloqui per raggiungere rapidamente la realizzazione della solidarietà e dell’unità palestinese”. Nel continuo flusso di informazioni che riceviamo quanto è accaduto anche solo sei mesi fa può sembrarci ormai lontano, sfocato.

Eppure il nastro di quanto accaduto in Israele sei mesi fa dovrebbe essere riavvolto, i filmati di quelle stragi, su cui ora nessuno ha più tempo di soffermarsi, andrebbero invece dolorosamente rivisti. Soltanto se si tiene memoria delle stragi di Hamas del 7 ottobre 2023 si comprende che per Israele Hamas rappresenta ciò che l’ISIS ha rappresentato per l’Europa dopo le stragi ai treni, la strage del Bataclan, eccetera; e nessuno al mondo potrà fare accettare ad Israele un proprio futuro dove sia possibile la presenza istituzionalizzata di Hamas, esattamente come non si poteva chiedere agli Stati europei di pensare ad un proprio futuro che comprendesse una qualche coabitazione con il Califfato Islamico dell’ISIS. Per questo, se c’è una remota possibilità che un giorno si possa nuovamente aprire una qualche forma di dialogo tra lo Stato Ebraico e le sue controparti, questa possibilità passerà necessariamente dall’esclusione di Hamas dall’equazione israelo-palestinese.

Questa è la linea rossa che gli elettori israeliani non supereranno, indipendentemente dai diversi orientamenti politici. L’operazione che la Cina sta compiendo va nella direzione opposta a questa possibilità, una riconciliazione tra Hamas e l’Autorità Nazionale Palestinese rappresenterà la pietra tombale su qualsiasi futura possibilità di accordo tra l’ANP e lo Stato di Israele. C’è un aggettivo che molti giornalisti usano quando si viene a parlare della Cina: “pragmatico”. Gli approcci che i cinesi hanno di volta in volta sulle varie questioni sono spesso definiti “pragmatici”. Bisognerebbe però anche indicare verso quale direzione questo supposto pragmatismo è avviato; con l’attuale tentativo di far rientrare Hamas nell’Autorità Nazionale Palestinese la Cina si attiva per approfondire e rendere stabili le fratture tra le parti in causa in medio oriente e si presenta come organizzatrice e patrona di quella “resistenza globale” che è in conflitto con gli Stati Uniti e le nazioni alleate. Per gli amanti dell’aggettivo, possiamo aggiungere che molto “pragmaticamente” la Cina si muove per aumentare il caos.

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