Gli aiuti all’Ucraina bloccati alla camera USA. Cos’è “discharge petition”.

Il 13 febbraio scorso – dopo un lungo iter parlamentare – il Senato degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto di finanziamenti destinati sia ad uso interno che per l’aiuto a Paesi stranieri; tra questi ultimi ne è previsto uno di circa 60 miliardi a favore dell’Ucraina. Il testo di legge, approvato con largo margine al Senato, è successivamente passato alla Camera dei Rappresentanti e qui è stato bloccato dal Partito Repubblicano, che detiene la maggioranza in questo ramo del Parlamento.

Il blocco avviene in questo modo, lo “speaker” della maggioranza (che possiamo tradurre in “portavoce”, ed è una figura diversa dal “leader della maggioranza”) si rifiuta di calendarizzare presso l’apposita Commissione della Camera la seduta in cui questa dovrebbe esaminare la legge prima di portarla al vaglio dell’assemblea. In questo modo la legge rimane ferma in Commissione e non può essere mai votata.

Un sistema per sbloccare la situazione risiede nella “discharge petition”. Una petizione che, appunto, chiede di scaricare la Commissione dalla responsabilità di esaminare il testo di legge che in questo modo può essere immediatamente portato in assemblea per il voto. Nel nostro caso, perché la discharge petition possa avere successo, servono le firme della maggioranza assoluta dei membri della Camera, cioè 218 firme. I Democratici hanno raccolto fino ad ora 177 firme, ne mancano all’appello 41.

Raramente le discharge petition hanno avuto successo nella storia parlamentare degli Stati Uniti; durante questo secolo soltanto due di esse sono giunte a buon fine, una nel 2002 ed una nel 2015. Si deve poi tenere conto che alcuni rappresentanti democratici appartenenti alla “sinistra” del partito – che non vogliono la legge perché questa finanzia anche gli aiuti ad Israele – non saranno disposti a firmare la “discharge petition” e questo farà aumentare la consistenza del numero di firme che andranno cercate tra la file Repubblicane. Questo non sarà un compito facile perché quando si va al voto in parlamento la disciplina di partito ha normalmente la prevalenza sulle opinioni personali. Se da una parte può essere politicamente sbagliato votare contro le indicazioni del proprio partito di appartenenza, perché lo si indebolisce, un altro – meno nobile – elemento di freno è rappresentato dal fatto che il partito a cui si appartiene possa poi rivalersi del “tradimento” del singolo parlamentare non sostenendo più la sua candidatura alle elezioni successive, che negli Stati Uniti si svolgeranno quest’anno e che avranno in Donald Trump il candidato alla Presidenza per il Partito Repubblicano.

E Trump ha già promesso che non sosterrà candidature elettorali per quelli che lui chiama: “Repubblicani solo di nome”. La discharge petition potrebbe comunque ottenere un qualche risultato svolgendo la funzione di minaccia; il rischio di spaccature tra i ranghi del Partito Repubblicano potrebbe portare ad una qualche forma di allentamento dell’ostruzionismo o a trovare una soluzione legislativa di compromesso sui finanziamenti all’Ucraina. Si tenga conto che, nel bloccare l’intera legge sui finanziamenti passata al Senato, i Repubblicani si prendono la responsabilità di bloccare anche i finanziamenti che questa prevede per l’industria statunitense della Difesa (che sono essenziali) ed anche gli aiuti militari previsti per Israele e per Taiwan. Attualmente si può avere una sola, unica certezza: secondo la NATO i russi stanno ora producendo circa 250.000 munizioni di artiglieria al mese, le loro fabbriche lavorano a questo scopo 7 giorni su 7, per 24 ore su 24, questo porta ad un totale di 3 milioni di proiettili all’anno, tre volte di più rispetto a quanto possono produrre attualmente Europa e Stati Uniti messi insieme. Se poi anche i finanziamenti statunitensi all’Ucraina dovessero venire meno, allora diventerà difficile comprendere come l’Ucraina resisterà alle prossime offensive russe.

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