
Oltre mezzo secolo di attesa, speranza, voglia di rivalsa. Alla fine, però, il Bologna è riuscito a riportare a casa un trofeo. Anche all’epoca, era il 1974, si trattava della Coppa Italia, la stessa alzata ieri sotto il cielo dell’Olimpico di Roma, di fronte a un tripudio di sciarpe e bandiere rossoblù e decine di tifosissimi “vip”, come i cantautori Cesare Cremonini e Gianni Morandi. E se da un lato c’è chi festeggia, dall’altro, inevitabilmente, c’è chi deve fare i conti con una stagione disastrosa, culminata con la sconfitta per 1-0 di ieri, ovvero il Milan, sempre più alle prese con un vero e proprio fallimento sportivo.
La partita
Alla vigilia della finalissima di ieri, il Milan partiva con i favori del pronostico: qualità della rosa superiore, un Bologna non abituato a giocarsi dei trofei e la vittoria di qualche giorno fa proprio ai danni dei rossoblù. Ma il campo, giudice supremo nel calcio, ha detto altro: il Bologna ha sentito la tensione solo all’inizio, quando i rossoneri hanno avuto diverse occasioni per sbloccarla (soprattutto col doppio miracolo di Skorupski su Jovic), ma si è sciolto nella ripresa; di contro il Milan – come accaduto spesso quest’anno – è apparso svogliato, senza gioco e incapace di reagire al vantaggio rossoblù. Le occasioni non sono state tantissime e a deciderla ci ha pensato l’esterno svizzero Ndoye, che al ritorno dall’infortunio è stato decisivo per il trionfo dei suoi.
Non sono mancate le polemiche rossonere per l’arbitraggio di Mariani e per le decisioni del Var, soprattutto in occasione della presunta gomitata di Beukema su Gabbia. Ma questo non può e non deve essere l’alibi, perché la squadra di Italiano ci ha creduto di più e ha conquistato la terza Coppa Italia della sua storia con merito.
Orsolini dedica il trofeo a Mihajlovic, Italiano a Joe Barone
Emozionati nel post-partita i giocatori rossoblù. Orsolini ha dedicato la vittoria al compianto Sinisa Mihajlovic, ex allenatore del Bologna, mentre il match-winner Ndoye ha detto: “Una vittoria incredibile per la città e i tifosi, il mio gol è arrivato nel momento giusto”. Bello il pensiero dell’allenatore Italiano, che ha ricordato Joe Barone, con cui ha lavorato alla Fiorentina. Proprio con i Viola, Italiano aveva perso tre finali, una di Coppa Italia e due di Conference League. La vittoria di ieri ha quindi un sapore di rivalsa.
Milan, solo una parola: fallimento
Veniamo al Milan. La Coppa Italia si conferma una maledizione per i rossoneri, che nella storia ne hanno vinte solo cinque (l’ultima nel 2003). Gli aspetti peggiori però sono legati a questa stagione, disastrosa su tutti i fronti: atteggiamento sbagliato dei calciatori, confusione del tecnico Conceicao e di chi l’ha preceduto, società allo sbaraglio e incapace di comprendere i difetti, tanti, del club. Tra l’altro, vincere ieri avrebbe consentito al Milan di qualificarsi all’Europa League, che adesso vista la classifica in Serie A appare un miraggio.
Sul banco degli imputati finiscono i vertici del Milan: il patron Cardinale (contestato ormai da mesi), il presidente Scaroni, il consigliere Ibrahimovic e l’ad Giorgio Furlani. Proprio quest’ultimo nel post-partita ha parlato di “fallimento”. I tifosi hanno sfogato la loro rabbia sui social: “Il Milan non esiste più”, “Andate via, indegni”, “Vergogna”, sono solo alcuni dei commenti. Adesso è tempo di ricostruire e ripartire, un’altra volta, per l’ennesima volta, ma quel che è sicuro è che i tifosi, quelli veri, hanno perso la pazienza e che il futuro di una delle squadre più gloriose della storia del calcio è più che mai incerto.