Dire no alla violenza contro le donne, oggi, domani, sempre

Il 25 novembre è la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Non abbassiamo la guardia su un problema che riguarda una donna su tre.

violenza contro le donne

La violenza contro le donne è un fenomeno globale, che purtroppo non accenna a spegnersi. Secondo un rapporto pubblicato dall’OMS, l’abuso fisico e sessuale è un problema che colpisce un terzo delle donne nel mondo.

L’istituzione di una giornata mondiale contro la violenza ha il merito di portare alla ribalta il problema, ma è necessario tenere alta l’attenzione, sempre.

Violenza contro le donne, la situazione

Anche nel nostro Paese, il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici (dati Istat).

Nel nostro Paese, le donne che subiscono violenza affrontano sempre maggiori difficoltà. I centri antiviolenza, primo rifugio per le vittime, in molti casi sono costretti a limitare le attività o a chiudere per mancanza di fondi. Anche i servizi sociali, gli ospedali, i tribunali, le forze dell’ordine spesso non hanno personale sufficientemente formato per rispondere alle richieste d’aiuto delle donne (dati Actionaid).

I centri D.i.Re Donne in rete contro la violenza

L’associazione D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, con centri di aiuto in tutta Italia, denuncia un aumento delle violenze, in particolar modo domestiche, aggravate dalla pandemia e dai conseguenti lockdown, e spesso estese anche ai figli. Parallelamente si registra una scarsa attenzione da parte delle istituzioni, con finanziamenti insufficienti, centri antiviolenza che chiudono, disinteresse da parte degli enti locali.

I numeri raccolti dall’associazione nel 2019: accolte più di 20.300 donne, tra i 30 e i 49 anni, di cui solo 1 su 3 con un reddito stabile. La violenza che subiscono è fisica, sessuale, psicologica, economica, e perpetrata nella maggioranza dei casi dal partner o dall’ex partner.

Solo il 27,8% delle donne accolte nei centri decide di avviare un percorso di denuncia. Il dato non deve stupire perché c’è una frequente vittimizzazione secondaria nelle aule dei tribunali, e perché spesso purtroppo la denuncia non risolve da sola l’uscita dalla situazione di violenza. Le donne spesso non vengono credute, o le denunce di violenza vengono derubricate a conflitti familiari.

Questi centri antiviolenza privilegiano un approccio all’autodeterminazione della donna, una presa di coscienza, un aiuto concreto di avviamento al lavoro, di accoglienza, di sostegno psicologico.

“Il 2020 sarà ricordato per sempre come l’anno del Covid19, del lockdown, del distanziamento sociale. E della crisi economica, che ha esposto – in maniera inequivocabile – la condizione di ineguaglianza tra uomini e donne che persiste in Italia. E, connessa al gender gap ed esacerbata dal lockdown, la persistenza della violenza contro le donne, che gli sforzi fin qui attuati – a livello legislativo, istituzionale e delle organizzazioni e movimenti delle donne – non sono ancora riusciti a mitigare, contenere, ridurre”. Così denuncia l’associazione D.i.Re nella conferenza stampa nazionale tenutasi nella giornata di oggi.

E aggiunge Antonella Veltri, presidente dell’associazione: ”Dai territori è emersa una fotografia […] che ci dà la misura di come siano necessari interventi di sistema. Quello che abbiamo notato in questo difficile periodo è la fragilità delle istituzioni preposte a contrasto del fenomeno della violenza. Chiediamo di rivedere l’intesa Stato Regioni del 2014, al fine di stabilire che le risorse del Piano Nazionale Antiviolenza siano investite per offrire alle donne percorsi di uscita dalla violenza che rispettino i princìpi della convenzione di Istanbul”.

È necessario valorizzare il ruolo dei centri antiviolenza, supportarli attivamente nella loro opera di sostegno, di formazione dei volontari, delle forze dell’ordine e degli operatori sanitari e giudiziari.

Come ricevere aiuto

Ricordiamo che tutte le donne in difficoltà possono:

  • chiamare il numero nazionale antiviolenza 1522
  • rivolgersi ai centri antiviolenza del territorio o ai consultori
  • rivolgersi alle associazioni di volontarie come la rete D.i.Re, che riunisce più di 100 centri in tutto il territorio nazionale