Trump e Putin, in scena a Riad per ridisegnare l’ordine mondiale

Gli Stati Uniti e la Russia si incontrano in Arabia Saudita: il primo passo verso un nuovo equilibrio geopolitico?

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L’Arabia Saudita è oggi il teatro di un evento che potrebbe segnare una svolta nella crisi ucraina e nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia. La capitale saudita ospita, infatti, il primo incontro diretto tra rappresentanti di Washington e Mosca dall’inizio della guerra in Ucraina, con un obiettivo che va oltre il conflitto stesso: gettare le basi per un possibile incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin.

Riad è quindi al centro della scena diplomatica: ha riportarlo in prima battuto è Adnkronos. L’evento si svolge all’indomani del vertice europeo sull’Ucraina tenutosi all’Eliseo, evidenziando il ruolo crescente dell’Arabia Saudita come mediatore internazionale. Secondo l’analista del Russia Eurasia Center, Tatiana Stanovaja, questa fase iniziale del dialogo non riguarderà direttamente la pace in Ucraina, ma piuttosto la ridefinizione dei rapporti bilaterali tra Stati Uniti e Russia. I punti all’ordine del giorno includono la riattivazione dei canali diplomatici ufficiali, la nomina di nuovi ambasciatori e, potenzialmente, un primo allentamento delle sanzioni contro Mosca.

A rappresentare la Russia sono il ministro degli Esteri Sergej Lavrov e il consigliere presidenziale JurijUšakov, già impegnati nel dialogo, iniziato stamane. Sul fronte americano, il principale interlocutore russo è Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente, che la scorsa settimana ha incontrato lo stesso Putin a Mosca. Il coinvolgimento saudita non è puramente ospitale: un funzionario saudita, citato dalla CNN, ha confermato che Riad ha un ruolo attivo nella mediazione, con la delegazione guidata dal consigliere per la Sicurezza nazionale Musaed al-Aiban.

L’Arabia Saudita si trova in una posizione di potere senza precedenti. Sempre secondo Adnkronos, il principe ereditario Mohammed bin Salman giocherebbe un ruolo chiave nelle dinamiche geopolitiche globali, mantenendo relazioni strategiche sia con Mosca che con Washington. Ha già facilitato il rilascio dell’insegnante americano Marc Fogel e rafforzato i legami economici con la Cina, consolidando così l’influenza saudita su più fronti. Mentre l’Occidente lo aveva isolato in seguito all’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, oggi il leader saudita appare come un interlocutore indispensabile. Un’indicazione della sua influenza è l’arrivo del presidente ucraino Vladimir Zelenskij a Riad, previsto già per questa sera, sebbene il leader di Kiev abbia dichiarato che non riconoscerà alcun accordo siglato senza la sua partecipazione.

Per Tammy Bruce, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, gli incontri non devono essere interpretati come una “negoziazione” sulla guerra in Ucraina. Tuttavia, fonti citate da Forbes sottolineano come la telefonata tra Trump e Putin abbia già dato a Mosca un vantaggio strategico: gli Stati Uniti hanno accettato di discutere la crisi ucraina nel contesto più ampio delle relazioni bilaterali, abbandonando la separazione netta tra il conflitto e gli altri temi diplomatici, come proposto dall’amministrazione Biden.

Un aspetto cruciale è l’assenza dell’Unione Europea dai negoziati. Washington sta agendo come intermediario tra Mosca e Kiev, escludendo Bruxelles da un ruolo autonomo. Questo lascia alla Russia margine di manovra per perseguire i propri obiettivi, in particolare il riconoscimento dei territori occupati e la neutralità dell’Ucraina.

L’ISW (Institute for the Study of War), think tank statunitense specializzato in analisi militare e geopolitica, riporta la dichiarazione di ieri del rappresentante russo all’ONU, Vasilij Nebenzja: “L’Ucraina ha irrimediabilmente perso i territori occupati dalla Russia e dovrebbe cedere ulteriori porzioni di territorio”. La posizione è stata ribadita da Sergej Lavrov, che ha escluso qualsiasi concessione territoriale da parte di Mosca. Secondo l’ISW, queste dichiarazioni fanno parte di una strategia più ampia per minare la legittimità di Kiev e spingere l’Occidente a riconsiderare il supporto all’Ucraina.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha risposto indirettamente su X, sottolineando che la Russia deve porre fine alla sua aggressione e che l’Ucraina necessita di garanzie di sicurezza credibili. Macron ha avvertito che un cessate il fuoco prematuro potrebbe avere la stessa sorte degli Accordi di Minsk, che Mosca ha sistematicamente violato.

Mentre si avviano i negoziati, la guerra sul campo non si ferma. Nella notte tra il 17 e il 18 febbraio, il Ministero della Difesa russo ha riferito di aver abbattuto cinque droni ucraini nelle regioni di Voronež e Belgorod. Intanto, la situazione sul fronte orientale resta critica: il canale Mash su Telegram segnala che quattro battaglioni ucraini rischiano di essere accerchiati nei pressi del villaggio di Costantinopoli, con circa 2.000 uomini coinvolti in quella che potrebbe diventare una delle più grandi sacche di accerchiamento dall’inizio della guerra.

In merito alle dichiarazioni della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zacharova, che ha attaccato il presidente italiano Sergio Mattarella, definendo “blasfeme” le sue parole sulle somiglianze tra l’aggressione russa all’Ucraina e il progetto di dominio del Terzo Reich, fonti moscovite citate dall’agenzia suggeriscono che la sua retorica aggressiva potrebbe essere dettata dal tentativo di guadagnare maggiore visibilità all’interno della nomenklatura russa.

L’incontro di Riad è un banco di prova per il nuovo assetto geopolitico mondiale. La Russia sembra puntare su un “cessate il fuoco condizionato”, che le permetterebbe di consolidare le conquiste territoriali e di negoziare da una posizione di forza. Ciononostante, la rivista statunitense Forbes fa sapere che la Casa Bianca potrebbe accettare una tregua solo in cambio di garanzie sulla sovranità ucraina.

Il rischio maggiore è che Mosca utilizzi i negoziati per guadagnare tempo e rafforzare le proprie posizioni, come accaduto negli anni precedenti con gli Accordi di Minsk. Il format scelto dagli Stati Uniti, che esclude l’UE, potrebbe inoltre compromettere l’unità dell’Occidente e dare alla Russia l’opportunità di negoziare direttamente con Trump su un’agenda più ampia.

L’esito del vertice di Riad sarà un indicatore chiave del futuro dell’Ucraina e dell’assetto globale nei prossimi mesi. Ma la domanda rimane: sarà un primo passo verso la pace o un’ulteriore mossa nel grande gioco della diplomazia internazionale? A Riad l’ardua sentenza…