Paralizzato, un esoscheletro comandato col pensiero lo fa camminare di nuovo

Per la prima volta un tetraplegico cammina grazie a un esoscheletro collegato al suo cervello. Un esperimento che dà speranza alle persone paralizzate.

Paralizzato, esoscheletro

Un giovane francese tetraplegico si è sottoposto ad un esperimento coordinato dal centro di ricerca biomedica Clinatec, dal CEA (ente francese per la ricerca tecnologica e scientifica) e dal Centre Hospitalier Universitaire di Grenoble. L’esperimento, durato 24 mesi, ha permesso al paziente paralizzato di muoversi sfruttando una neuroprotesi, un vero e proprio esoscheletro, comandata dal suo cervello.

Il primo esperimento su un paziente paralizzato

Thibault, questo il nome del giovane, ha 28 anni, ed è tetraplegico da quattro, a seguito di una caduta da un’altezza di 12 metri. Thibault si è sottoposto a questo esperimento dove gli sono stati impiantati elettrodi collegati al cervello che gli hanno permesso di controllare con il pensiero i movimenti di un esoscheletro, e di tornare così a camminare e a muovere gli arti superiori. Durante l’esperimento, il paziente si è sottoposto a un training per gestire il collegamento con la neuroprotesi, e si è allenato con un avatar simulato al computer.

Esoscheletro: i risultati della ricerca

L’esperimento è stato pubblicato su Lancet Neurology: “Approssimativamente il 20% dei traumi del midollo spinale portano alla tetraplegia” si legge nella ricerca, il cui obiettivo è stato quello “di dimostrare la fattibilità di una tecnica semi-invasiva che utilizza segnali cerebrali per guidare un esoscheletro”. 64 elettrodi sono stati impiantati in corrispondenza delle aree del cervello del paziente legate al sistema motorio: i segnali ricevuti da questi elettrodi, processati da un algoritmo e inviati all’esoscheletro, hanno permesso al paziente di guidarlo.

Una speranza per le persone paralizzate

Questa neuroprotesi è utilizzata solo in laboratorio per il momento, e non sarà disponibile a breve. Ma i risultati della ricerca sono incoraggianti al punto da costituire un punto di partenza per la creazione di supporti comandati dal cervello per migliorare la vita di chi ha una disabilità: una speranza concreta per le persone paralizzate o in sedia a rotelle.

(Foto: CEA)