
La crisi in Ucraina si aggrava drammaticamente. A Kiev si valuta con amarezza la possibilità di un ritiro dalle località conquistate nella regione russa di Kursk, occupate con successo nell’agosto del 2024 e diventate il simbolo delle ambizioni ucraine. Ora, però, il disimpegno americano e l’indebolimento del supporto occidentale stanno logorando le forze di Kiev: l’esercito, privo di risorse sufficienti, si trova in grave difficoltà, costretto a fare i conti con una pressione militare russa sempre più intensa.
Secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Telegraph, oltre 10mila soldati ucraini rischiano di rimanere intrappolati dopo che le truppe russe hanno sfondato le linee difensive principali e tagliato le catene di approvvigionamento. La situazione è talmente critica che l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, oggi vicecapo del Consiglio di Sicurezza della Russia, ha annunciato trionfante sui social: “Il calderone fumante è quasi chiuso”. Parole che lasciano presagire uno scenario drammatico, con migliaia di soldati ucraini che rischiano di essere accerchiati in un’area che sembra sempre più simile a una trappola mortale.
L’ombra dell’abbandono statunitense pesa come una sentenza capitale sulle truppe ucraine. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, intervistato da Fox News, si mostra a dir poco sprezzante verso Kiev e il suo presidente Vladimir Zelenskij. Trump, che ha recentemente congelato il sostegno militare americano all’Ucraina e interrotto la cruciale condivisione delle informazioni di intelligence, sottolinea: “Potrebbe non sopravvivere in ogni caso. Nessuno è stato più duro di me nei confronti della Russia, lo direbbe anche Putin”.
Lo scorso 5 marzo, Trump, intervenendo sui media, aveva usato parole durissime contro Zelensky: “Ha rubato caramelle a un bambino. Con Biden presidente, è stato facile per lui prendere soldi dagli Stati Uniti. Abbiamo dato 350 miliardi di dollari, mentre l’Europa solo 100 miliardi. Obama non ha dato nulla all’Ucraina. Io gli ho dato i Javelin con cui hanno distrutto i tank russi. Con me presidente, non ci sarebbe stata questa guerra né la tragedia del 7 ottobre 2023 in Israele”.
Le dichiarazioni di Trump di questi ultimi giorni alimentano la tensione internazionale. Il Tycoon afferma anche che l’Ucraina potrebbe “compromettersi comunque” indipendentemente dagli aiuti americani e sembra ironizzare sull’ipotesi di un ritorno di Zelenskij alla Casa Bianca per firmare accordi sulle terre rare, definendo l’ipotesi “probabile”. Tuttavia, Trump non intende ridurre ora le spese militari, sottolineando che “ci sono troppi problemi con la Russia e la Cina”. Una preoccupazione che riflette una visione globale inquietante: “Spendiamo soldi per missili nucleari che, se venissero usati, distruggerebbero il mondo”, avverte Trump.
In questo scenario di guerra e polemiche, la Russia intensifica la pressione militare. Questa notte, i raid russi nel Donetsk hanno ucciso almeno 12 persone, un numero destinato a salire. Zelenskij ha condannato duramente l’attacco, definendolo “spregevole e disumano”. In un drammatico aggiornamento sui social, il presidente ucraino ha denunciato: “Nell’ultima settimana la Russia ha sganciato 1.200 bombe aeree guidate, quasi 870 droni e più di 80 missili contro il nostro territorio. Questi attacchi includono componenti stranieri violando le sanzioni. Continueremo a cercare una pace giusta e garanzie di sicurezza affidabili”, ha ribadito Zelenskij, evidenziando ancora una volta la brutalità dell’aggressione russa.
A peggiorare il quadro per Kiev contribuisce Elon Musk, che non nasconde il peso cruciale della sua tecnologia Starlink per l’esercito ucraino: “Se disattivassi Starlink, la prima linea ucraina crollerebbe immediatamente. Il mio sistema è la spina dorsale della difesa ucraina. Ma vedere questo tritacarne mi fa stare male. Bisogna fermare il massacro. Pace adesso”, implora Musk.
Nel frattempo, la Russia cerca di ‘addolcire’ il proprio volto propagandistico con iniziative discutibili. Funzionari del partito Russia Unita, nella regione artica di Murmansk, hanno suscitato sdegno regalando tritacarne alle madri dei soldati russi morti al fronte in Ucraina. Un gesto percepito come un’inquietante metafora della carneficina in atto sui campi di battaglia, criticato sui social network internazionali con rabbia e sarcasmo. Tuttavia, Maksim Čengaev, sindaco della cittadina di Poljarnye Zori coinvolto nella controversa iniziativa, giustifica così il regalo: “Sono state proprio le madri a chiederci questo elettrodomestico, non potevamo rifiutare”. Una madre avrebbe persino ringraziato affermando: “Mi serviva proprio”, mentre il partito Russia Unita denuncia che la vicenda è stata volutamente “distorta e interpretata in modo provocatorio”.
Sul fronte diplomatico, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, annuncia l’imminente convocazione di un “collegio di sicurezza” europeo per rispondere agli attacchi ibridi russi. “La Russia usa l’energia come arma ibrida contro di noi per impedirci di sostenere l’Ucraina. Non permetteremo che accada di nuovo”, ha dichiarato in conferenza stampa a Bruxelles.
Intanto, la situazione militare nel Kursk diventa sempre più complicata per le forze ucraine. Il ministero della Difesa russo ha comunicato ufficialmente la riconquista di quattro insediamenti chiave in appena due giorni. Il blogger militare russo Jurij Kotenok descrive una situazione critica per l’Ucraina, la cui logistica appare ormai compromessa al punto che l’unica soluzione possibile potrebbe essere proprio quella di una ritirata.
La guerra si intreccia infine con le grandi manovre internazionali. In risposta alla crescente ostilità occidentale, Mosca annuncia nuove esercitazioni congiunte con Cina e Iran nell’Oceano Indiano, denominate “Security Bond 2025”, vicino al porto iraniano di Chabahar. Un evento simbolico che ribadisce la solidità di quello che molti analisti definiscono “l’asse del male”, con Pechino che invia il cacciatorpediniere Baotou e la nave di rifornimento Gaoyou. Le manovre, monitorate da osservatori internazionali, avvengono proprio nei giorni in cui Zelenskij incontra il principe saudita Mohammad bin Salman a Riad per cercare una soluzione diplomatica alla crisi.
Uno scenario che non lascia presagire nulla di buono: Kiev è isolata, Washington si ritrae, Mosca avanza e il mondo osserva impotente l’ennesimo capitolo tragico di questa guerra senza fine.
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