
Dopo un periodo di relativo silenzio, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida è tornato a far parlare di sé. E come sempre, non delude mai chi ama le uscite sopra le righe. Stavolta, il tema del contendere è stato il vino. Anzi, l’acqua. O meglio, l’abuso di entrambi.
Durante gli Stati Generali del vino, il ministro ha deciso di sfoderare una metafora destinata a entrare nel repertorio delle citazioni politiche più bizzarre: “L’abuso di acqua può portare alla morte.” Un’affermazione scientificamente corretta (anche l’acqua, in dosi estreme, è letale), ma che, nel contesto del dibattito sull’etichettatura allarmistica per gli alcolici, è sembrata a molti una difesa quantomeno ardita del vino. In sintesi, se non si mette un’etichetta sull’acqua, perché mai metterla sul vino? Logico, no?
Risate, critiche e bottiglie etichettate
Non poteva mancare la pioggia di reazioni. Da un lato, chi si è limitato a ironizzare: “Aspettiamoci ora bottiglie d’acqua con la scritta Attenzione: l’abuso può nuocere gravemente alla salute.” Dall’altro, le critiche più serie, come quella di Stefano Vaccari del PD, che ha ricordato come il settore vitivinicolo abbia bisogno di politiche serie e concrete, non di boutade da palcoscenico.
La controffensiva del ministro
Ma Lollobrigida non è certo tipo da arretrare. Anzi, ha rilanciato su Facebook con un post infuocato, accusando chi lo critica di “ignoranza cronica” o “malafede”. Per il ministro, il suo discorso era chiarissimo: nessuno demonizza l’acqua, ma il concetto era che qualsiasi alimento, se assunto in eccesso, può fare male. E il vino, se consumato con moderazione, non solo non è dannoso, ma può addirittura far bene alla salute.