Lauriano (Torino): bambini fantasma riemergono dal silenzio

Nessuno sapeva della loro esistenza. Nove e sei anni, mai andati a scuola, senza documenti né pediatra. Scoperti durante un’alluvione, ora vivono in comunità protette. Il padre: "Volevo proteggerli dal mondo". La Procura: "Cresciuti nell’isolamento e nell’incuria"

Hanno nove e sei anni. Si chiamano Rayan e Noha ma, a fino a poche settimane fa, per l’Italia, non esistevano. Nessun certificato di nascita, nessun codice fiscale, nessuna iscrizione a scuola. Vivevano in un cascinale isolato tra i boschi di Lauriano, nel Torinese, insieme al padre e alla madre, nascosti agli occhi del mondo, invisibili, fantasmi.

I genitori, una coppia di cittadini olandesi di 54 e 38 anni, hanno riferito ai carabinieri che i figli si trovavano in quella casa “da appena due settimane”, eppure tutto lascia pensare a una presenza ben più lunga.

La scoperta è avvenuta durante l’alluvione che ha colpito la zona a metà aprile. I carabinieri si erano recati al cascinale per notificare un’ordinanza di sgombero. In quella casa immersa nel verde, hanno trovato due bambini in condizioni igieniche precarie, con addosso ancora il pannolino. Non sapevano leggere né scrivere. Parlavano poco. Non avevano amici, né una scuola da frequentare.

Secondo quanto emerso dalle prime indagini, il padre, artista specializzato nella lavorazione dei metalli, residente a Lauriano da almeno tre anni, avrebbe deciso di tenere i figli fuori dal sistema scolastico e sanitario per timore del Covid. Fonti investigative parlano di una vera e propria ossessione per i virus, che avrebbe condizionato ogni scelta educativa. Assistito dalla sua legale, l’avvocata Afrikah De Mattia, l’uomo ha dichiarato: Io e mia moglie offrivamo loro tutto ciò di cui avevano bisogno. Ognuno aveva il proprio computer portatile, strumenti musicali, sci, giocattoli. Li portavamo al maneggio, nei musei, nei ristoranti. Non sono mai stati abbandonati”.

La madre, 38enne e senza fissa dimora, ha confermato con il compagno di aver optato per l’istruzione parentale, nonostante i bambini fossero privi di qualsiasi documento e quindi inesistenti agli occhi dello Stato italiano.

Ma per la Procura dei Minori di Torino, che ha avviato una procedura di adottabilità immediata, il quadro è diverso. La dirigente Emma Avezzù ha sottolineato la gravità della violazione dell’obbligo scolastico e ha parlato apertamente di inadeguatezza genitoriale: La madre è risultata completamente assente, disinteressata ai figli. Il padre li ha cresciuti in un contesto di incuria, isolamento e assenza di stimoli, privandoli di diritti fondamentali come l’istruzione, la socializzazione e l’assistenza medica”.

Ora Rayan e Noha vivono in due comunità protette, seguiti dal CISS (Consorzio Intercomunale dei Servizi Sociali) di Chivasso. Da pochi giorni hanno ottenuto il codice fiscale. Presto riceveranno anche una carta d’identità e una residenza ufficiale. Si lavora perché possano frequentare la scuola, avere un medico, una quotidianità fatta di regole e relazioni e, se il tribunale lo confermerà, un possibile inserimento in una famiglia affidataria.

La loro storia non è solo il racconto di un isolamento estremo: è il simbolo di un’infanzia sospesa, spezzata, cancellata da una paura che si è fatta bunker. Un padre convinto di proteggerli dal mondo, finendo per negarglielo. Un’istituzione che ha dovuto intervenire tardi, ma con decisione. Fuori dal cascinale, la pioggia si è fermata. Ma dentro Rayan e Noha c’è ancora tanto da sciogliere; il silenzio, l’assenza di parole, l’ombra lunga di un’infanzia invisibile. Oggi iniziano a scrivere la loro prima frase, il loro nome, la loro vita, e sarà, finalmente, alla luce del sole.

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