Ladyhawke a Castell’Arquato: il set magico che trasformò un borgo in leggenda

Nel 1984, il piccolo borgo medievale di Castell’Arquato si trasformò in un regno cinematografico per ospitare le riprese di Ladyhawke. Un mese di magie, risate e vita di set, raccontato da chi lo visse tra eclissi finte, figurazioni e panini con la mortadella.

Ladyhawke Castelarquato

Nel Settembre 1984, nel cuore dell’Emilia, un piccolo borgo medievale riceve la visita di Hollywood: Castell’Arquato. Con la sua Rocca Viscontea e le vie in pietra, venne scelto come scenografia naturale per il film Ladyhawke, diretto da Richard Donner. Un evento che spezzò la routine quotidiana del paese e lo trasformò, per alcune settimane, in un crocevia di magia, cinema e comunità.

Castell’Arquato: “Ti han chiamato per fare la comparsa!”

Le comparse, circa cinquanta, venivano da ogni angolo della zona. Alcuni erano giovani spinti da curiosità, altri genitori convinti da figli entusiasti. La sveglia suonava alle cinque, poi trucco e costumi. I figuranti indossavano abiti di scena realizzati con sacchi di juta e cappellini legati sotto il mento con cordini. Un abbigliamento tutt’altro che comodo, ma che contribuiva a creare quell’atmosfera medievale tanto ricercata dal regista.

Il compenso era di 50.000 lire al giorno, pagate in contanti da una valigetta: un piccolo tesoro per chi si prestava a vivere dodici ore di attese e riprese, tra un panino con la coppa e una risata.

Appesi alla Rocca: quando il set diventò realtà

Alcune scene rimasero impresse nella memoria più di altre. Come quella girata sulla parete esterna della Rocca Viscontea, dove vennero issati due finti impiccati. Uno di loro, Fabrizio Pallastrelli, racconta di aver indossato un cappuccio nero e di essere rimasto appeso a oltre dieci metri da terra. La barba finta, incollata con una colla così forte da irritare la pelle, fu sostituita con una vera nei giorni successivi, lasciando il ricordo di un’esperienza tanto epica quanto… pruriginosa.

Cinecittà in paese: trasformazioni architettoniche

Gli scenografi di Cinecittà modificarono l’aspetto del borgo per adattarlo alle esigenze della pellicola. Muri merlati vennero innalzati lungo la strada Solata, una parete in mattoni coprì la loggia del Palazzo del Podestà e una passerella in legno fu costruita dal ponte levatoio della Rocca fino al portico del Paradiso.

Fu proprio lì che venne girata una delle scene più iconiche: Rutger Hauer, nei panni del cavaliere Etienne di Navarre, che cavalca verso la Collegiata di Santa Maria Assunta. Un momento di cinema puro incastonato nella pietra.

I grandi assenti e le eclissi invisibili

Gli attori principali si alternavano sul set, ma non tutti erano accessibili. Mentre Hauer e Matthew Broderick erano presenti e visibili, Michelle Pfeiffer rimase perlopiù lontana dai riflettori locali. I giovani del paese speravano di scambiare almeno una parola con lei, ma il sogno si infranse in silenzio.

Alcune scene vennero girate e poi tagliate. Una, in particolare, richiese alle comparse di guardare verso il cielo per simulare un’eclissi. Nell’edizione finale del film, l’eclissi c’è… ma gli sguardi di stupore no. Tagliati in fase di montaggio, lasciando solo il ricordo di un momento surreale.

Tra whisky, vino e legname: la vita dietro le quinte

L’atmosfera sul set era vivace e allegra. Gli attori americani si distinguevano anche per i loro gusti: whisky già dalle dieci del mattino. Gli italiani, invece, restavano fedeli al vino bianco o rosso. Le giornate trascorrevano tra ciak e chiacchiere, mentre il borgo accoglieva con entusiasmo questa stravagante invasione.

Persino il legname usato per le scenografie venne lasciato in paese e riutilizzato per costruire baracche lungo il fiume Arda, diventando parte integrante della vita comunitaria.

Un set, un’epoca, un ricordo indelebile

Oggi, a quarant’anni dall’uscita di Ladyhawke, il ricordo di quel set rimane vivo tra le vie di Castell’Arquato. Non è solo un tributo al cinema, ma alla giovinezza, alla spensieratezza e alla bellezza di un mese che trasformò un borgo in un mondo magico. E nel silenzio della Rocca, ancora oggi, sembra di poter sentire le risate di allora e il rumore lontano di un ciak.