
Donald Trump ha deciso di dichiarare guerra economica all’Europa, e lo fa con una delle sue mosse più spregiudicate: l’imposizione di dazi del 25% sulle importazioni europee. Non è solo una questione commerciale, è una vera e propria strategia di dominio, un attacco mirato alla nostra economia. La retorica trumpiana è chiara e priva di sfumature: secondo lui, l’Unione Europea non è nata per garantire la pace o la prosperità economica, ma per «fregare gli Stati Uniti». Un’assurdità che serve a giustificare una politica aggressiva volta a smantellare il nostro sistema produttivo e industriale.
Un attacco frontale all’Europa
Non siamo di fronte a un semplice scontro commerciale, Trump ha deciso di prendere di mira i pilastri dell’economia europea, con particolare accanimento su Germania e Italia, che trainano il settore manifatturiero. Settori strategici come l’automobilistico, il farmaceutico e l’agroindustriale saranno i primi bersagli di questa politica predatoria.
I numeri parlano da soli, l’Italia vanta un surplus commerciale di 43 miliardi di dollari con gli Stati Uniti. Ora, questa forza economica rischia di trasformarsi in un punto debole, sotto la minaccia di una ritorsione che mira a farci arretrare economicamente e a renderci dipendenti dal mercato americano.
Il grande ricatto di Trump
Trump lancia la sfida, convinto che l’Europa non avrà il coraggio di reagire: «Possono provare a farlo, ma gli effetti non sarebbero gli stessi, perché noi andremo a vendere da un’altra parte… tutto il mondo vuole i nostri prodotti». Questa arroganza nasconde un punto debole, gli Stati Uniti hanno tanto bisogno del nostro mercato quanto noi del loro. Una guerra commerciale non colpirebbe solo l’Europa, ma anche gli americani stessi.
Ma il vero obiettivo di Trump non è solo quello di mettere in difficoltà la nostra economia. È molto più subdolo: vuole spingere l’Europa alla deindustrializzazione, costringendo le nostre aziende a cedere ai capitali statunitensi. Se la nostra produzione si indebolisce, Washington avrà mano libera per dettare legge e colonizzare economicamente il nostro continente.
L’Europa non può restare a guardare
L’Europa deve reagire, e subito. Le istituzioni comunitarie devono smetterla di illudersi di poter dialogare con Trump, qui non c’è spazio per diplomazie inefficaci. La risposta deve essere netta: imporre dazi di pari entità sulle merci americane e diversificare i nostri partner commerciali. È tempo di rafforzare i legami con Asia, Sudamerica, Canada, Australia, India e Medioriente. Dobbiamo dimostrare di poter fare a meno di un’America sempre più ostile.
Abbiamo un’economia forte, prodotti di qualità che il mondo ci invidia: dalla tecnologia all’industria farmaceutica, dal settore agroalimentare al lusso. Se gli Stati Uniti scelgono l’isolazionismo, l’Europa deve rispondere aprendosi a nuove opportunità.
Una questione di orgoglio e sovranità
Questa non è solo una disputa commerciale, è una battaglia per la nostra indipendenza economica. Trump vuole un’Europa debole e frammentata, incapace di farsi valere a livello globale. Non possiamo permetterlo. Gli Stati membri devono unirsi e rispondere con una sola voce. Se non lo facciamo ora, rischiamo di diventare una colonia economica di Washington.
Le istituzioni europee devono svegliarsi e agire con decisione. Non è più tempo di mezze misure, il Vecchio Continente ha le risorse per respingere questo attacco e trasformarlo in un’opportunità.
Trump pensa di poter schiacciare l’Europa? Dimostriamogli che si sbaglia. Perché i prodotti che tutti vogliono sono i nostri.