Un’illusione diplomatica: la tregua di Gedda e il nulla di fatto

Gedda come propaganda politica: un vertice che non cambia il conflitto

Gedda

L’incontro di Gedda sulla tregua in Ucraina si è rivelato un’illusione diplomatica, un passo apparentemente importante ma che, in realtà, non ha portato alcun risultato concreto. La proposta avanzata dalla delegazione americana e accettata da Kiev, che prevedeva un cessate il fuoco di 30 giorni, è stata celebrata come una svolta. Eppure, mancano gli elementi fondamentali che possano rendere questa tregua effettiva e duratura: nessuna garanzia per Mosca, nessun termine economico discusso, nessun accenno alla questione territoriale.

Un’illusione diplomatica dell’Occidente

L’ottimismo ostentato dagli Stati Uniti e dall’Europa non basta a coprire il vuoto sostanziale dell’accordo. Il Segretario di Stato USA, Rubio, ha dichiarato che “la palla è ora nel campo della Russia”, un’affermazione che non tiene conto della realtà geopolitica. Senza concessioni o condizioni chiare, è impensabile che Putin accetti una tregua che non offra alcun vantaggio strategico a Mosca. Trump, con il suo solito tono perentorio, ha espresso la speranza che il presidente russo accetti il cessate il fuoco totale, annunciando un colloquio imminente. Ma da Mosca la risposta è stata tutt’altro che incoraggiante.

La Russia non si piega a diktat esterni

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha ribadito che “la posizione di Mosca non si forma all’estero, ma all’interno della Federazione Russa”, lasciando intendere che le decisioni non verranno influenzate da incontri che escludono la Russia dal processo decisionale.

Un errore strategico dell’Occidente

La verità è che l’Occidente ha peccato di ingenuità o, peggio, di arroganza. Pensare di poter imporre una tregua senza ascoltare le richieste di una delle parti coinvolte è una strategia fallimentare. La Russia ha chiarito più volte che non accetterà mai un cessate il fuoco senza precise garanzie, che potrebbero riguardare la neutralità dell’Ucraina, il riconoscimento della Crimea come territorio russo o l’autonomia delle regioni del Donbass. Ma di tutto questo a Gedda non si è parlato.

Un accordo privo di basi economiche e territoriali

L’assenza di un dibattito su questioni economiche e territoriali è stata un’altra grave lacuna. L’Ucraina continua a ricevere aiuti e sostegno militare, ma la ricostruzione del paese e il futuro delle sue regioni restano argomenti tabù. Gli Stati Uniti si sono impegnati a riattivare l’intelligence condivisa con Kiev, ma questo non basta per creare una prospettiva di stabilità a lungo termine.

Un’illusione politica per l’Europa

La Premier italiana Giorgia Meloni si è detta “soddisfatta” dell’incontro, affermando che “ora la decisione spetta a Mosca”. Ma in realtà, senza concessioni chiare, non c’è alcuna decisione da prendere: la Russia non può accettare una tregua che non tenga conto delle sue richieste, e questa proposta sembra più un’operazione di immagine che un vero passo avanti nella risoluzione del conflitto.

Serve una diplomazia vera, non imposizioni

La diplomazia dovrebbe essere uno strumento di dialogo e compromesso, non un’arma unilaterale. Il fallimento dell’incontro di Gedda dimostra ancora una volta che senza un coinvolgimento reale di tutte le parti in causa, ogni tentativo di tregua è destinato a rimanere lettera morta. L’Occidente deve prendere atto che il conflitto in Ucraina non si risolve con dichiarazioni di intenti o con imposizioni, ma con una trattativa vera, in cui anche la Russia abbia voce in capitolo. Solo allora si potrà parlare di un vero passo avanti.