Appello bis delitto Mollicone: la Cassazione annulla l’assoluzione dei Mottola

Nuova udienza per il caso di Arce: la Suprema Corte accoglie il ricorso della Procura

Serena Mollicone

La Corte di Cassazione ha disposto un nuovo processo di appello per il caso dell’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto nel giugno 2001 ad Arce, nel Frusinate. Accogliendo il ricorso della Procura generale della Corte d’Appello di Roma, i giudici hanno annullato l’assoluzione dell’ex comandante della caserma dei Carabinieri di Arce, Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, precedentemente scagionati dalle accuse di omicidio.

Mollicone: il ricorso e le motivazioni della Suprema Corte

Secondo la Corte di Cassazione, la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma presentava gravi lacune motivazionali. Il Procuratore generale ha infatti evidenziato diverse violazioni di legge e sottolineato la necessità di riesaminare il caso alla luce di nuovi elementi. Le 59 pagine del ricorso mettono in discussione l’analisi della Corte d’Appello, ritenuta carente nella valutazione di una pluralità di indizi.

Il rappresentante dell’accusa ha affermato che la sentenza precedente avrebbe mostrato un “atteggiamento pilatesco”, evitando di approfondire il motivo della presenza di Serena Mollicone nella caserma di Arce il giorno della sua scomparsa. Secondo il Procuratore generale, l’assenza di una valutazione unitaria degli indizi costituisce un “macro vizio” che impone un nuovo processo.

Le reazioni della famiglia di Serena Mollicone

La famiglia della vittima ha accolto la decisione della Cassazione con speranza. Consuelo Mollicone, sorella di Serena, ha dichiarato: “Oggi è un giorno importante. Dopo 24 anni continuiamo a sperare nella giustizia e nella verità”. Lo zio Antonio ha aggiunto di aver sempre avuto fiducia nel sistema giudiziario e di guardare con ottimismo alla nuova fase processuale.

La difesa degli imputati e le critiche degli esperti

Dalla parte opposta, gli avvocati della famiglia Mottola ribadiscono la convinzione che il nuovo processo confermerà le precedenti assoluzioni. “I giudici di Cassino prima e di Roma poi hanno già sancito l’innocenza dei nostri assistiti. Confidiamo che anche la Suprema Corte giunga alla stessa conclusione”, ha dichiarato il legale Mauro Marsella.

Più duro il commento del criminologo Carmelo Lavorino, consulente della difesa: “Siamo certi che gli inquirenti stiano insistendo nell’errore. Ciò si riversa sulle spalle dei contribuenti, che sono entrati nel deserto e lì continuano a vagare, seguendo il nulla mischiato col niente. Illazioni, pettegolezzi, forzature ed errori congetturali. Si sono basati su prove scientifiche illogiche, forzate e sballate. Ipotesi investigative senza valore, su nessuna ricostruzione logica di movente, di motivazioni, di circostanze, di situazioni e di cronologie temporali”.

Continua Lavorino: “Non hanno indizi contro gli imputati, non hanno prove, tutto è a favore della tesi della difesa. Stanno sprecando tempo, risorse, piste investigative e i soldi del contribuente. Ci troviamo di fronte a un sistema investigativo che se ‘errorifico’ difende i propri errori, nonostante l’assenza di elementi concreti a carico degli imputati. Tale sistema si scatenò contro l’innocente Carmine Belli, oggi si è rinnovato contro la Famiglia Mottola. Quelli che 20 anni accusarono il carrozziere Belli oggi accusano i Mottola senza portare nulla di concreto, se non illogicità e contraddizioni”.

Un nuovo processo per la verità

Con la decisione della Cassazione, il caso di Serena Mollicone si riapre ancora una volta. Il nuovo processo d’appello rappresenta un ulteriore capitolo in una vicenda che, a distanza di oltre due decenni, continua a sollevare dubbi e interrogativi sulla ricerca della verità.