Guerra agli Houti nello Yemen. Alcune riflessioni

I 100 missili lanciati da navi, sottomarini ed aerei anglo-americani nella notte dell’11 gennaio recano con se il triste messaggio di una sconfitta annunciata. Il tentativo di districarsi dalla polveriera medio orientale tentato negli anni scorsi dalle Amministrazioni americane – sia a guida repubblicana che a guida democratica – è fallito. A far detonare questa ennesima guerra che risucchia le capacità militari ed industriali degli Stati Uniti e dei suoi alleati è ancora una volta la questione israeliana. Le nazioni del Medio Oriente vivono da sempre una doppia fedeltà; quella di essere Stati di diritto inseriti nell’ordine mondiale westfaliano e quella di avere come principio fondante o ispiratore un dettato religioso che fa riferimento ad una comunità spirituale (“La Terra dell’Islam”) collocata ben oltre i confini dei loro stessi Stati. Quando il mondo arabo è alle prese con la questione israeliana queste due fedeltà collidono, dando origine ad un ambiguità politica che a tratti sfocia nella più aperta ipocrisia. Il comunicato con cui l’Arabia Saudita oggi chiede agli Stati Uniti di contenersi nella sua reazione contro gli attacchi Houti alle navi non si sa davvero se deve essere interpretato come una battuta, una vendetta postuma o un tentativo di tenere insieme ciò che insieme non sta.

Le guerre contemporanee non finiscono in sei giorni e neppure in poche settimane. L’attacco anglo-americano della notte scorsa non ha raso al suolo le capacità militari degli Houti, i quali sicuramente reagiranno; i suoi effetti si riverbereranno in Siria ed in Iraq. I bombardamenti sulle installazioni degli Houti in Yemen sono l’inizio di un confronto militare tra gli USA ed i suoi alleati ed il mondo delle milizie sciite filo-iraniane; difficile stabilire oggi quali saranno le ricadute e gli sviluppi di tutto ciò, ma è probabile che il conflitto si estenderà nel tempo.

Il prezzo del Brent sale a 80 dollari al barile in poche ore. Fino ad oggi gli Houti si erano rigorosamente astenuti dal tentare di colpire le petroliere; il traffico di greggio su nave attraverso gli Stretti di Bab el-Mandeb risultava pressoché invariato rispetto al periodo precedente la Guerra Israele-Hamas (con la piccola eccezione delle navi della British Petroleum). E’ facile immaginare che questa regola non scritta da qui in poi non verrà rispettata. Più in generale, vedremo le ricadute sul mercato mondiale delle merci rappresentata dall’attacco di ieri notte, che potrebbe forse portare ad un blocco totale degli Stretti di Bab el-Mandeb al traffico commerciale per un tempo indefinito.

Tra il 1618 ed il 1648 si svolse in Europa la “Guerra del Trent’anni”. Fu una spaventosa guerra di religione in cui cattolici e protestanti si massacrarono senza pietà alcuna in un’orgia di orrori. A sostenere gli Stati tedeschi protestanti era il Cattolicissimo Re di Francia, il cui consigliere politico, Richelieu, era niente meno che un cardinale della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Erano pagate con cattolicissimi denari francesi le armi che uccidevano i cattolici di Germania. Richelieu per vocazione si occupava di salvare le anime, ma di mestiere si occupava di salvare la Francia; e Richelieu era convinto che, finché la Germania era divisa in 37 Stati che si combattevano tra di loro, la Francia era al sicuro, ma se questi 37 staterelli si fossero uniti, la Germania sarebbe diventata la più forte potenza d’Europa.

Più forte della Francia stessa. Circa 230 anni dopo, il timore di Richielieu si realizzò. L’Impero Germanico così costituito portò a tra guerre contro la Francia nel giro di 70 anni. La Guerra Franco-Prussiana, la Prima Guerra Mondiale e la Seconda Guerra Mondiale. Dopodiché la Francia, e l’Europa tutta, non furono mai più ciò che erano state fino a quel momento. Si può a lungo arzigogolare sul cinismo della politica di Richelieu durante la Guerra dei Trent’anni. Ma si deve ammettere che una buona politica estera serve allo scopo di prevenire le situazioni di crisi, creando le condizioni perché queste non si manifestino. Insomma: una buona politica estera serve ad evitare di arrivare a chiudere la stalla quando i buoi ormai sono scappati. Come sia stato possibile che a un gruppo estremista, che sulla propria bandiera scrive: “Morte all’America! – Morte a Israele! – Maledizione sugli Ebrei! – l’Islam vincerà!”, sia stato permesso di arrivare a controllare degli Stretti strategici per l’intero commercio mondiale, è qualcosa su cui riflettere attentamente.

Le manifestazioni di sostegno nella capitale yemenita Sana’a

 

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