Covid: Conte e Speranza contro il plotone di esecuzione politico

Politici e virologi divisi sulla commissione d'inchiesta sulla gestione Covid

Il 6 luglio è arrivato il via libera dell’Aula della Camera alla proposta di legge che puntava alla istituzione di una commissione di inchiesta sulla gestione, da parte dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro della Sanità Roberto Speranza, dell’emergenza Covid in Italia. Conte in Aula ha dichiarato: “la commissione è una farsa, non un atto di coraggio politico ma di vigliaccheria” per poi rincarare la dose aggiungendo: “Così come è, questa commissione di inchiesta, è un plotone di esecuzione politico con due nomi: Giuseppe Conte e Roberto Speranza”.

Cosa dovrà fare la commissione d’inchiesta

Il compito della Commissione parlamentare sarà di svolgere indagini e valutare l’efficacia, la tempestività e i risultati delle misure adottate dal Governo durante la pandemia oltre a esaminare tutti documenti, i verbali di organi collegiali, gli scenari di previsione e gli eventuali piani sul contagio elaborati in quel periodo. Ma l’elenco è ben più lungo. Tra le voci più significative ci sono:

  • accertare le ragioni per cui il piano pandemico nazionale e la sua attivazione non sono stati oggetto di considerazione da parte degli organismi istituiti dal Governo, tra cui la task force istituita presso il ministero della Salute e il Comitato tecnico scientifico
  • esaminare i rapporti intercorsi tra le competenti autorità dello Stato italiano e l’Oms
  • indagare e accertare le vicende relative al ritiro del rapporto sulla risposta dell’Italia al virus SARS-CoV-2 dopo la sua pubblicazione nel sito internet dell’ufficio regionale dell’Oms per l’Europa
  • valutare la tempestività e l’adeguatezza delle indicazioni e degli strumenti che il Governo e le sue strutture di supporto hanno fornito alle Regioni e agli Rnti locali nel corso di ciascuna fase dell’emergenza pandemica
  • valutare la tempestività e l’adeguatezza delle misure adottate dal Governo e dalle sue strutture di supporto sotto il profilo del potenziamento del Servizio sanitario nazionale e delle dotazioni di esso nel corso di ciascuna fase dell’emergenza pandemica
  • verificare la quantità, la qualità e il prezzo dei dispositivi di protezione individuale, dei dispositivi medici, dei materiali per gli esami di laboratorio e degli altri beni sanitari presenti immediatamente prima dell’emergenza pandemica e poi acquistati dal Governo e dalle sue strutture di supporto e distribuiti alle regioni nel corso dell’emergenza pandemica
  • indagare su eventuali abusi, sprechi, irregolarità, comportamenti illeciti e fenomeni speculativi che abbiano interessato l’attività, le procedure di acquisto e la gestione delle risorse destinate al contenimento della diffusione e alla cura della malattia da parte del Governo, delle sue strutture di supporto e del Commissario straordinario
  • accertare eventuali responsabilità del commissario straordinario in particolare per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale prodotti in Cina, i contratti di appalto e di concessione, la progettazione e realizzazione di strutture e unità sanitarie destinate ai pazienti affetti da Covid-19, degli hub vaccinali (tra cui le ‘primule’), dell’App ” Immuni” e della piattaforma unica nazionale per la gestione del sistema di allerta e la gestione della fase iniziale della campagna di vaccinazione. E ancora per l’acquisto di banchi a rotelle per le istituzioni scolastiche allo scopo di garantire il distanziamento tra gli alunni
  • verificare e valutare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite nell’adozione e applicazione delle misure di contenimento adottate dal Governo
  • verificare e valutare la legittimità della dichiarazione dello stato di emergenza e delle relative proroghe nonché dell’utilizzo dello strumento della decretazione d’urgenza
  • valutare l’adeguatezza e la proporzionalità delle misure adottate per la prevenzione e la gestione dei contagi in ambito scolastico
  • svolgere indagini relative agli acquisti delle dosi di vaccino destinate all’Italia nonché all’efficacia del piano vaccinale predisposto
  • stimare e valutare, anche eventualmente attraverso la collaborazione con soggetti esterni, l’incidenza che i fatti e i comportamenti emersi nel corso dell’inchiesta possono avere avuto sulla diffusione dei contagi, sui tassi di ricovero e di mortalità per Covid-19 nonché sugli eventi avversi e sindromi post-vacciniche denunciati.

Parlamento diviso

Sull’istituzione della Commissione di inchiesta naturalmente il Parlamento si è diviso tra i partiti assetati di “verità” e quelli assolutamente contrari. La proposta di legge, sostenuta dai partiti di centrodestra, ha ottenuto 172 voti favorevoli, quattro astenuti e zero contrari mentre Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno protestato contro l’approvazione del testo e non hanno partecipato alla votazione finale.

Virologi e immunologi divisi

Non solo i partiti ma anche virologi e immunologi (che hanno passato ore e ore di fronte alle telecamere prima, durante e dopo la pandemia) si sono divisi nel giudizio di questa Commissione. Secondo Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, la commissione avrebbe ragione di esistere se il suo obiettivo fosse quello di “capire gli errori fatti per migliorare la risposta futura”. Insomma, va bene a patto che non sia unprocesso politico (perchè alla scienza non interessa questo aspetto) ma un sistema per evitare altre situazioni simili in un ipotetico futuro.

Per  Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie infettive dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova la Commissione potrà essere uno strumento per capire “quali errori non debbano essere più commessi in caso di nuova pandemia”. Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha dichiarato: “Spero che alle audizioni siano invitati i medici e i ricercatori meno ascoltati nel periodo ‘nero’ del Covid e che si possa imparare dagli errori commessi, ad esempio sulla durata del lockdown, su quella dell’obbligo delle mascherine e sulla chiusura delle scuole”.

Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma e Andrea Crisanti sono di parere opposto. Secondo Ricciardi “se l’obiettivo è indagare sui vaccini, è una follia. E’ pazzesco, il mondo va al contrario: si fa una commissione d’inchiesta sulla soluzione invece che sulla causa”. Anche  per l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento, la Commissione è “una pessima iniziativa: un’entrata a gamba tesa della politica su aspetti tecnici delicatissimi, fra cui la campagna vaccinale”. Per Lopalco “tutto ciò porterà in futuro ad atteggiamenti difensivi da parte di ogni organo tecnico che sarà chiamato a difendere il Paese da una minaccia pandemica. La Commissione, con tale impianto, di certo non contribuirà a creare il clima di serenità che sarebbe invece stato necessario per valutare oggettivamente quanto di giusto e di sbagliato ci sia stato nella risposta italiana alla pandemia”.

Massimo Galli, ex direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha dichiarato all’AdnKronos Salute: “la Commissione sembra uno strumento per un regolamento di conti politico. Meglio sarebbe stato concentrare le energie sulla prevenzione e sul futuro, senza dimenticare che anche il presente non è ancora privo di rischi”.

Quanto ci costerà?

Per il funzionamento della Commissione, è stato stabilito un limite di spesa pari a 100.000 euro per l’anno 2023 e di 300.000 euro per ciascuno degli anni successivi, a carico, in egual misura, dei bilanci interni del Senato e della Camera. I Presidenti di Senato e Camera, potranno autorizzare annualmente un incremento di spesa non superiore al 20 per cento di quella prevista, a seguito di richiesta del Presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell’inchiesta.

 

Nel frattempo, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Ghebreyesus, intervenuto all’Assemblea mondiale della sanità ha dichiarato: “La fine del COVID-19 come emergenza sanitaria globale non è la fine del COVID-19 come minaccia per la salute globale. Resta il rischio “di un’altra variante” o di un altro agente patogeno emergente con un potenziale ancora più mortale”.

Si salvi chi può.