
Il vento gelido di Mosca soffia ancora tra le mura dell’ambasciata statunitense, ma questa volta porta con sé una notizia inaspettata: Kalob Wayne Byers, il cittadino americano arrestato lo scorso 7 febbraio all’aeroporto di Vnukovo con l’accusa di traffico di droga, è stato rilasciato. Attualmente, si trova all’interno della sede diplomatica degli Stati Uniti, in attesa di un volo per tornare a casa. La notizia, sorprendente per rapidità e modalità, è stata diffusa non dalle autorità russe o americane, ma dai genitori del giovane, che hanno rotto il silenzio attraverso i social media.
Kalob Byers, 28 anni, si era recato in Russia per preparare i documenti necessari al matrimonio con la sua fidanzata, Naida Mambetova, cittadina russa. Ma il destino ha preso una piega inaspettata quando, durante un controllo bagagli, un cane antidroga ha segnalato la sua borsa. Al suo interno, le autorità doganali hanno rinvenuto caramelle gommose contenenti cannabinoidi. Secondo i genitori di Byers, si trattava di prodotti acquistabili in qualsiasi stazione di servizio negli Stati Uniti e utilizzati dal figlio per gestire crisi epilettiche.
L’arresto è stato immediato: contro Byers e Mambetova è stato aperto un procedimento penale per traffico di droga e il tribunale di Solncevskij ha ordinato la loro custodia cautelare. La prospettiva era drammatica: il cittadino americano rischiava fino a dieci anni di carcere, una condanna severa in un Paese che ha già dimostrato in passato di non essere clemente nei confronti di stranieri trovati in possesso di sostanze stupefacenti, indipendentemente dal loro utilizzo terapeutico.
Dopo appena dieci giorni di detenzione, Byers è stato liberato, senza che le autorità russe abbiano fornito spiegazioni ufficiali. Il caso si discosta nettamente da episodi analoghi del passato, come quello della star del basket Brittney Griner, che ha trascorso quasi un anno dietro le sbarre prima di essere rilasciata in uno scambio di prigionieri, o dell’insegnante americano Marc Fogel, condannato a 14 anni di carcere per il possesso di marijuana medica e liberato solo pochi giorni fa in cambio del cybercriminale russo Alexander Vinnik.
La dinamica solleva numerosi interrogativi. Perché Mosca avrebbe deciso di lasciar andare Byers così in fretta, senza avviare una lunga trattativa diplomatica, come avvenuto in passato? E soprattutto, Naida Mambetova è stata rilasciata con lui o si trova ancora in carcere? Su questo punto, nessuna fonte ufficiale ha ancora fornito risposte.
Il caso Byers si inserisce in un quadro complesso. Negli ultimi anni, diversi cittadini americani sono stati arrestati in Russia con accuse legate alla droga. Secondo il quotidiano Politico, il Cremlino è stato spesso accusato di usare queste detenzioni come leva nei negoziati internazionali. L’arresto di Brittney Griner nel 2022, il caso Fogel e ora il fermo (seppur breve) di Byers alimentano il sospetto che Mosca sfrutti la questione delle droghe leggere per esercitare pressione sugli Stati Uniti.
Un portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato di essere a conoscenza della situazione e di stare monitorando il caso, ma senza fornire dettagli sul ruolo che Washington potrebbe aver avuto nel rilascio. Le autorità americane hanno più volte denunciato le detenzioni di Griner e Fogel come ingiuste, e non è escluso che abbiano fatto pressioni anche per Byers.
La coincidenza temporale tra la liberazione di Byers e quella di Marc Fogel solleva interrogativi: gli Stati Uniti hanno ottenuto un doppio rilascio in cambio della consegna di Aleksandr Vinnik? Oppure Mosca ha voluto dimostrare di poter gestire questi casi a proprio piacimento, senza bisogno di scambi ufficiali? Il caso di Kalob Byers potrebbe rappresentare un messaggio chiaro all’Occidente: la Russia può arrestare e liberare chi vuole, quando vuole, nel momento più strategico.
Ma chi è Aleksandr Vinnik? Arrestato in Grecia nel 2017 su richiesta degli Stati Uniti con l’accusa di aver riciclato 4 miliardi di dollari attraverso la piattaforma BTC-e, ha affrontato un lungo iter giudiziario che lo ha portato prima in Francia, dove è stato condannato per frode informatica, e poi negli Stati Uniti. Nel maggio 2024, ha ammesso la propria colpevolezza per cospirazione al riciclaggio di denaro. Il suo caso si è intrecciato con tensioni geopolitiche e operazioni finanziarie legate al crimine informatico internazionale, rendendolo una figura centrale nei rapporti tra Mosca e Washington.
Nel frattempo, mentre Kalob Byers si prepara a tornare a casa, rimane l’ombra di una giustizia che appare sempre più selettiva, soggetta agli equilibri politici e alle opportunità diplomatiche. Una certezza, però, c’è: l’incubo di Byers è finito. Ma per almeno dieci americani ancora detenuti nelle prigioni russe, il calvario continua, lasciando aperti scenari incerti su future negoziazioni e possibili scambi di prigionieri.
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