Dentro la storia ebraica, un tema ricorrente, ritorna ciclicamente: il risveglio. Un risveglio che trascende la sfera personale e si estende a ogni membro della nostra comunità, che si riflettere profondamente sul significato di essere ebrei. Questa riflessione ci invita a confrontarci con le sfide che si sono affrontate nel corso dei secoli e a riscoprire i valori che ci uniscono, forti e indissolubili. Oggi, più che mai, è fondamentale risvegliare l’orgoglio di appartenere a una tradizione millenaria, una tradizione che, nonostante le sue fragilità, ha dimostrato una straordinaria caparbietà e una capacità di rinascita.
Ma come possiamo intraprendere questo cammino di risveglio senza cadere nella trappola della “superiorità”? Come possiamo riaffermare la nostra identità ebraica senza dimenticare l’importanza di accompagnare per mano, in modo umile, gli altri nel nostro percorso? L’orgoglio di essere ebrei non deve mai tradursi in arroganza. È un orgoglio che si alimenta di comprensione, empatia e condivisione. È il coraggio di risvegliare la propria identità e di viverla nella sua pienezza, non come una bandiera da sventolare, ma come una Luce da condividere con il mondo. Immaginate, per un momento, una comunità in cui ogni individuo si sente libero di esprimere la propria identità senza il timore di giudizi o di esclusione. Un luogo dove il dialogo si fa strada, dove le differenze non vanno più sotterrate per paura. Questo è il nostro obiettivo: contribuire a un risveglio collettivo che non ignori le diversità, ma che le abbracci e le integri in un mosaico di esperienze e culture.
Ed è in questo contesto che si pone la domanda cruciale: è meglio risvegliarsi e agire, oppure restare in silenzio e osservare? Il silenzio può sembrare una scelta più sicura, un rifugio comodo in tempi di incertezze. Ma spesso, è proprio il silenzio che perpetua l’ignoranza e l’indifferenza. Agire, anche quando le circostanze sono sfavorevoli, è un atto di coraggio. È un invito a partecipare attivamente alla creazione di un mondo in cui l’orgoglio ebraico possa brillare accanto a quello di altri, in un abbraccio di diversità e rispetto reciproco. Ogni passo che facciamo, ogni gesto che compiamo, ha il potere di trasformare.
In questo cammino di risveglio, è fondamentale ricordare le parole che risuonano attraverso i secoli, quelle che ci ricordano il nostro legame profondo con l’umanità: “Non c’è nulla di più sacro che la vita dell’uomo.” Questo richiamo alla sacralità della vita è al centro dell’identità ebraica, un monito che ci invita a valorizzare ogni vita umana nella nostra incessante ricerca di giustizia e verità. La nostra identità non è semplicemente un’etichetta, ma una responsabilità: quella di essere custodi di un messaggio di speranza e di amore. In chiusura, voglio lasciare un pensiero che ci accompagni nel nostro viaggio di risveglio. Come scrisse Elie Wiesel : “La nostra identità non è ciò che siamo, ma ciò che scegliamo di diventare.” Che queste parole risuonino nel nostro cuore, ispirandoci a risvegliarci con coraggio, a guidare con amore e a camminare insieme. In questo viaggio, ogni passo conta; ogni gesto, ogni parola, ogni atto di gentilezza ha il potere di cambiare il mondo. Amidah: in piedi.
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