Il meglio deve ancora venire

Arriva in sala “Il meglio deve ancora venire” l’ultimo film di Alexandre de la Pantelliére e Matthieu Delaporte. Due amici di vecchia data si ritrovano a passare del tempo insieme per un equivoco molto particolare, scopriranno di essere complementari e affini allo stesso tempo. Arthur (Fabrice Luchini) è metodico e poco incline a lasciarsi andare, César (Patrick Bruel) vive ogni giorno come se fosse l’ultimo senza progettare nulla.

Entrambi convinti che l’altro sia malato terminale faranno di tutto per esaudire ogni desiderio in quelli che potrebbero essere gli ultimi giorni di vita. Variazione del genere buddy movie il film riesce a farsi apprezzare soprattutto per la bravura dei due protagonisti e per una sceneggiatura che alterna gli stati d’animo. Nei minuti di proiezione ci si commuove e si ride assaporando un sentimento sincero di due cinquantenni, amici di vecchia data, che il caso aveva separato.

Affrontando un tema come la malattia il rischio del melodramma è molto alto, i due registi riescono invece a utilizzare il dramma come espediente per parlare di un sentimento molto forte come l’amicizia in grado di resistere molto più dell’amore. Esempio di commedia alla francese dove le risate portano a momenti di riflessione e ogni certezza viene messa in discussione, il film è onestamente godibile.

Un lavoro perfetto nei primi quaranta minuti paga lo sguardo “eccessivamente canonico” dei rimanenti mancando di sapore agrodolce. Vanno menzionati i due commediografi dietro la macchina da presa (autori de Il nome del figlio) per la loro capacità di fare della leggerezza una peculiarità e per saper costruire siparietti esilaranti. Il meglio deve ancora venire è un buon film dove identificarsi non sarà difficile per il pubblico attraverso una vicenda a portata di vita.