Finanziamenti ad Hamas, il ruolo delle associazioni culturali sotto inchiesta

L’inchiesta della Dda di Genova svela una rete di finanziamenti ad Hamas dietro iniziative presentate come umanitarie

L’operazione a Milano e il filone genovese

L’indagine della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova sui finanziamenti all’organizzazione terroristica Hamas ha raggiunto anche Milano, portando alla perquisizione della sede dell’associazione “La Cupola d’Oro”, in via Venini. L’operazione, condotta dalla Guardia di Finanza con il supporto della Polizia di Stato, rientra in un più ampio filone investigativo che ha già condotto all’arresto di nove persone e al sequestro di oltre un milione di euro in contanti.

Associazioni formalmente umanitarie, fondi verso il terrorismo

Secondo gli inquirenti, le associazioni coinvolte avrebbero operato formalmente come enti culturali o umanitari, raccogliendo fondi dichiarati come destinati alla solidarietà con la popolazione palestinese. In realtà, una quota rilevante delle somme, in alcuni casi oltre il 70 per cento,  sarebbe stata destinata direttamente al sostegno di Hamas, attraverso una rete strutturata e ramificata tra Genova, Milano e altre città italiane.

La Cupola d’Oro e i sospetti sulla gestione effettiva

La perquisizione milanese ha portato al sequestro di documentazione cartacea e materiale informatico. Un uomo, indicato come il legale rappresentante dell’associazione, è stato accompagnato in questura per accertamenti. Gli investigatori ritengono che la gestione effettiva della “Cupola d’Oro” fosse riconducibile a figure già centrali nell’inchiesta genovese, considerate al vertice della presunta cellula italiana dell’organizzazione islamista.

Sequestri e perquisizioni in tutta Italia

L’indagine si è estesa a 17 perquisizioni complessive in diverse regioni, coinvolgendo anche sedi di un’altra associazione di solidarietà con il popolo palestinese e le abitazioni di numerosi indagati. In questo contesto, è stato sequestrato denaro contante per oltre 1 milione e 80 mila euro, rinvenuto non solo negli uffici associativi ma anche in luoghi privati. In uno dei casi più significativi, circa 560 mila euro erano stati occultati in un vano ricavato all’interno di un garage.

Materiale informatico e propaganda islamista

Durante le operazioni sono stati trovati computer e dispositivi elettronici nascosti in intercapedini murarie, oltre a materiale ritenuto riconducibile a Hamas: bandiere, opuscoli di propaganda e una chiavetta USB contenente anāshīd, canti celebrativi del movimento islamista. Tutto il materiale è ora al vaglio degli investigatori per ricostruire i flussi finanziari e i collegamenti operativi.

Manifestazioni e raccolta fondi: un uso strumentale

Un elemento che emerge con chiarezza dall’inchiesta è l’utilizzo strumentale di iniziative pubbliche e manifestazioni pro Gaza come occasione di raccolta fondi e di legittimazione sociale. Attività che, nel contesto urbano, apparivano lecite e prive di elementi di allarme, ma che secondo la magistratura avrebbero mascherato un sistema di finanziamento del terrorismo.

Informazione, attivismo e rete ideologica

L’inclusione tra gli indagati di figure attive anche nel settore dell’informazione militante indica, infine, come il sostegno ad Hamas non si sia limitato all’aspetto economico, ma abbia coinvolto anche la diffusione di contenuti ideologici e propagandistici. Un quadro che rafforza l’attenzione delle autorità su associazioni formalmente culturali, ma sospettate di operare come canali di supporto a organizzazioni terroristiche internazionali.