
Era un pomeriggio come tanti, quello di sabato 24 maggio, quando due amici milanesi, appassionati di speleologia, si sono calati all’interno di un cunicolo nei pressi di via di Vigna Murata, zona Laurentina, nel quadrante sud di Roma. Ciò che sembrava un’innocua esplorazione urbana, si è trasformata in un incubo uscito da un romanzo noir: rannicchiati in fondo alla cavità, due corpi umani mummificati giacevano in silenzio da anni, forse da decenni.
Nessun segnale di presenza. Nessun odore. Solo ossa, polvere e il gelo dell’ignoto.
Roma: un passaggio segreto tra le ombre
L’ingresso alla cavità si trova in una zona semiabbandonata, tra via dei Corazzieri e la vecchia Cecchignola. I due speleologi, attrezzati con imbragature e torce, hanno attraversato un varco nascosto nella vegetazione, un accesso che solo occhi esperti avrebbero notato. La luce delle loro lampade ha disegnato le sagome di corpi rannicchiati, uno accanto all’altro, nascosti poco dopo l’ingresso. Il silenzio era tombale.
Un dettaglio li ha bloccati sul posto: le ossa non erano polverose o antiche. Sembravano recenti, come se la morte non fosse poi così lontana nel tempo.
Chi erano? Le prime ipotesi
Gli investigatori accorsi sul posto — agenti del distretto Esposizione, squadra mobile, scientifica e vigili del fuoco del nucleo SAF — hanno confermato che si tratta dei resti di due individui. In base all’usura dentale e allo stato di conservazione, si ipotizza che si trattasse di due giovani, probabilmente morti tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.
Le ipotesi sono agghiaccianti: potrebbero essere senzatetto che cercavano rifugio e sono rimasti intrappolati, oppure vittime di un duplice omicidio deliberato. L’occultamento dei corpi in un luogo così isolato, quasi irraggiungibile, lascia presagire il secondo scenario. E forse, dietro quelle ossa, si nasconde un cold case mai risolto.
Un tunnel verso il passato
Il cunicolo in cui sono stati trovati conduce a un canale di scolo che alimenta un laghetto artificiale dell’Eur. Un condotto ignorato dai più, ma noto a chi conosce la rete sotterranea della città. La posizione dei corpi, rannicchiati, uno vicino all’altro, suggerisce un legame tra le due vittime. Ma è difficile capire se la morte sia stata rapida o se abbiano atteso per giorni un salvataggio mai arrivato.
L’intera zona, pur vicina alla trafficata linea B della metropolitana Laurentina, nasconde anfratti poco conosciuti: un ventre oscuro che custodisce segreti mai svelati.
La chiave nel DNA
I corpi sono stati trasferiti all’Istituto di Medicina Legale della Sapienza, dove verranno sottoposti ad analisi approfondite. Il test del DNA, già autorizzato, potrebbe fornire l’identità dei due scomparsi. Gli investigatori stanno esaminando i database delle persone scomparse negli anni Novanta, concentrandosi su casi archiviati, irrisolti o dimenticati.
Cosa accadde trent’anni fa in quel tratto di Roma? Chi ha scelto di usare un cunicolo come tomba? E perché nessuno li ha mai cercati lì?
Una verità sepolta nel tempo
Il fascicolo è ora nelle mani della Procura della Repubblica di Roma, che ha aperto un’inchiesta. Tuttavia, se i resti dovessero rivelarsi di interesse archeologico o naturale, il caso potrebbe essere chiuso in fretta. Un’eventualità che lascia l’amaro in bocca a chi spera, dopo trent’anni, di dare un nome a quei due scheletri e magari restituire un frammento di giustizia.
Nel frattempo, resta un’immagine inquietante: due figure abbandonate nel buio, dimenticate sotto i piedi di una città che corre.
E forse, nel silenzio di quella grotta, i morti aspettano ancora di essere ascoltati.