Le mani invisibili del potere: così si manipolano i mercati

Manipolazioni legalizzate e leggi compiacenti: così il sogno capitalistico diventa l’incubo degli onesti

Trump

Negli Stati Uniti, il confine tra politica, tecnologia e finanza si fa sempre più sottile. Protagonisti assoluti: Donald Trump ed Elon Musk. Entrambi con una capacità, ormai quasi sistemica, di influenzare i mercati con dichiarazioni, tweet, presenze e assenze strategiche. Il risultato? Oscillazioni selvagge di titoli azionari e criptovalute, guadagni miliardari per chi sa anticipare le mosse, o ne è silenziosamente complice, e una crescente sfiducia nei meccanismi regolatori.

Bitcoin, Trump e il tempismo perfetto


Il lancio dei Bitcoin targati Trump e Melania, avvenuto in coincidenza con momenti politicamente strategici come la sua rielezione o la presenza mediatica della moglie, ha sollevato più di un dubbio. Coincidenza o calcolo? Il valore della criptovaluta sale quando le luci si accendono su di lui, poi crolla puntualmente. Ma non c’è legge federale che punisca davvero chi si muove così. In Italia, certe dinamiche sarebbero subito catalogate come insider trading e quindi un reato. Negli USA, invece, lo show continua indisturbato.

Tesla, Musk e la porta della Casa Bianca


Il caso di Elon Musk non è diverso. L’improvvisa notizia, poi prontamente smentita, della sua uscita dall’ufficio del Dipartimento per l’Efficienza USA, il DOGE (un acronimo che, guarda caso, richiama la criptovaluta Dogecoin), con sede alla Casa Bianca, è stata interpretata come un segnale politico-economico. Il risultato? I titoli Tesla hanno ripreso a salire. Nulla di illegale, secondo i portavoce. Ma allora viene da chiedersi: è davvero tutto frutto del caso? O siamo di fronte a un copione studiato per manipolare i mercati a vantaggio di pochi?

Short selling e speculazione: chi davvero ci guadagna


Dietro a ogni dichiarazione strategica, c’è chi specula. E spesso in modo legalissimo. Chi vende allo scoperto, il famoso short selling, ha fatto soldi a palate durante le crisi dei dazi, durante i crolli delle criptovalute, durante ogni notizia che ha fatto tremare il mercato. È un sistema che premia chi scommette sul disastro, a volte perfino chi lo provoca.

La deregulation americana: una zona grigia pericolosa


Il punto è che in America manca una legge chiara contro la manipolazione politica dei mercati. Le regole della SEC (l’equivalente della nostra Consob) sono facilmente aggirabili da chi ha potere mediatico e politico. E intanto, i piccoli investitori vengono travolti da decisioni che non comprendono, mentre i grandi player continuano a guadagnare. Il potere è nei pochi che possono muovere i capitali con un solo post.

Un sistema che protegge l’élite


Questo non è più libero mercato. È un’arena controllata, dove chi ha accesso alle informazioni, o meglio, chi crea le informazioni , controlla le sorti dell’economia globale. È un gioco truccato. E il problema non è solo morale: è strutturale. È un attacco alla democrazia economica, un affronto alla trasparenza, un modo subdolo di mantenere lo status quo.

L’Europa osserva. Ma per quanto ancora?


Noi europei non possiamo limitarci a osservare. Serve un nuovo approccio normativo. Serve una presa di posizione chiara, forte, trasversale. Perché dietro l’altalena dei titoli non c’è solo volatilità: c’è un sistema che produce ingiustizia e amplifica le disuguaglianze. Un sistema che, se non viene fermato, travolgerà anche noi.

Il potere ha bisogno di regole


Non possiamo accettare che la politica e la finanza diventino un gioco per pochi eletti. Serve una riflessione seria, collettiva, coraggiosa. Perché ogni volta che un titolo crolla o esplode senza una vera logica economica, è la nostra fiducia nelle istituzioni a fare un passo indietro. E senza fiducia, nessun mercato è davvero libero.