Trump, Putin e le sanzioni secondarie: Cina e India nel mirino?

Mentre Trump rilancia con sanzioni mai viste, Mosca ostenta sicurezza ma prepara le sue contromosse su economia e conflitto in Ucraina

Trump Putin

La prima settimana del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca non ha deluso chi si aspettava mosse audaci e dichiarazioni clamorose. Con un messaggio diretto su Truth Social, Trump ha messo in guardia Vladimir Putin, minacciando “tariffe, tasse e sanzioni massicce” contro la Russia e altri paesi, qualora Mosca non si dimostrasse disponibile a negoziare sulla guerra in Ucraina. Un inizio di mandato che rilancia il ruolo degli Stati Uniti come ago della bilancia nel conflitto più cruciale del nostro tempo.

La risposta di Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, è stata apparentemente misurata, sottolineando come Trump fosse già noto per il suo ricorso aggressivo alle sanzioni nel precedente mandato. Tuttavia, il tono controllato nasconde una realtà più complessa: l’economia russa, nonostante la resilienza ostentata da Mosca, mostra segni di cedimento sotto il peso delle misure punitive imposte dall’Occidente.

Secondo Konstantin Sonin, economista presso l’Università di Chicago, il commercio diretto tra Stati Uniti e Russia è ormai marginale, ma Washington conserva ancora armi economiche significative. Tra queste, il rafforzamento delle sanzioni secondarie, volte a colpire partner strategici di Mosca come Cina e India. Una politica che potrebbe avere conseguenze dirompenti, ma che richiede una concertazione internazionale non facile da ottenere.

La strategia di Trump si rifà alla sua nota propensione per tariffe e sanzioni mirate, già sperimentata con la Cina e il gasdotto Nord Stream 2. L’obiettivo è duplice: soffocare economicamente la Russia e mandare un messaggio chiaro agli alleati di Mosca. Vladislav Inozemcev, economista russo, ritiene che Trump possa spingersi fino a imporre tariffe sui prodotti indiani, qualora Nuova Delhi continuasse ad acquistare petrolio russo.

Vladimir Zelenskij ha accolto con prudenza le dichiarazioni di Trump, definendo Putin un nemico che non può essere affrontato senza Kiev al tavolo delle trattative. “Non siamo in guerra con la Russia per scelta, ma per difendere il nostro diritto a esistere come Stato indipendente”, ha dichiarato il presidente ucraino, sottolineando che ogni negoziato deve coinvolgere sia l’Ucraina sia i suoi alleati europei.

Nel frattempo, il conflitto si intensifica sul campo. L’offensiva russa su Velika Novoselka, un nodo strategico nel Donbass, rappresenta l’ennesimo tentativo di Mosca di consolidare il controllo territoriale. Le Forze Armate Ucraine resistono strenuamente, sfruttando ogni vantaggio tattico. Tuttavia, l’isolamento logistico e la superiorità di fuoco russa mettono a dura prova la difesa ucraina.

Gennaio 2025 ha visto un’escalation negli attacchi con droni, confermando che questo conflitto rappresenta il banco di prova per una nuova era della guerra tecnologica. I droni ucraini hanno colpito ripetutamente obiettivi in profondità nel territorio russo, infliggendo danni materiali e psicologici. D’altra parte, Mosca ha reagito potenziando i suoi sistemi di difesa aerea, intercettando decine di droni ogni notte.

Le immagini dei militari ucraini intenti a preparare i droni per l’attacco, catturate dai fotoreporter, sono diventate simbolo della resilienza e dell’innovazione bellica di Kiev. Allo stesso tempo, il vantaggio mediatico ucraino, rafforzato dalla libertà di stampa, contrasta con la repressione delle voci indipendenti in Russia, influenzando l’opinione pubblica globale.

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca promette di rimescolare le carte nella politica internazionale. La sua strategia di pressione economica diretta rappresenta un approccio pragmatico ma rischioso, che potrebbe destabilizzare il commercio globale. Allo stesso tempo, la volontà di negoziare con Putin, pur mantenendo il pugno di ferro, lascia intravedere un possibile spiraglio di dialogo.

La guerra in Ucraina, intanto, continua a evolversi come un conflitto simbolo di cambiamenti epocali: dai droni alla centralità dell’informazione, passando per l’uso delle sanzioni come arma di pressione geopolitica. Il mondo osserva, sospeso tra speranze di pace e timori di un’ulteriore escalation. In questo contesto, il secondo mandato di Trump potrebbe segnare la svolta decisiva, nel bene o nel male, per il futuro dell’Ucraina e dell’ordine globale.