Venezia 77 : Laila in Haifa

Alla mostra del cinema di Venezia è tempo di Amos Gitai e il suo ultimo film dal titolo Laiala in Haifa. Il regista sceglie la sua città natale per mettere in scena una commedia umana dove le anime s’incontrano, senza scontri apparenti. In un locale di Haifa si sta svolgendo una mostra fotografica di Gil , artista concettuale e amante della padrona . Questa cornice è il pretesto per presentare diverse anime vogliose di raccontare se stesse.

Ci sono omosessuali ed etero, donne attempate e travestiti sul palco, tutti in cerca di un motivo per socializzare. La pioggia echeggia dal mondo esterno e si contrappone alla commedia tragica in scena all’interno di un ambiente anonimamente sicuro. Il regista sceglie un taglio quasi documentaristico, una mostra di umanità in cerca di autore che si muove senza coerenza. I dialoghi sono quasi macchiettistici e volutamente banali perché lo sono quasi tutti i protagonisti di una non vicenda. La forza del film sta nell’attualizzare ogni tema “ dal sesso all’arte passando per la politica” banalizzando stile twitter.

In scena va una rappresentazione dei tempi in una delle città più tolleranti del mondo, tempi nei quali la superficialità è scambiata per profondità e vilipesa in stile Garzantina. Gitai, osservatore attento propone una giostra senza una trama apparente, un incontro tra attori e attrici intenti a passare l’ennesima serata convinti di fare la differenza.

Un film interessante e ben girato in grado di testimoniare quanto ognuno si senta in diritto di dissertare sulla qualunque attraverso intuizioni come “ C’è posto per tutti”. Un lavoro che esalta la negatività sapendo che la conquista rimane poterla rappresentare soprattutto attraverso gli avventori di un locale anonimo. Una forma di nuovo neorealismo che vede Gitai confermarsi come ottimo osservatore dei tempi oltre a un regista attento e mai banale.