Trump scarica Zelenskij? Negoziati segreti e ritorno delle aziende USA a Mosca

Accordi minerari, tensioni tra Washington e Kiev, e incontri segreti in Svizzera: così gli Stati Uniti ridisegnano la guerra in Ucraina mentre Mosca si prepara al rientro delle multinazionali

Trump Zelenskij

L’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ha trasmesso all’Ucraina una nuova versione dell’accordo sulle risorse minerarie, riveduta per rispondere ad alcune delle preoccupazioni sollevate dal presidente ucraino Vladimir Zelenskij. Secondo Axios, il documento elimina clausole contestate, come quella che sottoponeva l’accordo alla giurisdizione del tribunale di New York, e introduce modifiche che lo rendono conforme alla legislazione ucraina. L’ultima versione ha subito miglioramenti significativi”, ha dichiarato una fonte vicina ai negoziati.

Fonti diplomatiche rivelano che l’accordo è sempre più vicino alla firma. Alcuni consiglieri di Zelenskij gli hanno suggerito di accettarlo per evitare un ulteriore deterioramento dei rapporti con l’amministrazione Trump. Tuttavia, né la Casa Bianca né Kiev hanno rilasciato commenti ufficiali.

Nei giorni scorsi, dopo il rifiuto di Zelenskij di firmare l’accordo, Trump ha sferrato un duro attacco al presidente ucraino, assumendo un atteggiamento quasi filorusso. Lo ha definito un dittatore senza elezioni, invocando nuove presidenziali in Ucraina e accusando Kiev di mancanza di rispetto nei confronti del Segretario al Tesoro Scott Bessent durante la sua visita del 12 febbraio. Inoltre, ai microfoni di Fox News Radio, il tycoon ha ridimensionato il ruolo di Zelenskij nei negoziati di pace con Mosca: Quando Zelenskij ha detto di non essere stato invitato allincontro in [Arabia Saudita]… Beh, non era una priorità, perché finora ha negoziato molto male.

Trump non ha risparmiato neanche i Democratici, attribuendo a Joe Biden, oltre che a Zelenskij, la responsabilità dello scoppio della guerra. Ogni volta che dico: ‘Non è colpa della Russia’, vengo attaccato per fake news, ma vi dico una cosa: Biden ha detto le cose sbagliate, così come Zelenskij. Hanno provocato qualcuno di molto più grande e più forte. Eppure, la Russia avrebbe potuto essere facilmente dissuasa, ha dichiarato Trump, rilanciando una narrativa che ribalta le responsabilità del conflitto.

Tuttavia, secondo tre fonti legate all’intelligence statunitense e occidentale, Putin non ha alcuna reale intenzione di porre fine alla guerra in Ucraina, mentre Trump insiste sulla via del dialogo con il Cremlino come soluzione al conflitto. Le stesse fonti sottolineano che Mosca vede nei negoziati con gli USA un’opportunità per uscire dall’isolamento e per consolidare i suoi obiettivi strategici. “Se si arrivasse a un cessate il fuoco, servirebbe solo a dare a Putin il tempo per riposare, riarmarsi e ottenere quello che ancora gli manca”, afferma una delle fonti citate da Adnkronos.

Reuters fa sapere che, negli ultimi mesi, rappresentanti di Russia e USA si sono incontrati segretamente in Svizzera per colloqui informali sulla guerra in Ucraina. Questi incontri, descritti come “negoziati di secondo livello”, avrebbero coinvolto esperti di diplomazia e sicurezza, ma non funzionari governativi ufficiali. Un funzionario vicino alla situazione ha riferito che solo un ristretto numero di consiglieri di Trump era a conoscenza di questi colloqui.

Parallelamente ai negoziati, Mosca sta valutando la possibilità di consentire l’uso degli asset russi congelati in Occidente per la ricostruzione dell’Ucraina. La Russia potrebbe accettare che fino a due terzi di questi fondi vengano destinati alla ricostruzione dell’Ucraina, a condizione che il restante terzo sia impiegato nei territori sotto il controllo russo.

Kirill Dmitriev, direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti (RFPI), ha dichiarato che alcune grandi aziende americane potrebbero riprendere le loro operazioni in Russia già nel secondo trimestre del 2025, dopo aver subito perdite per un totale di 324 miliardi di dollari a causa dell’uscita dal mercato russo. Tuttavia, il reinserimento delle multinazionali statunitensi non sarà immediato, poiché molte nicchie di mercato sono state già occupate da aziende locali e investitori di Paesi non allineati alle sanzioni occidentali.

Mentre Trump sembra voler allentare la presa su Mosca, ignorando le preoccupazioni europee, il ritorno delle aziende americane in Russia potrebbe avere conseguenze geopolitiche significative. L’Unione Europea, nel tentativo di mantenere alta la pressione sul Cremlino, ha infatti recentemente adottato il sedicesimo pacchetto di sanzioni, ma un allentamento delle restrizioni da parte degli Stati Uniti rischia di creare nuove frizioni con i partner europei. Non sarebbe la prima volta che Washington agisce secondo i propri interessi, senza curarsi troppo delle posizioni dell’UE e indebolendo il sostegno occidentale a Kiev.

La gestione dei rapporti tra Stati Uniti, Ucraina e Russia si trova in una fase di grande instabilità. Mentre l’amministrazione Trump cerca di raggiungere un accordo con Kiev sulle risorse minerarie, la guerra in Ucraina continua a essere al centro delle tensioni internazionali.

Trump ha mostrato un atteggiamento sempre più critico nei confronti di Zelensky, definendolo un leader inefficace e mettendo in discussione il suo ruolo nei negoziati di pace. Nel frattempo, le trattative segrete tra Mosca e Washington rivelano un tentativo di riorganizzare i rapporti bilaterali, mentre il ritorno delle aziende americane in Russia potrebbe segnare un’importante svolta nello scenario economico e diplomatico globale. La prossima mossa? Ridefinire gli equilibri in Ucraina e forse già valutare chi potrebbe prendere il posto di Zelenskij.

Secondo l’intelligence occidentale, l’economia russa è in grado di sostenere lo sforzo bellico almeno fino al 2025, il che significa che Putin non ha alcuna necessità immediata di fare concessioni nei negoziati con Kiev. Nella sua testa, Putin sta ancora vincendo, afferma una delle fonti citate dalla CNN. Sta vincendo più lentamente di quanto vorrebbe, ma sta pur sempre vincendo”.

La vera domanda, che a questo punto suona quasi retorica, è: chi gli sta permettendo di pensarlo? E, forse, di trasformare questa convinzione in una vittoria concreta? Resta da vedere se queste dinamiche porteranno a una stabilizzazione della regione o se alimenteranno ulteriori tensioni tra i vari attori coinvolti.

© Riproduzione riservata