Trump rilancia i dazi: sfida all’Europa su export, industria e agroalimentare

Dal 1° agosto 2025, gli Stati Uniti introdurranno dazi del 30% su tutte le importazioni dall’UE. Colpiti Made in Italy, export agricolo e settori chiave del manifatturiero. Bruxelles prepara la risposta

Dal 1° agosto 2025, l’amministrazione Trump imporrà dazi del 30% su tutte le importazioni europee. La misura colpirà duramente l’export italiano. In gioco ci sono miliardi di euro, migliaia di posti di lavoro e gli equilibri geopolitici del commercio globale. L’Europa, con la Commissione UE in prima linea, tenta una risposta diplomatica. Ma prepara anche contromisure miliardarie.

Continua la guerra commerciale tra Washington e Bruxelles

Donald Trump ha annunciato una nuova ondata di dazi. Dal 1° agosto, gli Stati Uniti applicheranno un prelievo del 30% su tutte le merci europee. A differenza del passato, questa volta il provvedimento è generale: non distingue settori o Paesi.

Trump dice di voler riequilibrare i flussi commerciali. Ma il vero effetto sarà mettere sotto pressione le economie esportatrici, in particolare Italia, Germania e Francia. Lo scontro transatlantico riparte e le istituzioni europee si trovano in difficoltà. Devono decidere se negoziare o reagire.

Un colpo all’economia europea: miliardi a rischio

Le conseguenze economiche sono pesanti. Secondo le prime stime, la misura potrebbe costare oltre 100 miliardi di euro all’export europeo. Ne risentiranno produzione, occupazione e investimenti.

I Paesi più colpiti sono Germania, Italia e Francia. Tutti hanno forti legami commerciali con gli Stati Uniti. I settori più esposti sono automotive, chimico-farmaceutico e agroalimentare. Migliaia di imprese rischiano un crollo della domanda e un aumento dei costi. Le PMI temono di non reggere l’impatto e di perdere competitività.

L’Italia nel mirino: 35 miliardi a rischio

Secondo la CGIA di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese), l’Italia potrebbe perdere fino a 35 miliardi di euro all’anno. I settori più colpiti sono quelli che trainano il nostro export: vino, formaggi DOP, olio, chimico-farmaceutico, moda, arredamento, automotive e macchinari.

Lo shock sarà anche occupazionale. Firstonline stima fino a 178.000 posti di lavoro a rischio, soprattutto nelle PMI e nelle filiere produttive che esportano verso gli USA.

Le regioni più vulnerabili sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, per l’alto valore delle esportazioni. Al Sud, in particolare in Sicilia, Molise e Sardegna, il problema è aggravato dalla scarsa diversificazione e dalla dipendenza da pochi settori.

Molte imprese temono un aumento dei costi, la perdita di clienti e l’urgenza di trovare nuovi mercati. Per il Made in Italy, si apre una fase critica.

La risposta dell’UE ai dazi: diplomazia o rappresaglia?

Di fronte alla minaccia dei dazi americani, la Commissione Europea ha predisposto contromisure per oltre 90 miliardi di euro, pronte a scattare se non si troverà un accordo entro il 1° agosto. Bruxelles punta ancora sul dialogo, ma si prepara a colpire settori sensibili per l’economia statunitense, come tecnologia, automotive e prodotti agricoli.

La posta in gioco è alta: oltre agli equilibri commerciali, ci sono i rapporti transatlantici e NATO, già fragili, e le elezioni mid-term USA del 2026, che rendono ogni mossa parte di una partita politica più ampia.