
Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale ha un ruolo molto significativo nella definizione della politica estera statunitense. Nel corso del suo primo mandato Trump ne ha cambiati quattro in quattro anni, tra questi, due sono stati licenziati per contrasti con la visione del Presidente: McMaster dopo 13 mesi di incarico e Bolton dopo 17 mesi di furiosi contrasti (O’Brien ha poi mantenuto l’incarico fino alle elezioni del 2020). Si suppone che Trump, nel periodo in cui ha governato Biden, abbia avuto il tempo di meditare su chi saranno i suoi collaboratori per la futura Amministrazione, e ora abbia scelto persone con maggiore identità di vedute. L’incarico di Consigliere per la Sicurezza Nazionale nell’Amministrazione entrante è stato affidato a Mike Waltz.
Mike Waltz, 50 anni, nato in Florida, sposato, padre di tre figli. Si è laureato al Virginia Military Institute, circa 26 anni di servizio tra Esercito e Guardia Nazionale, ufficiale nei Corpi Speciali (Berretti Verdi), 4 decorazioni (Bronze Star) di cui due al valore. Ha servito in combattimento in Afghanistan e in Medio Oriente, raggiungendo il grado di Colonnello. È stato eletto al Congresso nel 2018. Non è nuovo agli incarichi di alto livello: è stato Direttore per la Difesa per i Segretari alla Difesa Donald Rumsfeld (Presidente: George W. Bush) e Robert Gates (Presidenti: G.W.Bush e Barack Obama).
“Chiuderò le guerre in corso e non ne aprirò di nuove”, questa è stata la promessa che Donald Trump ha fatto agli americani nel suo discorso dopo la vittoria elettorale, ed è al mantenimento di questa promessa che Mike Waltz è tenuto a collaborare. Inizialmente Waltz è stato molto favorevole ad armare l’Ucraina, ora pensa che sia “Ragionevole elaborare una strategia per portare entrambe le parti al tavolo (delle trattative)”. Sul come costringere la Russia a trattare Waltz sostiene prima di tutto la leva economica. La sua idea è che gli Stati Uniti possano mettere in campo: “Sanzioni energetiche effettive” che “prosciugheranno la sua economia e la sua macchina da guerra molto rapidamente”. Queste “sanzioni effettive”, come Waltz le chiama, principalmente sarebbero costituite dallo: “Scatenamento della nostra energia”, cioè dal non porre più limitazioni all’export americano di GLN, e all’imposizione di sanzioni secondarie alla Cina affinché questa cessi di importare energia dalla Russia e, allo stesso modo, dall’Iran, sul quale Waltz pensa si debba ritornare alla “massima pressione” nelle sanzioni commerciali, perché: “Finché saranno pieni di soldi aiuteranno Hezbollah ed Hamas a ricostruire”.
In queste dichiarazioni di Mike Waltz (tratte da un’intervista radiofonica con NPR) ritroviamo una perfetta identità con una frase che Trump, parlando di guerra, pronunciò qualche tempo fa: “Preferisco ”invadere” economicamente”. Dunque, la strategia americana della prossima amministrazione sarà incentrata sulla guerra economica, e avrà la Cina come bersaglio principale; l’obiettivo è chiaro: se si riesce a tagliare ll’import/export della Cina – vista qui come autentico cuore della questione – nei confronti di Russia e Iran, si otterrà che questi Paesi vengano a più miti propositi riguardo ai conflitti in corso.
La prospettiva disegnata da Mike Waltz è invitante, ma pone una questione: l’arte dell’accordarsi presuppone il reciproco interesse, ma cosa potrebbe accadere se i nemici dell’America dovessero decidere di andare allo scontro consapevoli che questo non è nel loro interesse, o perlomeno non è nel loro interesse immediato? Il concetto di “interesse” ha una sua formidabile razionalità, ma potrebbe accadere che altre ragioni – assai meno razionali – potrebbero prendere il sopravvento tra le potenze regionali che si oppongono agli Stati Uniti: l’orgoglio nazionale, il desiderio di riscattare una storia recente che si considera umiliante, il voler vedere a tutti i costi l’avversario in declino e se stessi come in ascesa, eccetera. In fondo tutto questo è appena successo: mandare i propri giovani a farsi massacrare in Ucraina, tagliare i ponti con metà del mondo e fare a pezzi la propria economia, come ha fatto la Russia recentemente, non è stata esattamente una decisione “razionale”. Più semplicemente potrebbe anche accadere che la grande guerra commerciale immaginata da Mike Waltz e da Trump non funzioni come dovrebbe nella pratica; se mai tutto questo dovesse accadere è sperabile, dal punto di vista americano, che nel frattempo la spesa statunitense per la difesa aumenti in modo sostanziale, e su questo Mike Waltz sarà certamente chiamato a dare dei consigli.
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