Sundown

Coppia di miliardari in vacanza è costretta a rientrare dopo aver ricevuto una notizia sconvolgente. Niel e Alice Bennet si trovano ad Acapulco con i figli di lei recitando la parte della famiglia felice. Arrivati all’aeroporto l’uomo, si accorge di aver dimenticato il passaporto, errore che lo vede costretto a prolungare la permanenza in Messico. Giunto in camera però Neil decide altrimenti e si reca al mare con sei birre e una sedia per riflettere. Sundown è il nuovo lavoro di Michel Franco con protagonisti Tim Roth e Charlotte Geinsbourg. Il regista torna a raccontare la borghesia e le sue dinamiche sotto pressione.

La vicenda è una discesa verso la catastrofe morale narrata attraverso un tempo dilatato al limite della scomparsa. Affidato, quasi totalmente alla figura di Tim Roth il film procede a ritmo indolente riflettendo sulla condizione di una terra ormai privata della sua bellezza e di un uomo distrutto dai particolari. Neil assapora il cambiamento di un’Acapulco che non è più quella della sua infanzia ma un cumulo di attrazioni omologate. La bellezza sfiorita del paesaggio serve a Franco per presentare un personaggio in attesa di un termine imminente che sembra non arrivare mai.

Sundown è circolare, fine e inizio si confondono per descrivere la condizione del protagonista. Le ipocrisie di una famiglia apparente travolgono Neil e quella solitudine tra la folla aumenta la sua necessità di un cambiamento radicale. Particolari estratti da una vita che arrivano in maniera disordinata e onesta, pronti a sconvolgere lo spettatore si alternano sullo schermo. Il giallo incombe per Neil che, grazie a Roth, mantiene una disperata lucidità nell’osservare e nell’osservarsi. Un uomo che pare non aver più niente da offrire su una spiaggia cerca di inquadrare se stesso, in fondo Mr Bennet è questo. Un lavoro interessante per la sua onestà nel non decidere nel dipingere una mente umana fuori controllo. Franco si conferma regista senza mezze misure lavorando a metà strada tra i precedenti Chronic e Nuovo Orden. Dialoghi minimalisti e in continua involuzione contribuiscono a rendere il film, una sensazione su pellicola da attraversare.