Strappo storico: i Baltici si scollegano dal BRELL e sfidano il Cremlino

Estonia, Lettonia e Lituania entrano nella rete elettrica europea, tagliando ogni legame con Mosca e Minsk. Mosca avverte: 'Rischio sabotaggi ai cavi sottomarini'

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Estonia, Lettonia e Lituania si sono ufficialmente connesse oggi alla rete elettrica europea, completando il distacco dal sistema energetico BRELL, che le vincolava a Mosca e Minsk. Questo evento segna la fine di una lunga dipendenza e rappresenta un traguardo strategico, frutto di un investimento di 1,6 miliardi di euro, sostenuto in larga parte dall’Unione Europea.

L’uscita dal BRELL era stata annunciata già nel 2017 e accelerata con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Gli Stati baltici avevano smesso di acquistare gas ed elettricità da Mosca, ma le loro reti restavano fisicamente connesse al sistema russo. Dopo anni di lavori e un investimento di 1,6 miliardi di euro – in gran parte finanziati dall’Unione Europea – Vilnius, Riga e Tallinn hanno finalmente completato il distacco. Maggiore attenzione è richiesta alle aziende che utilizzano apparecchiature sensibili, come quelle nel settore manifatturiero o medico. Tuttavia, esistono alcuni rischi, principalmente legati a possibili provocazioni e disinformazione.

Ursula Von der Leyen ha celebrato l’evento durante la cerimonia a Vilnius: “Questa è libertà. Libertà dalle minacce, libertà dai ricatti. Stiamo tagliando gli ultimi legami rimasti con la Russia. Finalmente liberi da minacce e ricatti. Questo è un giorno storico”. Ha poi aggiunto: “E molto prima che i carri armati russi entrassero in Ucraina, gli stati baltici ci avevano avvertito che il gas a buon mercato importato dalla Russia nascondeva un costo, un costo di dipendenza. Ora l’intera Europa sta eliminando gradualmente i combustibili fossili russi. È una nuova era”.

Mosca non ha tardato a reagire. Dopo aver ricevuto la notifica del ritiro dei Paesi baltici dalla rete BRELL, il Cremlino ha lanciato una serie di ‘avvertimenti’. Natalia Vysokovskich, ingegnere capo della società Uralenergotel, ha dichiarato a RIA Novosti: “Il danneggiamento anche di uno solo dei cavi sottomarini tra Lituania, Polonia e Svezia potrebbe causare un’interruzione della fornitura di energia elettrica ai Paesi baltici”.

Il riferimento a possibili sabotaggi non è casuale: recentemente un cavo elettrico sottomarino tra Finlandia ed Estonia è stato tranciato da una petroliera ‘fantasma’ russa, e casi simili hanno colpito i cavi per telecomunicazioni nel Baltico.

Il Cremlino ha schierato esperti e media per diffondere preoccupazioni sui rischi della transizione energetica baltica. Secondo loro, Estonia, Lettonia e Lituania “rischiano di ridurre l’affidabilità del loro approvvigionamento energetico” e “impiegheranno molto tempo per stabilire il sistema energetico””. Dovranno affrontare sicuramente “un aumento significativo dei prezzi dell’elettricità”, avvertono.

La regione russa di Kaliningrad, enclave tra Lituania e Polonia, ha risposto all’uscita baltica con un’operazione di autonomia energetica. Il Ministero dell’Energia russo ha dichiarato che la capacità totale delle centrali elettriche di Kaliningrad è di 1,88 GW, più del doppio del consumo di picco della regione, garantendo così un’indipendenza completa.

Per gli Stati baltici, questa disconnessione rappresenta non solo una mossa tecnica, ma un chiaro messaggio politico. Il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna ha sottolineato l’importanza strategica della decisione: “Ponendo fine alla dipendenza energetica degli Stati baltici dalla Russia, priveremo l’aggressore della capacità di usare l’energia come arma contro di noi e renderemo i nostri sistemi più forti sia a livello nazionale che regionale”.

Questo passo è in linea con la crescente volontà europea di affrancarsi dalla dipendenza energetica russa, già evidente con la sincronizzazione della rete elettrica dell’Ucraina all’Unione Europea nel 2022, pochi giorni dopo l’invasione russa. La transizione dei Paesi baltici, oltre a garantire stabilità alle loro economie, rafforza la sicurezza energetica dell’intero blocco UE.

L’addio definitivo al sistema russo rappresenta una vittoria simbolica e pratica per l’Unione Europea, ma potrebbe avere ripercussioni nei rapporti con Mosca. Il Cremlino aveva più volte minacciato “interruzioni” e “sabotaggi”, ma gli Stati baltici si erano dichiarati pronti ad affrontare ogni provocazione.

Con questo passo, Vilnius, Riga e Tallinn dimostrano di non voler più dipendere dalle infrastrutture ereditate dall’URSS e di essere pienamente integrate nel sistema energetico europeo. Un cambiamento che chiude definitivamente un capitolo della loro storia e apre nuove prospettive per l’indipendenza strategica dell’Europa.