La celebrazione di Hanukkah si è trasformata in un incubo a Bondi Beach, una delle località più iconiche di Sydney, quando due uomini armati hanno aperto il fuoco contro la folla riunita per l’evento Chanukah by the Sea. Erano circa le 18.40, ora locale, quando gli attentatori sono scesi da un veicolo in Campbell Parade e hanno iniziato a sparare indiscriminatamente.
Il bilancio è pesantissimo: 15 morti, oltre a uno dei due aggressori, e circa quaranta feriti, alcuni in condizioni critiche. Tra le vittime figura anche il rabbino Eli Schlanger. Alla manifestazione partecipavano circa 2.000 persone, molte delle quali famiglie con bambini.
Sydney: la dinamica dell’attacco e l’intervento della polizia
Secondo le ricostruzioni fornite dalla polizia del Nuovo Galles del Sud, i due assalitori vestiti di nero hanno agito con armi da fuoco multiple, seminando il panico lungo la spiaggia e nelle aree circostanti. Le immagini diffuse sui social mostrano un massiccio spiegamento di forze dell’ordine e ambulanze, mentre i presenti cercavano riparo.
L’intervento della polizia è stato rapido e si è concluso con l’uccisione di uno degli attentatori. Il secondo è stato arrestato e trasferito in ospedale, dove resta sotto stretta sorveglianza in gravi condizioni.
Gli attentatori: padre e figlio già noti all’intelligence
Le autorità hanno identificato i responsabili in Said Akram, 50 anni, e nel figlio Naveed Akram, 24 anni. Secondo l’emittente Abc, che cita fonti dell’Australian Security Intelligence Organisation (Asio), i due avevano giurato fedeltà allo Stato Islamico nel 2019.
Naveed Akram era già finito nel mirino dei servizi di sicurezza sei anni fa, in seguito allo smantellamento di un progetto terroristico collegato all’Isis. Nonostante questo, risultava in possesso di un regolare porto d’armi.
Armi regolarmente detenute e verifiche balistiche
Il commissario di polizia Mal Lanyon ha confermato che il padre deteneva legalmente sei armi da fuoco, lo stesso numero di quelle rinvenute sulla scena dell’attacco. La licenza era valida da circa dieci anni.
Le indagini balistiche e forensi dovranno ora chiarire se le armi utilizzate siano effettivamente quelle intestate all’uomo e come sia stato possibile che un soggetto con precedenti attenzioni dell’intelligence potesse mantenere un simile arsenale.
Ordigno esplosivo trovato in un veicolo
Durante le perquisizioni successive all’attacco, la polizia ha individuato un ordigno esplosivo rudimentale all’interno di un veicolo collegato a uno dei terroristi. Gli artificieri sono intervenuti per neutralizzarlo, mentre l’area è rimasta isolata per ore.
Le autorità stanno valutando se l’attacco fosse parte di un piano più ampio o se vi fossero altri obiettivi potenziali.
Il gesto che ha evitato un bilancio ancora più tragico
A evitare conseguenze ancora più devastanti è stato l’intervento di Ahmed al Ahmed, 43 anni, fruttivendolo di Sutherland. L’uomo, disarmato, si è lanciato contro uno dei terroristi riuscendo a bloccarlo e sottrargli l’arma.
Ferito da colpi d’arma da fuoco, Ahmed è stato ricoverato in ospedale. Le sue condizioni sono stabili. Il suo gesto ha suscitato una forte ondata di solidarietà internazionale.
La raccolta fondi e l’ondata di solidarietà
In poche ore è partita una campagna su GoFundMe per sostenere Ahmed e la sua famiglia. La raccolta ha superato il milione di dollari, anche grazie alla donazione di circa 100.000 dollari del finanziere statunitense Bill Ackman.
“Un’ondata di amore sta travolgendo Ahmed al Ahmed”, si legge sulla piattaforma, che ha assicurato il trasferimento sicuro dei fondi dopo le verifiche di rito.
Il dolore della comunità ebraica australiana
Jeremy Leibler, presidente della Federazione Sionista d’Australia, ha parlato di una comunità “sotto shock”. “Eravamo riuniti per accendere insieme la prima candela di Hanukkah. Ora siamo in stato di massima allerta”, ha dichiarato.
Nel luogo della strage si sono radunate oltre mille persone, tra cittadini e autorità, per rendere omaggio alle vittime.
Il messaggio del Papa e del Vaticano
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha inviato un telegramma all’arcivescovo di Sydney a nome di Papa Leone, esprimendo profondo dolore per l’attacco e vicinanza spirituale alla comunità ebraica. Il Pontefice ha pregato per i feriti e per le famiglie colpite, auspicando che chi è tentato dalla violenza scelga “le vie della pace e della solidarietà”.
Le parole del premier Albanese: “Non ci divideranno”
Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha definito l’attacco “un atto di male puro” e ha parlato di un momento di unità nazionale. “L’Australia non si piegherà mai alla violenza e all’odio”, ha dichiarato, ribadendo la vicinanza del Paese alla comunità ebraica.
Reazioni internazionali e tensioni con Israele
Numerosi leader mondiali hanno espresso solidarietà. La premier italiana Giorgia Meloni ha parlato di “ferma condanna di ogni forma di violenza e antisemitismo”, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito l’impegno contro l’odio antiebraico.
Più dure le reazioni da Israele. Il ministro degli Esteri Gideon Saar e il premier Benjamin Netanyahu hanno accusato il governo australiano di aver alimentato un clima di antisemitismo, collegando l’attacco al riconoscimento dello Stato palestinese da parte di Canberra.
La risposta palestinese: “Rifiuto di ogni violenza”
Il ministero degli Esteri palestinese ha condannato la sparatoria, ribadendo il proprio rifiuto di terrorismo ed estremismo e dichiarando piena solidarietà all’Australia.
Il messaggio di Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso “sgomento” per la strage, inviando sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e augurando una pronta guarigione ai feriti. Nel suo messaggio ha ribadito la più ferma condanna contro terrorismo, antisemitismo e fanatismo religioso.
