Scompartimento n 6

Ragazza finlandese in trasferta a mosca per amore decide di fare un viaggio in treno. Laura è fagocitata dall’ambiente intellettuale moscovita cui la sua donna l’ha abituata. Non apprezzando a pieno la situazione stare un po’ da sola sembra l’unica possibilità. Durante il tragitto sulla ferrovia l’incontro con un minatore russo segnerà la sua vita portandola a riflettere sul valore della nostalgia e degli affetti.

Scompartimento n 6 è un tributo malinconico alla decade più imprevedibile degli ultimi tempi, gli anni 90. Il treno usato come metafora della nostalgia che la protagonista sceglie di assaporare allontanandosi dalla sua vita e dai suoi affetti per uscire da quella sicurezza che la stava mettendo in difficoltà. La regia di Kousmaen ha il sapore celebrativo di un tempo di cambiamento che appare personale e storico allo stesso tempo. Una fotografia satinata e l’ambiente spoglio fanno da contorno a questa storia di conoscenza spirituale, due mondi che si raccontano per odiarsi, per conoscersi e apprezzarsi.

Profondamente diversi i due protagonisti portano in dote storie dal passato scelte differenti ma un intento comune, trovare la qualità di una vita difficile. La sceneggiatura è poco lineare, come lo sarebbe un incontro di due anime disagiate in una situazione di convivenza obbligata. Lo scompartimento diventa una sorta di spazio, dove dimenticare le proprie pudicizie e raccontare la personalità a prescindere da qualsiasi giudizio.

Cosi i due attori di questa vicenda si lasciano andare mostrando un fianco più onesto e per questo apprezzabile, legando la loro amicizia per sempre o fino alla fine del viaggio. E’ difficile trovare un cinema in grado di emozionare evocando la solitudine, in Scompartimento 6 è il singolo a raccontarsi per parlare di una generazione. Tempi di grandi cambiamenti presuppongono una ritrosia al fallimento, ed essere se stessi vuol dire parlare di verità , soprattutto quando alcuni fallimenti esistono. Il film è un on the road dove ritrosia e audacia si mischiano per dimostrare quanto accettarsi o accettare, non significa necessariamente fallire.