Premi ai dirigenti, esplode il caso ASL TO4 in Piemonte

Il corto circuito della sanità pubblica che scuote il Canavese. Mentre piovono bonus per i risultati del 2023, la Procura indaga su 38 persone. Il socialista Marco Riva Cambrino accusa: “Legalità a geometria variabile. I sindaci spieghino perché hanno votato all’unanimità” e punta il dito su Claudio Castello

Nel labirinto della sanità pubblica piemontese, dove i numeri scorrono dritti e la fiducia traballa, la vicenda dell’ASL TO4 è diventata il simbolo di una frattura profonda tra performance amministrativa e responsabilità politica. Da un lato c’è una delibera appena approvata, dall’altro un’indagine che passa al setaccio concorsi, procedure interne e presunte irregolarità che coinvolgono 38 persone.

La direzione dell’ASL TO4 ha autorizzato l’erogazione dei premi di produttività relativi al 2023, per un totale di circa 40.000 euro destinati ai dirigenti che, secondo le valutazioni ufficiali, avrebbero raggiunto gli obiettivi fissati. La delibera firmata dal nuovo direttore generale, Luigi Vercellino, assegna 22.638 euro all’ex direttore generale Stefano Scarpetta e 18.110 euro all’ex direttore amministrativo Stefano Loss Robin, entrambi toccati dalle verifiche della Procura di Ivrea. A questi si aggiungono altri 25.353 euro destinati a ex direttori sanitari e membri del collegio sindacale. Il riconoscimento nasce dal raggiungimento di parametri economico-gestionali approvati nel 2023 dalla Conferenza dei Sindaci, indicatori che delineano una performance formalmente positiva proprio nell’anno ora al centro dell’attenzione giudiziaria.

La firma è del nuovo direttore generale Luigi Vercellino. Tutto, sulla carta, rispetta il percorso previsto: obiettivi approvati nel 2023 dalla Conferenza dei Sindaci, parametri economico-gestionali raggiunti, relazioni trasmesse, atti deliberati. Eppure, proprio quel 2023 è l’anno finito sotto la lente della Procura di Ivrea.

I magistrati Valentina Bossi e Alessandro Gallo stanno lavorando su un procedimento in tre filoni che tocca l’intero perimetro della sanità canavesana. Tra i 38 indagati compaiono proprio Scarpetta e Loss Robin, oggi ai vertici dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara. Le accuse – ancora tutte da provare – spaziano da: rivelazione di segreti d’ufficioconcorso nella manipolazione di procedure internetruffa per false timbrature, irregolarità legate a concorsi interni e presunte interferenze nelle commissioni d’esame. È un’inchiesta, non una sentenza. Ma la coincidenza tra premi e indagini apre un varco che scuote le amministrazioni locali, i medici e i cittadini.

Mentre i sindaci provano a muoversi in equilibrio tra presunzione di innocenza e necessità di tutelare la credibilità delle istituzioni, il socialista chivassese Marco Riva Cambrino rompe gli argini e parla senza reticenze.

Le sue parole diventano il barometro emotivo di un territorio che pretende trasparenza: “La vicenda del premio di produttività ai dirigenti dell’ASL TO4, alcuni dei quali coinvolti in una delle inchieste più gravi della sanità piemontese degli ultimi anni, rappresenta un passaggio politico che non può essere ridotto a routine amministrativa”. E incalza: “Che la Conferenza dei Sindaci abbia approvato obiettivi e procedure che oggi generano un bonus da 40.000 euro complessivi in favore di dirigenti sotto indagine pone una domanda che nessuno può eludere: chi sta vigilando sulla sanità pubblica? Chi si assume la responsabilità di ciò che firma?”.

Poi arriva l’affondo diretto al sindaco di Chivasso, Claudio Castello: “L’unanimità del voto rischia di apparire come un riflesso di comodo più che come un atto di responsabilità. Unanimità significa anche il voto del Sindaco di Chivasso, lo stesso che pochi mesi fa denunciava pubblicamente le condizioni di assistenza del padre ricoverato all’ospedale di Settimo Torinese”.

E la denuncia diventa sistemica: “Questa è la legalità a geometria variabile: inflessibile contro periferie, fragili ed emarginati; morbida e remissiva davanti ai centri di potere della propria parte politica. Un modello che non tutela i cittadini, non tutela il personale sanitario e non tutela la credibilità delle istituzioni”.

Secondo Riva Cambrino, il punto politico è la trasformazione della Conferenza dei Sindaci da organo di indirizzo a semplice notaio: “La Conferenza dei Sindaci dovrebbe essere un organo di indirizzo, non un soggetto che ratifica decisioni prese altrove. Se la politica abdica al proprio ruolo di controllo e indirizzo, smette di essere politica e diventa amministrazione cieca, burocratica, senza coraggio”.

Poi aggiunge quattro richieste precise, destinate a diventare terreno di scontro istituzionale nei prossimi giorni:

  1. Pubblicazione integrale dei verbali

“Siano pubblicati integralmente i verbali e la documentazione relativa all’approvazione degli obiettivi che hanno portato ai bonus”

  1. Sospensione automatica dei premi

“La Conferenza introduca un meccanismo di sospensione automatica dei premi in presenza di indagini per reati contro la Pubblica Amministrazione”

  1. Trasparenza partecipata

“Si apra una fase di trasparenza partecipata, che coinvolga cittadini, personale sanitario e organismi civici”

  1. Responsabilità politica dei sindaci

“I sindaci — tutti — spieghino pubblicamente ai cittadini perché hanno votato all’unanimità questa scelta”

E chiude con un richiamo etico e culturale: “Serve una politica che torni ad essere, come la definiva Platone, la ‘cura comune’. La sanità pubblica non può essere lasciata a meccanismi automatici o a logiche di appartenenza. Richiede responsabilità, trasparenza e coraggio”.

La vicenda dei premi all’ASL TO4 non è, e non può essere, un dibattito tecnico tra atti amministrativi e iter procedurali. È un punto di rottura che mostra quanto il sistema sanitario territoriale sia esposto a un rischio strutturale: la disconnessione tra valutazione interna e percezione pubblica. Da una parte ci sono indicatori numerici che attestano obiettivi raggiunti; dall’altra c’è la percezione, sempre più forte, che la trasparenza non sia un optional ma un requisito minimo di legittimità. Il nodo politico è questo: le procedure misurano la performance, ma non misurano la fiducia. E una sanità pubblica senza fiducia non regge, non convince, non tutela.

Il caso TO4 diventa dunque una cartina di tornasole: o i meccanismi di controllo verranno ripensati in chiave realmente partecipata, oppure l’asimmetria tra “conti che tornano” e “cittadini che non si fidano” continuerà a crescere. La domanda non è se i premi siano formalmente legittimi. La domanda, quella che l’inchiesta giudiziaria e il dibattito politico rendono inevitabile, è se siano opportunitempestivicoerenti con la responsabilità che la sanità pubblica deve incarnare.

È qui che si gioca la credibilità del sistema ed è qui che la politica, quella vera, non può più permettersi di restare in silenzio.

Riproduzione riservata.